PALERMO– “Quella di Ciancimino è una attendibilità parziale. Le sue dichiarazioni sono credibili solo nella misura in cui sono state riscontrate”. Il tema spinoso della “collaborazione” di Massimo Ciancimino è uno dei nodi della requisitoria della Procura al processo all’ex ministro Calogero Mannino, accusato di avere dato un input fondamentale alla trattativa Stato-mafia. Mannino è imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato davanti al gup. La sua posizione processuale è stata stralciata da quella degli altri imputati avendo l’ex ministro scelto il rito abbreviato. Il Pm Roberto Tartaglia sta ricostruendo il ruolo del teste Ciancimino, che nel processo ordinario è imputato di concorso in associazione mafiosa, nella ricostruzione della cosiddetta trattativa. Il magistrato, che ha definito Ciancimino teste privilegiato visto il suo stretto rapporto col padre Vito, protagonista primario del patto Stato-mafia, sta affrontando lo spinoso capitolo della calunnia a lui contestata dopo la scoperta che uno dei documenti che aveva consegnato alla procura era manipolato.
Il pm ha raccontato la storia del documento manipolato, in cui il nome dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro viene inserito tra i soggetti istituzionali che storicamente erano in grado di tenere i contatti tra Stato e mafia, costato a Ciancimino l’accusa di calunnia nei confronti dello stesso de Gennaro. La manipolazione venne scoperta dalla Scientifica. Ma, ha sottolineato il magistrato, solo perché lo stesso teste portò un altro documento del padre fu possibile svelare che il nome di De Gennaro, scritto da don Vito, era stato copiato e incollato tramite computer. Pur nell’analisi critica delle vicende che hanno incrinato la credibilità di Ciancimino, il Pm ha negato che il teste nel decidere di collaborare all’inchiesta sulla trattativa sia stato mosso da interessi processuali. “L’unica conseguenza che Ciancimino ha avuto dalle sue dichiarazioni – ha detto il pm – è stata una incriminazione per concorso in associazione mafiosa”. Per Tartaglia “la trattativa tra Ciancimino e il Ros seguiva binari ben più articolati di quelli tipici dell’attività giudiziaria. Non è quella condotta attraverso confidenti ma ha mandanti e obiettivi politici più ambiziosi”. Il processo è stato rinviato all’11 dicembre per la richiesta di pena.
(Fonte ANSA)