Palermo, sparatoria allo Sperone: carcere per i tre indagati

Palermo, sparatoria allo Sperone: carcere per i tre indagati

La decisione del giudice per le indagini preliminari

PALERMO – Le accuse reggono alla valutazione del giudice per le indagini preliminari. Il gip Filippo Serio non convalida il fermo perché non ci sono le esigenze cautelari, ma applica la misura del carcere a tutti e tre gli indagati per l’omicidio e il tentato omicidio allo Sperone.

La mancanza delle esigenze cautelari deriva dal fatto che Camillo e Antonio Mira, padre e figlio, dopo essere stati braccati e individuati si sono consegnati spontaneamente, mentre nel caso di Caruso pesa il fatto che si trovi ancora ricoverato in gravi condizioni in ospedale dopo essere stato raggiunto da diversi proiettili all’addome e alla testa.

“O morivano loro o morivo io”

Dell’omicidio di Giancarlo Romano risponde Camillo Mira, mentre il figlio del tentato omicidio di Caruso. Lo stesso Caruso è accusato del tentato omicidio dei Mira ed estorsione: andò a chiedergli la percentuale sulle scommesse clandestine. Camillo Mira ha spiegato al giudice di avere fatto fuoco per difendersi: “O morivano loro o morivo io”. Il figlio invece si avvalso della facoltà di non rispondere.


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