Pausa caffè troppo lunga: assenteismo, blitz all'Ospedale dei Bambini

Lunghe pause caffè: assenteismo, blitz all’Ospedale dei Bambini

L'operazione dei carabinieri di Piazza Verdi coinvolge anche un dirigente medico e alcuni ex Pip

PALERMO – La pausa caffè per alcuni lavoratori dell’Ospedale dei Bambini di Palermo era fin troppo lunga. A tal punto che stamani a otto di loro è stata notificata una misura cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo.

L’operazione dei carabinieri della compagnia Piazza Verdi, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demonitis, riguarda otto indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato e falso. Sono un dirigente medico, un infermiere, un tecnico di laboratorio e cinque lavoratori del bacino ex Pip con incarichi di manutenzione.

I primi sono stati sospesi dal servizio per dodici mesi, agli ex Pip è stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

I militari del Nucleo operativo hanno studiato i casi di assenteismo attraverso videoriprese e pedinamenti. Quindi hanno acquisito la documentazione amministrativa dei nove indagati.

Tra ottobre e novembre 2019 i lavoratori in alcuni casi erano assenti pur risultando in servizio, altre volte si sarebbero allontanati dall’ospedale per un lasso temporale non giustificabile. Una sola volta un indagato avrebbe timbrato il cartellino al posto del collega.

Lunghe pause al bar o per andare dal barbiere o a fare la spesa al mercato Ballarò. Il record di assenze (20 allontanamenti non autorizzati in un mese) spetta a un giardiniere che si spostava a casa per accudire il suo suo cane. Il dirigente, invece, si è allontanato due volte in un mese.

Il colonnello Angelo Pitocco, comandante gruppo carabinieri Palermo, commenta così l’operazione: “Una prassi illecita che, anche se nel caso in esame fa registrare percentuali di assenteismo minori rispetto ad altre indagini (in media l’assenza documentata è di circa 16/20 ore a indagato rispetto alle ore lavorative previste, con un retribuzione media in difetto di circa 100/125 euro), rimane certamente grave per la ricaduta che ha in termini di compensi economici non dovuti versati dalla sanità pubblica e, soprattutto, per i disservizi e i disagi arrecati all’utenza e ai colleghi che, invece, rispettano rigorosamente l’orario e i doveri di servizio. Non è un caso, infatti, che l’attività abbia avuto inizio proprio dalla denuncia di un cittadino sconfortato e preoccupato per la salute di un proprio congiunto”.


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