Palermo tra vertici e ripicche, il centrodestra è a pezzi

Palermo tra vertici e ripicche, il centrodestra è a pezzi

La coalizione in frantumi alla vigilia di appuntamenti importanti. E sarà difficile ricucire.
PALERMO 2022
di
3 min di lettura

Tra i vertici, le ripicche e i sussurri per Palermo, dove si dice tutto e il contrario di tutto, la verità sembra scolpita nella sabbia delle buone intenzioni: il centrodestra è a pezzi e questo già rappresenta la misura di una sconfitta. Quell’area politica e culturale che ha passato gli ultimi anni a criticare il sindaco Orlando – non senza qualche ragione – nell’ora del dunque, quando si tratterebbe di proporsi come classe dirigente alternativa, si sta frantumando sotto la spinta delle ambizioni personali e politiche. Che veleggiano, soprattutto, verso la poltrona di Palazzo d’Orleans. Ecco, forse, il peccato maggiore, l’errore da matita blu: fare apparire Palermo, a torto o a ragione, come una pedina di scambio per il traguardo considerato più importante, negli equilibri nazionali.

La coalizione potrà anche trovare un candidato unitario, in extremis (difficile), oppure presentarsi con due-tre candidati e vincere lo stesso, ipotesi inversamente proporzionale al numero di avversari interni. Ma sarà quasi impossibile cancellare l’impronta della diaspora che il suo popolo, sbigottito, sta subendo. E sarà complicato far dimenticare che Palazzo delle Aquile, oggi, vive di luce riflessa rispetto a Palazzo d’Orleans e all’epica lite sulla riconferma della candidatura di Nello Musumeci che una parte (Fratelli d’Italia) reclama e che gli altri vedono come un’ipotesi, almeno, discutibile.

Le ultime notizie riferiscono che il vertice traballante, invocato da Silvio Berlusconi, potrebbe pure svolgersi. La Lega, dopo la percezione diffusa di un primo impatto assolutamente negativo avrebbe acconsentito alla riunione. Ma è da scoprire se si terrà davvero e qualche dubbio sussiste, specie per i successivi sviluppi alla schiarita. Nella tarda serata di ieri, è arrivata una nota del segretario regionale salviniano, Nino Minardo: “I siciliani meritano rispetto: nessuno può imporre candidature senza il coinvolgimento del territorio. Né da Roma, né da Genova, né da Milano. Serve senso di responsabilità per dare ai palermitani una proposta unitaria di centrodestra. Grazie a Matteo Salvini che per primo – da vero autonomista – ha chiarito che non ci possono essere forzature arroganti”. Una linea di demarcazione che appare netta.

Sullo sfondo resta l’immagine di una comunità rissosa, incapace di mettersi d’accordo, anche per ‘l’interesse superiore’ invocato da tutti. Un insieme spaccato perché spaccati, tra di loro e al loro interno, sono i partiti che lo compongono. Nella Lega – ecco altri sussurri, a margine del vertice sempre più ipotetico – c’è chi non vorrebbe Cascio con cui pure è stato pattuito il ticket. In Fratelli d’Italia c’è una quota che guarda, invece, a Cascio, nonostante la possibile convergenza con Lagalla. In Forza Italia la divisione è endemica e ne discendono scenari a cascata, più o meno politicamente belligeranti.

Un ‘manicomio’, un caos, la cronaca, minuto per minuto, di una maionese impazzita, in cui capita di perdere l’orientamento. Tanto che perfino un politico navigato come il meloniano Ignazio La Russa può cascare nella rete della confusione, nello sforzo di mandare avanti la baracca. Ecco le sue parole a ‘Un Giorno da pecora’, citate da un lancio d’agenzia: “Se a Palermo candidiamo Carolina Varchi? Lei è in pista ma c’è anche Lagalla, che è un civico di centrodestra”. Allora FdI sbarra la porta a Cascio? Risposta: “No, non è vero che non vogliamo appoggiarlo. Vogliamo che il centrodestra sia unito alle amministrative”. Tutti per uno, uno per tutti? Magari sarebbe più preciso intendere: nessuno per nessuno e ognuno per sé.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI