CATANIA – La Giunta comunale di Catania in data 10 settembre 2016 ha approvato il nuovo piano di rientro finanziario. Un atto che vincolerà i bilanci della città fino al 2023 (scongiurata l’ipotesi del piano trentennale ipotizzato dalla Giunta a causa di una cattiva interpretazione del Decreto Legge Enti Locali), che porterà a tagli per 621milioni di euro nei prossimi 6 anni, che, sommati ai tagli già dichiarati, arrivano a 818milioni di euro.
Nel documento finanziario varato dalla Giunta Bianco sono previsti aumenti delle tariffe, a partire dall’aumento dell’IMU (come si evince dalla Relazione al Piano). È prevista la svendita del patrimonio pubblico, ben 53 immobili, anche di notevole pregio e attualmente utilizzati per finalità pubbliche, e 145 botteghe. Sono previsti tagli nei contratti di servizio con le partecipate e un appesantimento del blocco del turn over nella pubblica amministrazione con enorme danno all’efficienza dell’ente già con organico sottodimensionato. È prevista la privatizzazione totale della rete del gas.
La Giunta comunale sa bene che il debito del Comune è insopportabile e non più gestibile, che i tagli statali e regionali agli enti locali ( giudicati drammatici dallo stesso Sindaco) non permettono l’erogazione dei servizi essenziali alla cittadinanza, che serve un cambio di rotta radicale nei finanziamenti agli enti locali e negli assurdi vincoli finanziari ai quali sono assoggettati.
Invitiamo tutte le forze politiche e sociali della città a incontrarsi per analizzare il piano di rientro e per opporsi a ogni taglio di servizi, alla svendita del patrimonio pubblico, alle bugie della Giunta. Per riprenderci il potere decisionale che ci spetta e per scrivere noi, insieme, dal basso, il futuro della città, fuori dagli ingiusti vincoli finanziari, opponendoci sin da ora alle politiche antisociali del Governo che strozzano gli enti locali e affamano le persone.
Dobbiamo avere una consapevolezza: un piano di rientro lacrime e sangue per i prossimi decenni fa più danni della dichiarazione di dissesto. O costruiamo un’alternativa e fermiamo questa amministrazione o per Catania continuerà la crisi sociale, economica e culturale che va avanti ormai da troppi anni.