Rubino e Miceli si presentano| "Basta con le correnti" - Live Sicilia

Rubino e Miceli si presentano| “Basta con le correnti”

I due candidati alla segreteria del Pd della Provincia di Palermo, Carmelo Miceli e Antonio Rubino, stamattina si sono confrontati su programmi e ambizioni in un serrato botta e risposta a Sala delle Lapidi. Fra i temi affrontati le tessere fantasme, le correnti interne e l'amministrazione Orlando.

IL CONGRESSO DEL PD
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PALERMO – Giornata di presentazioni a Palazzo delle Aquile dove i due candidati al ruolo di segretario del Pd per la Provincia di Palermo, Carmelo Miceli e Antonio Rubino, si sono sfidati esponendo i loro programmi e la loro visione del partito in vista del congresso di domenica. Al centro del dibattito le regole del congresso, che tanto polemiche hanno causato soprattutto in merito allo scandalo delle “tessere fantasma”, ma anche le strategie per rilanciare il partito, l’azione dell’amministrazione Orlando e i mali che affliggono il capoluogo e i comuni dell’area metropolitana: coincidenza ha voluto, per dire, che in contemporanea il corteo della Gesip presidiasse il palazzo di città.

Antonio Rubino, ex Ds, è l’attuale responsabile organizzativo del partito e uomo di fiducia del deputato regionale Antonello Cracolici e di un’area che unisce il candidato alla segreteria nazionale Gianni Cuperlo e i parlamentari nazionali Magda Culotta e Franco Ribaudo. Carmelo Miceli è un avvocato penalista nonché componente della commissione garanzia dei Dem. Vicino all’area renziana, che in Sicilia ha i suoi referenti in Davide Faraone e Fabrizio Ferrandelli, è sostenuto anche dall’asse fra il segretario regionale Giuseppe Lupo e i lettiani. Fra il pubblico in sala c’erano il consigliere comunale Antonella Monastra, che fa parte del ramo del Pd denominato “Ora Palermo”, e un componente della maggioranza del Movimento 139, Francesco Bertolino.

Nessuno dei due candidati, però, vuol sentire parlare di correnti: “Non siamo candidati di area, basta con il Pd delle divisioni – dicono all’unisono –. Bisogna ripartire dal territorio, dalla base, dagli ideali che hanno consentito la nascita di questa forza politica, non dai capicorrente e dalle fazioni. Le uniche correnti devono essere i quartieri, dobbiamo radicare il partito al territorio”. Anzi, per Rubino “Il dibattito sulle correnti è ipocrita, le critichiamo ma ne facciamo parte”. Ma prima di ogni altra cosa è tornato inevitabilmente a galla il caso delle tessere gonfiate, ovvero di quei tesseramenti fasulli che si presume siano stati richiesti da militanti di altri partiti, anche opposti al Pd, facendo registrare un boom di iscrizioni a Palermo, Catania e Trapani. L’obiettivo era falsare gli esiti del voto di domenica. “Solo un folle potrebbe mettere in discussione le primarie – ha commentato Rubino –. Non possiamo permettere che i nostri avversari scelgano i nostri candidati”.

E se entrambi si dicono “uniti dal fatto di avere una tessera del Pd”, e non aggiungono curiosamente altri punti di contatto, le divergenze emergono chiaramente nei giudizi sull’operato dell’attuale amministrazione e sul rapporto fra il sindaco Leoluca Orlando e i democratici siciliani. Miceli ricostruisce le ragioni che durante l’ultima campagna elettorale hanno ancorato il Pd a un brutto risultato, appena il 7%, che ha regalato al partito un numero di consiglieri insufficiente per fare una dura opposizione: “La gente ha scelto Orlando e noi dobbiamo sfidarlo sui temi del centrosinistra per capire, come dice lui, se il sindaco lo sa fare e cosa, invece, abbiamo sbagliato noi perchè la nostra rappresentanza si riducesse ai minimi storici. Dobbiamo convincere i nostri iscritti a votarci, capire perchè ultimamente non lo fanno”.

Per Rubino invece “al di là della nota questione sulle primarie tra Orlando e Ferrandelli, noi dobbiamo essere orgogliosi di quanto abbiamo fatto e ora dobbiamo fare un passo in avanti: capire se il sindaco, che comunque è espressione del centrosinistra, vuole dialogare con noi superando le divergenze di un anno e mezzo fa. Dobbiamo incontrarlo per cercare di iscrivere nell’agenda dell’amministrazione i temi che ci stanno a cuore”. Il responsabile organizzativo tira però una stoccata agli avversari: “Io non avrei organizzato un dibattito con i sostenitori di Matteo Renzi nel palazzo di città”.

I due sono invece concordi nell’elargire il bastone e la carota nei confronti del gruppo consiliare della maggiore città d’Italia: “Sono convinto che sia giusto che all’interno di un ordinamento dinamico quale quello che caratterizza il Pd ci siano diverse anime. Ma il nostro partito deve stare al passo con i tempi, specie su tematiche come le unioni civili o la consulta delle culture. C’è evidentemente un problema per cui a volte si ragiona su logiche di appartenenza più che su logiche di necessità del territorio. Se eletto intendo convocare tutti i rappresentanti per discutere con loro non della loro provenienza o appartenenza ma delle idee che vogliamo mettere in pratica”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Rubino: “Manca un coordinamento su certi temi come le unioni civili o il Gay Pride e in tanti hanno pensato di fare un partito dentro il partito. Io voglio lavorare per trovare una sintesi dentro queste differenze. Ma al gruppo consiliare riconosco di essersi intestato grandi battaglie come quelle sulla Tares contro le decisioni sbagliate dell’amministrazione”.

Orlando potrebbe essere l’ultimo sindaco del Comune di Palermo prima che inizi l’era della città metropolitana. “Una legge che va tenuta d’occhio soprattutto quando si parla di accorpamenti di bilancio e centralizzazione dei servizi – dice Miceli –. Non è ammissibile che un cittadino di Carini sia costretto a ritirare un certificato a Terrasini”. “Il problema non è solo abolire o tagliare comuni e consigli – aggiunge Rubino –. Si può pensare a una riorganizzazione delle amministrazioni e della burocrazia e immaginare, per esempio, che due o tre piccoli comuni confinanti abbiano lo stesso segretario generale”. Chiosa finale sui propri obiettivi: “La sfida che abbiamo davanti è di non essere più ex di qualcosa, ma di essere tutti democratici e democratiche”, dice Rubino. “Mi ha spinto a candidarmi la questione morale. Lo faccio anche nella vita, difendendo con la mia professione le vittime della mafia”, rilancia Miceli.


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