PALERMO – E adesso, stoppati da Roma i congressi locali nelle cinque province che volevano celebrarli prima delle primarie, la faida dei dem siciliani si sposta all’Ars. Come anticipato ieri da Livesicilia, nel mirino dei deputati dell’asse Faraone-Raciti, l’alleanza tra renziani ed ex anti-renziani come i Partigiani Dem che sostiene l’ex sottosegretario al congresso, finisce il capogruppo, Giuseppe Lupo. Che è il politico più vicino a Teresa Piccione, candidata avversaria di Faraone al congresso, e che è uno dei big, con Antonello Cracolici, Mirello Crisafulli e altri, ad avversare lo schieramento renziano. Ieri, con una lettera, i sei deputati regionali vicini al tandem Faraone-Raciti hanno chiesto la convocazione del gruppo. Si tratta di un passo che potrebbe portare alla sfiducia per Lupo. I sei firmatari della lettera sono Giovanni Cafeo, vicino a Raciti, Luisa Lantieri, che aveva sostenuto Michele Emiliano e ora si è avvicinata a Faraone, e i renziani Luca Sammartino, Franco De Domenico, Michele Catanzaro e Nello Dipasquale. I restanti cinque deputati del gruppo invece sostengono Piccione: Lupo, Anthony Barbagallo, Baldo Gucciardi, che non ha seguito Faraone, Antonello Cracolici e Giuseppe Arancio.
“Ho ricevuto una richiesta di riunione senza un ordine del giorno. Ciò nonostante avrò il piacere di convocare presto il gruppo”, commenta Lupo. Che a proposito dello stop ai congressi locali deciso dalla commissione di garanzia del Pd nazionale a maggioranza renziana commenta: “Credo che sia giusto sospendere i congressi come chiede la commissione nazionale di garanzia. Ci sono diversi ricorsi. Vanno però esitati in tempi strettissimi perché si possano correttamente celebrare i congressi locali prima di quello regionale”.
A rompere gli indugi e a tirare dritto sulla celebrazione dei congressi di circolo e provinciali erano state Catania, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Palermo con una direzione autoconvocata. Ma ieri è arrivato lo stop da Roma.
Lo scontro interno al partito ha raggiunto in queste ore altissimi livelli di tensione. La variegata ala che sostene Piccione accusa Faraone e i suoi di volere stravolgere il partito trasformandolo, sono le parole di Antonello Cracolici a Livesicilia, in “un autobus su cui si può salire e scendere quando si vuole”. Il tema dell’identità del partito è centrale in questa sfida. Faraone insiste sul concetto di partito “aperto”. Basta guardare alle storie politiche dei sopra citati deputati regionali che lo sostengono: ex cuffariani come Lantieri e Catanzaro, l’ex Udc Luca Sammartino, l’ex sindaco forzista Nello Dipasquale. “Rinnovamento” è l’altra parola d’ordine del candidato renziano, che invoca discontinuità rispetto al recente passato. Sebbene, ha obiettato Piccione, il suo principale alleato sia il segretario uscente. “Faraone parla di ‘cambiamento’ di un partito che lui ha costruito. Un modello che ci ha fatto straperdere e che adesso vuole riproporre”, attacca Cracolici. Dal canto loro i renziani sottolineano l’alleanza tra vecchi nemici, vedi ad esempio Cracolici e Lupo: “Tutti quelli che sono contro il cambiamento si mettono insieme pur essendosene dette di tutti i colori”, dice il candidato renziano.
In questo clima già assai teso, si è inserita la querelle sulle regole relative allo svolgimento dei congressi. Con toni e scenari da pre-scissione. Adesso la faida si sposta a Palazzo dei Normanni. E in questo contesto tra due settimane il partito dovrà mobilitare le masse per affollare i gazebo.
E con una nota è intervenuto anche Roberto Montanari, presidente della Commissione nazionale di garanzia del Pd: “In merito alle notizie di stampa apparse sulla sospensione dell’attività congressuale in Sicilia è necessario precisare che la decisione assunta dalla Commissione nazionale di garanzia, su richiesta del segretario organizzativo nazionale del Pd Gianni Dal Moro, è finalizzata esclusivamente alla possibilità di svolgere un incontro con i due candidati alla segreteria regionale con l’obiettivo di riprendere un percorso congressuale condiviso e all’insegna del rispetto di tutti. Tale incontro è stato fissato per il giorno 4 dicembre. Ogni altra interpretazione è destituita di fondamento”.