Palermo, studentessa tedesca violentata: "Non sono stato io"

Palermo, studentessa tedesca violentata: “Non sono stato io”

Il presunto aggressore nega nonostante sia stato filmato e riconosciuto dalla vittima
L'INTERROGATORIO
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PALERMO – “Non sono stato io”, continua a ripetere durante l’interrogatorio di garanzia. Giuseppe La Mantia, arrestato con l’accusa di avere violentato in strada una studentessa tedesca, accetta di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari Marco Gaeta.

Accompagnato dal suo legale, l’avvocato Salvatore Gambino, il ventiduenne nega ogni responsabilità. Lo fa nonostante sia stato riconosciuto dalla vittima. Nonostante ci siano delle immagini che lo immortalano mentre segue la ragazza.

Non può smentire che sia lui l’umo ripreso dalle telecamere, ma dice che stava rientrando a casa e non ha sfiorato neppure con un dito la vittima. La ricostruzione di quest’ultima è drammatica.

Agli agenti della squadra mobile ha riferito di essere andata in centro città per inviare delle e mail approfittando della zona di wi-fi free. Poi ha percorso via Volturno, in direzione del Tribunale. Quando stava per arrivare in via Polara, dove ha preso in affitto una casa per il periodo dell’Erasmus, è stata strattonata alle spalle, scaraventata per terra, colpita ripetutamente e violentata.

Gli esami ospedalieri confermano gli abusi sessuali. I poliziotti hanno raccolto la sua denuncia e estrapolato le immagini delle telecamere di sicurezza. La Mantia è stato convocato negli uffici della Mobile. Qui è avvenuto il riconoscimento da parte della vittima.

I poliziotti della Scientifica stanno analizzando alcune tracce di liquido trovate sulla donna. Se dovesse trattarsi dello sperma dell’aggressore arriverebbe la conferma del quadro accusatorio.

Nel frattempo La Mantia nega. Stava rientrando a casa, era notte. Si è accorto della ragazza tedesca lungo il suo cammino. La studentessa lo aveva anche superato. Hanno percorso un pezzo del tragitto a distanza. Poi le loro strade si sarebbero separate. Così spiega, ma secondo i poliziotti e la Procura sta mentendo: le loro strade si sono drammaticamente incrociate nel momento della violenza sull’asfalto, tra le auto parcheggiate.


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