Palermo, non mentì sul pizzo: archiviata inchiesta su Inzerillo

Palermo, il consigliere Inzerillo non mentì sul pizzo: inchiesta archiviata

Il consigliere comunale Giancarlo Inzerillo
Capogruppo di Forza Italia a Sala delle Lapidi

PALERMO – Archiviata l’inchiesta nei confronti del consigliere comunale Gianluca Inzerillo, capogruppo di Forza Italia a Sala delle Lapidi, indagato per favoreggiamento. È caduta l’ipotesi che avesse negato di avere subito una richiesta estorsiva da due mafiosi. A chiedere l’archiviazione, decisa dal giudice per le indagini preliminari Clelia Maltese, è stata la stessa Procura di Palermo.

Il fatto che Inzerillo fosse finito sotto inchiesta era emerso nel corso della requisitoria dei pubblici ministeri in un processo nei confronti di boss e gregari di Brancaccio. Si ipotizzò che Girolamo Celesia e Gaspare Sanseverino avessero costretto Inzerillo a pagare una somma imprecisata di denaro a titolo di pizzo sulla vendita di un immobile di famiglia.

L’accusa di estorsione era già caduta davanti al Riesame che aveva accolto il ricorso dei legali di Celesia, ritenendo che non ci fossero “elementi sufficienti e rassicuranti per ritenere che dopo l’individuazione dei soggetti privati interessati all’affare vi sia stata un’attività estorsiva ai danni di costoro”. Sembrava che la vicenda fosse chiusa, ed invece la scoperta della contestazione in maniera inaspettata nel corso della requisitoria. Per più di un anno Inzerillo ha vissuto con il peso dell’indagine.

I fatti sono del 2020. Anche allora Inzerillo era consigliere e capogruppo di Sicilia futura, poi lo è diventato di Forza Italia. Celesia: “Tu devi chiamare a lui per questo di qua, stai facendo questa cosa, mettici quelli in più”. Inzerillo, assistito dall’avvocato Pasquale Contorno, dichiarò sin dal primo momento di non avere subito alcuna richiesta di denaro. Ribadì “la totale e concreta avversione nei confronti del fenomeno mafioso in tutte le sue forme e manifestazioni e, se avessi subito anche solo minacce o intimidazioni da soggetti appartenenti a tale sodalizio, mi sarei, immediatamente, rivolto all’autorità giudiziaria”. Oggi, tramite il suo legale, fa sapere di avere sempre avuto fiducia nel lavoro della magistratura.


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