"Riesumare salma del maresciallo Lombardo: è omicidio" - Live Sicilia

“Riesumare salma del maresciallo Lombardo: è omicidio”

La richiesta dei familiari alla Procura della Repubblica
LE INDAGINI
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PALERMO – I familiari del maresciallo Antonino Lombardo chiedono di riesumare la salma per accertare le reali cause del decesso.

Ventotto anni fa, il 4 marzo 1995, il maresciallo dei carabinieri fu trovato senza vita nella sua auto all’interno della caserma dei carabinieri Bonsignore di Palermo, ora intitolata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Il legale dei familiari, l’avvocato Salvatore Traina, ha avanzato una richiesta alla Procura della Repubblica per “promuovere incidente probatorio al fine di accertare, tramite perizia, a seguito di esumazione del cadavere ed esame autoptico, le reali cause del decesso del ed ogni altra circostanza utile ad accertare le modalità del delitto e la eventuale presenza di sostanze estranee e significative”.

I familiari si sono affidati ad alcuni periti che, nel corso di indagini difensive, hanno escluso che il maresciallo si sia suicidato. Ad escluderlo sarebbero tre circostanze: la traiettoria del proiettile, il colpo che non è stato esploso con la pistola di ordinanza del carabiniere e la lettera di addio che non è stata scritta di suo pugno.

L’avvocato Traina spiega che “la fortissima esigenza di giustizia e di verità, riconducibile non soltanto ai familiari del maresciallo Lombardo ma a tutte le Istituzioni che il Maresciallo Lombardo ha rappresentato – Stato italiano e Arma dei carabinieri – la straordinaria efficacia degli elementi d’indagine già raccolti dalla difesa inducono a confidare nell’accoglimento della richiesta formulata e in una proficua collaborazione tra Procura e difesa per l’accertamento della verità”.

La richiesta segue di alcuni mesi l’esposto-denuncia presentato lo scorso settembre nel quale è stato ipotizzato l’omicidio.

Di anomalie ne sono state denunciate tante in questi anni. Ci sono state due inchieste in passato, entrambe archiviate. I familiari sperano che ne sia aperta una terza. Lombardo aveva agganciato una serie di fonti, compreso don Tano Badalamenti, capomafia di Cinisi e boss della cupola di Cosa Nostra.

Dopo avere dato un contributo fondamentale all’arresto di Totò Riina avrebbe dovuto recarsi negli Usa per portare in Italia Badalamenti. Non come collaboratore di giustizia, ma come persona informata sui fatti sui rapporti fra i corleonesi e rappresentanti delle istituzioni. La missione americana di Lombardo fu annullata.


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Commenti

    Tra le figure sfregiate e ignorate dalla Commissione Toponomastica, vorrei ricordare all’Assessore Cannella l’assenza di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, mentre giace una proposta di intitolazione congiunta ai due giudici del tratto di Corso Alberto Amedeo che costeggia il Palazzo di Giustizia. E, dato che parliamo di magistrati Palermitani, vorrei ricordare che dall’assassinio di Mario Amato, ucciso a Roma dai NAR nel 1980, sono trascorsi QUARANTADUE anni di silenzio toponomastico.

    Credo che l’assenza di vie intitolate a Falcone e Borsellino sia dipesa dal mancato gradimento delle vie proposte; cioè i familiari non avrebbero gradito le proposte.

    Proporrei di cambiare il nome di Palermo in Orlandia. Quale migliore intitotlazione.

    Seguo sempre con interesse gli scritti di Aldo Sarullo, sempre equilibrati, documentati ed indipendenti.
    Poiché quando si svolsero i fatti narrati nella proposta ero fortemente impegnato, nella mia qualità di Avvocato, in tali vicende, ritengo utile chiarire quanto al lettore comune potrebbe sfuggire e cioè l’effetto devastante del ritorno in Italia di Badalamenti dal quale il pentito Buscetta (allorché quello era scomparso) aveva riferito di aver appreso tutto quello che raccontava. Da lui e da Bontade che era da tempo defunto.

    Dubito che le famiglie Falcone e Borsellino possano avere qualche remora all’intitolazione di un tratto di strada adiacente al Palazzo di Giustizia di Palermo.

    Scusi Avvocato, Parliamo del processo Andreotti?

    CREDO SAREBBE OPPORTUNO CHE IL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI, GENERALE DI CORPO D’ARMATA, TEO LUZI, COSÌ COME HA FATTO PER IL CASO CUCCHI, PER ESEMPIO, ROMPESSE IL SILENZIO E DICESSE DUE PAROLE, ANCHE DI CIRCOSTANZA, SUL CASO IN ESAME. COSÌ, FORSE, LA FAMIGLIA ED IN PARTICOLARE LA VEDOCA DEL MARESCIALLO, SI SENTIREBBERO MENO SOLI. DALTRONDE IL DEFUNTO ERA UN CARABINIERE E NON UN CARABINIERE QUALSIASI, UNO CHE HA PORTATO LUSTRO ALLA BENEMERITA E QUINDI SAREBBE OPPORTUNO CHE IL GENERALE LUZI, DICESSE, COME PER IL CASO CUCCHI, CHE I RESPONSABILI, QUALORA INDIVIDUATI, PAGNERANNO. L’ARMA LO DEVE ALLA FAMIGLIA LOMBARDO. IMPERATIVO CATEGORICO:- USCIRE DAI RUMOROSI SILENZI CHE CELANO UN’OMERTA’ DI STATO, INTOLLERABILE.
    ED IO SO BENISSIMO CHE IL GENERALE LUZI NON È UN OMERTOSO, QUINDI, ATTENDIAMO.

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