Una volta deciso il trasferimento del detenuto Francesco Cardella, al centro della campagna di Livesicilia, perché non si può fare subito? Dall’oggi al domani, cioè. Invece no. Sappiamo che passeranno diversi giorni. E noi non ci stiamo. Pazienza, lettori, siamo proprio incontentabili. Francesco sarà trasferito a Palermo, da Paola. Bene. Un risultato è stato raggiunto. Ma ci risulta ostica questa burocrazia che individua le soluzioni e le vanifica con i suoi passi d’elefante. Non è solo la storia di Francesco Cardella. E’ il tratto comune dei carcerati: ladri, assassini, colpevoli o innocenti.
Dietro le sbarre, soprattutto nella calura e nella disperazione dell’estate, ogni secondo è essenziale. Tuttavia, la selva astrusa dei regolamenti si diverte a giocare con queste anime sepolte. Francesco Cardella non ha potuto incontrare la sua compagna e le sue bambine per un cavillo, prima del pauroso incidente che gli ha azzerato la famiglia. Sì, l’obiezione è precotta: le regole vanno rispettate. E chi ne dubita. Però provate a mettervi nei panni del detenuto Cardella Francesco. Restateci un minuto. Cosa ne pensereste dello Stato e della crudeltà minuziosa delle leggi, inviolabili per il debole, flessibili per il potente?
Noi continuiamo a sbattere la nostra scodella di parole sulle sbarre di una prigione immaginaria e chiediamo che il trasferimento di Francesco sia veloce. Noi non accettiamo che il detenuto Cardella debba ancora patire le pene dell’inferno per un pezzo di carta. Per nulla.