Domani celebreremo i cari martiri del 23 maggio, in attesa di ripeterci il 19 luglio. Penseremo, con commozione, a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani. Lo stesso sentimento ci pervaderà per Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina. Il dolore cristallizzato, ma sempre vivo, non fa differenza tra chi scortava e chi era scortato: sono tutti presenti nel nostro cuore, con i loro nomi.
Resiste, nonostante le ipocrisie, le imposture e i giochi di potere, una bella antimafia che si è mantenuta genuina, che non ha perso la sua fisionomia della prima ora, che sa accostarsi ai giorni della memoria con un atteggiamento di immutabile rispetto.
Domani, 23 maggio, non sarà passato nemmeno un mese dalla strage di Monreale, da un’assurda notte di ferocia che ha visto cadere sul campo, senza che ci fosse una guerra dichiarata, tre ragazzi molto amati, tre figli, tre giovani consegnati alle foto del ricordo in un modo atrocemente ingiusto che reclama assoluta giustizia.
Ha reso un servigio alla vicinanza di tutti il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, abbracciando i familiari delle vittime, dimostrando ancora una volta la sua attenzione.
Domani sfileremo nel cuore di una Palermo violenta – intrisa di aggressioni, spaccate e pestaggi – oltre ogni buona intenzione. La stiamo raccontando e non ci fermeremo. Non si può negare l’evidenza. Ieri sera si è consumato un omicidio.
La sacra memoria di quelli che hanno versato il sangue per la legalità riveste un senso compiuto, in chi sopravvive, se provoca un vero cambiamento, una svolta, una resurrezione civile che oggi appare lontana. Per questo i nostri cari martiri sono morti. Ricordiamolo, domani.
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