Palermo, "scafisti per non morire in mare": migranti assolti - Live Sicilia

Palermo, “scafisti per non morire in mare”: migranti assolti

Si misero alla guida di un barcone per “stato di necessità“

PALERMO – “Scafisti” per necessità. Minacciati con le armi e costretti a prendere i comandi del barcone per non morire in mare.

Il Tribunale presieduto da Lorenzo Matassa ha assolto 10 imputati. Facevano parte dei 655 migranti sbarcati nel porto di Palermo il 31 luglio 2016, dopo essere stati salvati dalla nave della guardia costiera italiana “Luigi Dattilo” a largo delle coste siciliane.

Dai racconti di chi era a bordo si arrivò alla individuazione dei presunti scafisti, a cui erano stati attribuiti compiti precisi: dal capitano a chi teneva la bussola durante la navigazione. I dieci imputati furono fermati, ma il giudice per le indagini preliminari non convalido l’arresto. Fu poi il Tribunale del riesame, accogliendo il ricorso della Procura, a stabilire che dovevano andare in carcere.

Nel corso di un incidente probatorio sono stati ricostruiti dettagli prima non considerati nei racconti dei migranti- testimoni. È così emerso che gli imputati si erano messi alla guida dell’imbarcazione sotto minaccia e poi erano stati abbandonati in mare. Nessun ruolo, dunque, nell’organizzazione che gestiva i traffici in Libia.

“Appare assolutamente indubbio come la partecipazione alla conduzione del natante destinato a condurre i migranti in Italia – ha spiegato l’avvocato Marco Di Maria nella sua arringa – , sia stata posta in essere, da parte degli odierni imputati, esclusivamente in quanto ad essi imposta dai soggetti di nazionalità libica, parte dell’organizzazione criminale avente la disponibilità di armi e responsabile dell’intera pianificazione della tratta di migranti descritta da testimoni ed imputati”.

Avvocato Marco Di Maria

Gli imputati hanno ricostruito il regime di prigionia nei campi dove sudanesi, gambiani e nigeriani venivano ammassati fino all’imbarco. Gli assolti sono Vincent Ekhator Odaro, Papamadieye Dieye, Nathir Amhad, Abdalhfuz Isshak, Abdel Malimb Juuma, Ibrahim Darbie, Musa Colley, Mouhi Eddin Mahammad Ousman, Abdul Hamid Aleden, Mohamed Cherif.

Per alcuni non c’è la prova che abbiano avuto un ruolo, per altri è scattata la scriminante dello stato di necessità. Per non morire si misero alla guida del barcone.


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