Comune a corto di dirigenti| Uffici tecnici a rischio caos - Live Sicilia

Comune a corto di dirigenti| Uffici tecnici a rischio caos

La sede del settore Opere pubbliche in via Ausonia

Il capoarea Valentina Vadalà sceglie la pensione e il Comune si ritrova con soli due dirigenti tecnici, per giunta a rischio per un ricorso al Cga. Palazzo delle Aquile trema per il possibile blocco di uffici come le Opere pubbliche (nella foto), il Centro storico e l'Edilizia privata.

PALERMO – E adesso restano solo in due. Al comune di Palermo i dirigenti tecnici si contano ormai sulle dita di una mano, anzi su un paio, visto che dal 16 ottobre andrà ufficialmente in pensione l’architetto Valentina Vadalà, capoarea della Gestione del territorio che comprende, tanto per intenderci, le Opere pubbliche e il Centro storico. Un durissimo colpo per Palazzo delle Aquile, che adesso rischia di vedere uno dei suoi uffici più delicati praticamente senza una guida.

Ma la notizia non sarebbe tanto eclatante se non fosse che, al di là della Vadalà, il Comune può contare su soli altri due dirigenti tecnici: Nicola Di Bartolomeo, capoarea alla Pianificazione del territorio, e Salvatore Badagliacca alla Protezione civile. Una “penuria” dovuta ai pensionamenti ma soprattutto al “declassamento” avvenuto nel 2011 di sette dirigenti tecnici che aveva già lasciato il Comune a corto di esperti in settori come l’Edilizia privata e le Opere pubbliche. E sui due rimasti pende per giunta il giudizio del Cga che, a brevissimo, dovrebbe decidere se confermare la sentenza del Tar che ha “declassato” anche loro. Un’ipotesi che, se dovesse verificarsi, rischierebbe di mandare nel caos la quinta città d’Italia che dovrebbe bloccare uffici come l’Edilizia privata, il Centro storico e le Opere pubbliche senza poter assumere altri dirigenti per lo stop imposto dalla legge. Una situazione allarmante che potrebbe mandare gambe all’aria l’amministrazione.

“Io ho amato moltissimo il mio lavoro e ho dato tutto quello che potevo per la cosa pubblica e la mia città – dice a Livesicilia l’architetto Vadalà – e spero di avere lasciato un buon ricordo a chi ha lavorato con me. A loro ho cercato di trasferire il sapere che in 35 anni di lavoro al Comune ho accumulato e che a mia volta ho appreso da chi mi ha preceduto”. Ma, al di là delle dichiarazioni ufficiali, le voci di corridoio dipingono la scelta del capoarea di andare in pensione come un distacco doloroso ma provocato. Non è un mistero per nessuno, infatti, che l’architetto si fosse ritrovata a dover svolgere, da sola, il lavoro che prima svolgevano sette dirigenti: un carico difficilmente sopportabile a lungo, che però sembra essere un copione ripetuto anche in tanti altri rami dell’amministrazione.

Ma la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, e spinto la Vadalà a optare per il riposo, sarebbe stata la vicenda del ricorso al Cga. Una vicenda assai ingarbugliata che risale al 1990: il Comune, all’epoca, fece un bando interno per cinque dirigenti tecnici. Bando espletato nel ’96, quando (visto che la legge di allora lo consentiva) fu applicato anche lo scorrimento della graduatoria che permise a molti funzionari (tra cui Vadalà, Di Bartolomeo e Badagliacca) di diventare dirigenti. Uno scorrimento però contestato dagli esclusi, che decisero l’impugnativa al Tar; peccato però che la vicenda sia finita nel dimenticatoio, fino a quando, dopo dieci anni, alcuni ex dirigenti tecnici (tra quelli declassati nel 2011 da un altro giudizio amministrativo) hanno deciso di continuare il ricorso a cui il tribunale ha dato risposta solo adesso. E il responso è stato chiaro: la procedura non era corretta e quindi i tre dirigenti (gli unici rimasti, al netto dei pensionamenti) vanno retrocessi. Un colpo durissimo per il Comune che ha deciso il ricorso al Cga per evitare di restare senza tecnici, ma, raccontano in molti, la Vadalà avrebbe preferito maggiore appoggio dal Comune.

Sta di fatto, quindi, che da qui a breve piazza Pretoria potrebbe avere enormi problemi. La Vadalà, oltre ad essere capoarea, è anche dirigente alle Opere pubbliche e avrebbe dovuto dare il parere di regolarità tecnica agli emendamenti al Piano triennale che si discuterà da lunedì in consiglio comunale. E adesso come si farà? Qualcuno ipotizza anche un interim ai due tecnici rimasti, ma il rischio è che la sentenza del Cga possa poi invalidare alcuni atti. “Attendiamo la sentenza del Cga – dice il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – e per questo non mi sembra opportuno dare interim ai dirigenti in questione. Certo, il problema c’è: credo che la cosa più corretta sia dare i Lavori pubblici, con interim, a un dirigente amministrativo”. In effetti esistono già amministrativi che svolgono (o hanno svolto) incarichi tecnici come Paola Di Trapani all’Urbanistica, Serafino Di Peri all’Edilizia privata e Lucietta Accordino, che all’Edilizia privata è stata per un biennio, e che potrebbero quindi occuparsi temporaneamente delle Opere pubbliche, mentre per il ruolo di capoarea servirebbe necessariamente un tecnico. Ma bisognerebbe anche capire chi, tra questi dirigenti, sarebbe pronto a farsi carico di una mole di lavoro non indifferente, magari dopo non aver ricevuto nemmeno un trattamento di favore dall’attuale amministrazione.

“L’architetto Vadalà ha presentato la domanda di pensionamento – conferma l’assessore Agata Bazzi – in questo momento è in ferie e ha incaricato di sostituirla per la gestione amministrativa Patrizia Amato e per le cose più specifiche l’architetto Di Bartolomeo, che si occuperà quindi del Piano triennale. Questo è lo stato delle cose ad oggi, poi vedremo. Certo, il rischio che il Comune resti senza dirigenti tecnici c’è ma non posso pensare che la quinta città d’Italia rimanga sguarnita da questo punto di vista”.

“Io invito il sindaco e l’Anci a un’azione decisa – dice il presidente della Sesta commissione, Alberto Mangano – non si può andare a Roma solo per chiedere deroghe per i lavoratori Amia o Gesip, abbiamo bisogno di chiedere deroghe che migliorino la qualità di un comune ridotto ai minimi termini. Altrimenti chiudiamo gli uffici tecnici, la situazione è preoccupante”.

 


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