PALERMO – Dal cimitero che trabocca di salme ai conti al dissesto, dai buchi nelle partecipate ai rifiuti per strada, passando per le opere pubbliche lumaca e il personale all’osso. A poco più di un mese dal voto la campagna elettorale per scegliere il prossimo sindaco di Palermo si prepara a entrare nel vivo, con gli schieramenti ormai delineati e i candidati chiamati a elencare idee e proposte per risolvere le tante emergenze della città.
Un elenco di problemi che si allunga a vista d’occhio e non farà dormire sonni tranquilli al successore di Leoluca Orlando, la cui eredità rischia di rivelarsi ben più pesante di quanto non si potesse immaginare fino a qualche anno fa. Criticità aggravate dalla pandemia, certo, ma nate ben prima, mai veramente affrontate e che quindi tornano ciclicamente secondo un copione ormai noto ai pelermitani.
Bilancio al default
Cominciamo con il più grave dei problemi, ossia quello legato al bilancio. Il comune di Palermo è al dissesto e il rimedio voluto fortemente dal Professore, ossia il piano di riequilibrio da associare all’accordo con lo Stato in cambio dell’aumento dell’Irpef, è finito in un vicolo cieco.
I buoni rapporti vantati dal sindaco con il Pd e il Governo nazionale non sono bastati ad ammorbidire la Ragioneria generale dello Stato che ha negato la possibilità di usare alcune somme per compensare l’Irpef; il secco “no” di Sala delle Lapidi all’aumento delle tasse ha fatto il resto, facendo finire l’accordo in una sorta di limbo.
Il punto è che i soldi non bastano e per rimettere in linea i conti bisognerebbe aumentare le tasse, anche se è improbabile che un sindaco appena eletto possa farlo se non a costo di giocarsi la popolarità appena conquistata.
La strada più ovvia è quella di un nuovo accordo con Roma che dia più soldi a Palermo (a cui andranno meno di 200 milioni di euro contro il miliardo e passa dato a Napoli) o che almeno eviti di dover più che raddoppiare l’Irpef.
In realtà però Palazzo delle Aquile è indietro anche sugli altri strumenti finanziari: non è stato ancora approvato in giunta il bilancio consolidato 2020, mancano all’appello il previsionale e il consuntivo 2021 così come gli atti propedeutici, per capirci il piano delle alienazioni o il triennale delle opere pubbliche. La Regione ha inviato un commissario che ha imposto agli uffici di premere il piede sull’acceleratore, ma è chiaro che la partita sarà giocata ormai dal prossimo consiglio comunale.
Cimitero al collasso
Se il problema dei conti è il più grave da un punto di vista amministrativo, quello sicuramente più eclatante e doloroso è invece quello dei Rotoli. Da anni i posti non sono più sufficienti e il numero di bare ferme in deposito è ormai oltre quota mille: una situazione tragica e che quasi non fa più notizia, ma che pesa come una spada di Damocle sulla testa della prossima Amministrazione.
Da Roma sono arrivati 2 milioni di euro e il via libera a una rimodulazione del progetto del nuovo cimitero a Ciaculli, prevedendo da subito un campo per 5 mila inumazioni, mentre il Comune punta sui loculi temporanei per ricavare spazi utilizzabili nel medio termine; il problema è che la pandemia ha aumentato il tasso di mortalità e vanificato gli sforzi della macchina comunale che continua ad arrancare nelle pastoie burocratiche.
Il prossimo sindaco dovrà realizzare il nuovo cimitero, costruire il secondo forno crematorio, rimpolpare il personale all’osso e senza soldi per gli straordinari ma anche completare l’informatizzazione delle pratiche e la mappatura virtuale del camposanto. Il tutto in tempi brevissimi, visto che i palermitani difficilmente perdonerebbero ulteriori ritardi al nuovo inquilino di Palazzo delle Aquile.
Aspettando la settima vasca
La differenziata a Palermo resta sotto il 20% e il risultato è che la discarica di Bellolampo non basta mai: la settima vasca, di competenza regionale, non sarà pronta a stretto giro ma le altre sono ormai sature, con la conseguenza che l’immondizia si accumula sui piazzali dell’impianto.
Una vicenda tanto antica quanto annosa, con il Comune che da un lato fa causa alla Regione per 35 milioni e dall’altro procede a rilento sul porta a porta e sull’apertura delle isole ecologiche. Portare i rifiuti altrove costa parecchio e a pagare dovrebbero essere i palermitani, già gravati da una Tari elevata anche a causa dell’incredibile tasso di evasione che piazza Pretoria non riesce efficacemente a contrastare.
Capitolo collegato quello della Rap, gigante dai piedi di argilla, così come Amat che soffre la carenza di autisti e ha in ballo un contenzioso da decine di milioni col Comune. Le partecipate, ben lungi dal rappresentare un corpo unico con Palazzo delle Aquile, continuano a essere mondi paralleli che fanno a pugni con la burocrazia comunale.
Non va meglio il fronte del personale diretto del Comune ridotto all’osso e che spera nel varo dell’accordo con Roma per veder concretizzare le promesse su progressioni e aumenti delle ore, per non parlare del falcidiato comparto dirigenti che conta appena un tecnico e aspetta la conclusione di un concorso che si trascina da anni.
Strade colabrodo
C’è poi il tema degli appalti, rallentati da una normativa farraginosa e spesso confusa. Il rifacimento delle strade è stato tolto a Rap nel 2020, ma non è ancora stato affidato ad alcun privato e la città assomiglia ormai a un colabrodo con conseguenti incidenti, cause e debiti fuori bilancio.
I lavori sul Ponte Corleone dovrebbero iniziare a breve grazie all’intervento dell’Anas, mentre sul ponte Oreto non si muove nulla. La vera sfida però sarà la realizzazione delle nuove linee del tram che passeranno anche da via Libertà: un progetto per anni al centro delle polemiche e su cui ora i candidati a sindaco dovranno esprimersi dicendo la loro anche sulla Ztl, sulle pedonalizzazioni, sulle piste ciclabili e in generale sulla mobilità che ha caratterizzato, nel bene e nel male, questi ultimi dieci anni di Leoluca Orlando.