Pd, sindrome genovese | Lupo al contrattacco - Live Sicilia

Pd, sindrome genovese | Lupo al contrattacco

La sera dei lunghi coltelli
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“L’assemblea regionale straordinaria per votare la sfiducia? Per me si può fare anche domani, non la temo. Il voto della direzione mi rafforza”. E’ un Giuseppe Lupo sicuro di sé, quello che ieri sera, al termine di una direzione provinciale fiume durata oltre cinque ore, passa al contrattacco e fa approvare al Pd palermitano una relazione a suo favore, a fare da contraltare alla mozione di sfiducia presentata da Innovazioni, Lumia e Cracolici sabato scorso.

Un voto schiacciante (30 sì, 13 astenuti e appena uno contrario) che approva la linea del segretario propvinciale, Enzo Di Girolamo, ma che indirettamente imprime il suo sigillo alla linea politica di Lupo: ricompattamento del centrosinistra, primarie di coalizione, nessun apparentamento con i moderati nemmeno al secondo turno. Una vittoria su tutta la linea, per il segretario, che ha ricevuto la benedizione anche da Maurizio Migliavacca, longa manus di Bersani: “Il voto di questa sera rilancia il centrosinistra a Palermo – ha detto il coordinatore della segreteria nazionale dei democratici – anche chi dissentiva si è astenuto. La sfiducia a Lupo? Inopportuna in questo momento”.

E dire che la direzione non era certo cominciata sotto i migliori auspici. Ieri pomeriggio, infatti, in via Bentivegna la tensione era alle stelle. La possibilità di uno scontro all’arma bianca fra filogovernativi da un lato e sostenitori della Borsellino dall’altro era data per probabile, anzi probabilissima. Nervi tesi, sigarette accese una dietro l’altra, battute a bassa voce su quello che alcuni definivano già “ex segretario”, annunci di ordini del giorno e votazioni, scontri verbali, a tratti fortissimi, sull’interepretazione dello statuto circa la convocazione dell’assemblea. Un clima non certo amichevole, per una direzione tenutasi rigorosamente a porte chiuse per il dispiacere di dirigenti del partito lasciati fuori dall’uscio, ad origliare la discussione a tratti calma e a tratti vivace, fra urla e battimani. Presenti tutti i big: da Antonello Cracolici a Beppe Lumia, da Luigi Cocilovo a Sergio D’Antoni, passando per Pino Apprendi e Bernardo Mattarella.

La posta in palio era alta, anzi altissima. Lupo, messo all’angolo, aveva bisogno di un voto che rafforzasse la sua linea: visto che il casus belli è proprio Palermo, doveva essere la direzione provinciale del capoluogo a rivoltare la carte in tavola e ad aprire nuovamente la partita. E così è stato. Non senza accese discussioni.

“Il nostro progetto è quello di allargare ai moderati un’alleanza che parta dal centrosinistra – ha detto Di Girolamo – là dove è possibile. A Palermo non lo è stato, speriamo lo sia altrove. Qui c’è stata una battuta d’arresto”. Chiara la linea di Lupo: derubricare il capoluogo a “vicenda locale”, da separare rispetto al piano regionale dove invece l’alleanza col Terzo polo è già una realtà. Posizione che non convince l’opposizione interna: “Sarebbe come pensare al Lazio senza Roma – dice un cracoliciano – è assurdo. Inoltre, posto il fatto che indietro non si torna dal patto stipulato col centrosinistra, vorremmo capire a che gioco giochiamo: se non vince la Borsellino, chi ci assicura che Orlando non si candiderà al primo turno?”. Un interrogativo che ha aleggiato come un fantasma sulla direzione, insieme alle perplessità sul ticket con Fabio Giambrone. “Il candidato che vincerà le primarie sarà sostenuto da tutta la coalizione – ha detto Migliavacca – Orlando lo accetterà, ne sono sicuro, così come sono sicuro che vinceremo al primo turno e non andremo al ballottaggio”. “Orlando ha sottoscritto un patto, non verrà meno alla sua parola – ha aggiunto Lupo – Giambrone? E’ prematuro parlare di un ticket. Il rifiuto, soprattutto dell’Udc, a partecipare alle primarie ci ha costretti a non poter allargare l’alleanza in città. Vinceremo al primo turno”.

Ma le critiche hanno riguardato anche centri come Catania e Messina, dove Mpa e Udc sono in giunta col centrodestra, e l’appoggio della segreteria nazionale, accusata da Lumia di miopia. Ma la sensazione è che la resa dei conti sia stata solo rinviata alle primarie. Sarà quello il vero banco di prova della tenuta dei democratici. Se Rita Borsellino vincerà, Lupo rafforzerà la sua posizione, a prescindere dalla mozione di sfiducia; ma in caso di sconfitta, la sua poltrona diventerebbe rovente e a quel punto niente potrebbe evitare un cambio al vertice del Pd siciliano. Una situazione che si farebbe ancor più “scottante” per Bersani, che farebbe il bis dopo la batosta di Genova. Un pericolo che il segretario vuole evitare a tutti i costi.

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