PALERMO – Il Piano farmacie di Palermo resta in alto mare. Oggi la conferenza dei capigruppo in consiglio comunale ha provato a trovare una soluzione per quello che è ormai un vero e proprio ginepraio tra lettere di avvocati, ricorsi al Tar, diffide e concorrenza tra farmacisti. In realtà la soluzione ancora non c’è, ma il Segretario generale ha deciso di convocare una conferenza di servizi con la Regione e l’Asp per venire a capo del problema.
Ma andiamo con ordine. Nel 2014 Sala delle Lapidi ha approvato un piano che prevedeva la nascita di 29 nuove farmacie in città: al consiglio è toccato solo approvarne la collocazione sulla base del criterio dei 3.300 abitanti, perché a tutto il resto ha pensato la Regione con un bando. Ma di quelle 29 farmacie, solo 11 avrebbero tute le carte in regola; in quattro sembrano aver rinunciato, di altre sei non si è avuta alcuna risposta. Le ultime otto, invece, non hanno trovato un locale per aprire la farmacia lì dove era stato indicato dal consiglio, con tanto di perizia giurata: di queste, sei lo troverebbero nell’arco di una cinquantina di metri, due invece molto più lontano.
Il punto è che, per consentire a queste otto di spostarsi, bisognerebbe modificare la delibera del 2014 e quindi il bando regionale, cosa che il consiglio non ha il potere di fare. Tutto qui? No, perché all’ordine del giorno c’è anche il nuovo piano 2018 che prevede la nascita di altre quattro farmacie. Peccato che gli uffici abbiano sbagliato i calcoli e ne abbiano piazzate tre in Terza circoscrizione e una in Quarta, pensando che in Terza circoscrizione ce ne fossero già aperte 14; in realtà quelle attive sono 17 e quindi in Terza ce ne andrà soltanto una nuova, le altre saranno posizionate in Quarta, Quinta e Settima. Ma anche sul criterio circoscrizionale c’è il caos.
“Una cosa è certa: il consiglio non può riaprire o modificare il bando del 2014 – dice il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – La legge non lo consente. All’epoca siamo stati chiamati a votare una localizzazione, non abbiamo altri poteri”. Il rischio infatti è che, nel caso in cui si dovesse decidere di modificare i criteri del 2014, fiocchino i ricorsi di chi ha già rinunciato. “E’ una situazione complessa – dice Fabrizio Ferrara del Mov139 – Il consiglio ha un mero compito di pianificazione e, anche se è evidente che quattro anni fa sono stati commessi degli errori, è pur vero che dopo quattro anni i locali possano non essere più disponibili. Bisogna sedersi a un tavolo e trovare una soluzione condivisa. E’ interesse di tutto il consiglio che i vincitori aprano nel più breve tempo possibile”.
Per questo il Segretario ha optato per una conferenza di servizi che coinvolga tutti gli enti interessati, oltre a sentire l’ordine cui spetta un parere non vincolante. Le possibilità potrebbero essere due: dare agli otto senza sede alcuni dei dieci posti vacanti del 2014 (tra quelli che hanno rinunciato e quelli che non hanno risposto), oppure farli rientrare nel piano 2018 con l’avallo della Regione.
“Prima di discutere il piano farmacia 2018, è necessario individuare la soluzione per consentire agli attuali vincitori di concorso di avviare le loro attività – spiega Tony Sala, capogruppo di Palermo 2022 – Tutte le parti interessate devono dare una risposta all’utenza e ai tanti farmacisti che attendono di poter lavorare. A noi del gruppo Palermo 2022 non interessa individuare eventuali colpevoli o responsabilità, consapevoli che qualsiasi soluzione individuata e approvata deve essere condivisa anche con coloro i quali hanno maturato diritti. E tra questi ci sono anche i farmacisti che hanno rinunciato per non avere individuato immobili disponibili”. “E’ necessario che si ritiri la delibera all’ordine del giorno – aggiunge Tantillo – Soltanto dopo la conferenza di servizi, con tanto di verbale che autorizza il consiglio a farlo, si potrà intervenire, ma senza toccare i diritti acquisiti”.
LA NOTA DEGLI AVVOCATI LUISA PULLARA E ORIANA ORTISI
“L’approvazione del piano farmacie del 2014 non è l’atto da cui prende corpo la procedura concorsuale straordinaria ai sensi del decreto “Cresci Italia”. E infatti l’obbligo di individuare le sedi da mettere a bando è stato adempiuto dal comune di Palermo già il 23 aprile 2012 attraverso la determina Commissariale 69, con cui sono state individuate le 29 sedi farmaceutiche. A questa data si colloca dunque la revisione straordinaria della pianta organica che viene impugnata per incompetenza dell’organo adottante e successivamente modificata in autotutela con atto di Giunta (la delibera 193), ratificato con approvazione del Consiglio Comunale della delibera 279 del 07.12.2014”. Lo dicono, in una nota, gli avvocati Luisa Pullara e Oriana Ortisi. “Di queste 29 sedi farmaceutiche, otto non hanno trovato locali lì dove era stato indicato dal Consiglio Comunale. Questa affermazione, sebbene corretta nella sostanza, manca di precisazione terminologica che permette di meglio inquadrare il problema. Ed infatti, “lì” può significare nella “zona” o “nell’area” individuata dal Comune. La terminologia ai fini del problema che ci impegna è di fondamentale importanza, tanto che la giurisprudenza del Consiglio di Stato, dalla nascita del concorso straordinario ad oggi, non ha mai smesso di pronunciarsi, fino a rendere possibile e semplice, attraverso l’attribuzione di un preciso significato ai due termini, la soluzione della questione. Senza mettere in dubbio l’esistenza e la permanenza della pianta organica, il Consiglio di Stato (sent. 29/01/2018, n. 613), ha introdotto una novità anche sul piano terminologico che, dopo il concetto di “ “sede” e “zona”, vede ora il termine ‘ambito di pertinenza’ come più consono per indicare il riferimento al bacino di utenza della farmacia. Ciò in perfetta armonia ed in naturale evoluzione delle precedenti pronunce del Supremo Consesso, che ha da sempre ribadito la necessità di superare il concetto legato a rigide linee di demarcazione tra sedi farmaceutiche. Questa premessa fatta tutta di pronunce autorevolissime della Giurisprudenza Amministrativa, può essere un valido indicatore della soluzione cui il Consiglio Comunale di Palermo deve giungere. Se è vero che il Comune non può modificare i criteri del bando di concorso straordinario regionale tanto meno può pensare di disattenderlo, non consentendo alle farmacie di potere aprire. Ci domandiamo come il piano 2018 possa rappresentare un problema, posto che il piano farmacie 2018 non può confondersi con quello del 2014 (2012), anzi il primo deve trovare necessariamente attuazione poiché propedeutico al secondo. In altre parole, qualunque revisione successiva a quella straordinaria può avvenire nel rispetto delle aperture delle farmacie volute dal decreto “Cresci Italia”. Le due esperienze non possono mai essere trattate insieme, se prima non sono aperte le farmacie del concorso straordinario. Ed è sempre il Consiglio di Stato ad affermarlo, addirittura per le ipotesi di decentramento anche di una sola farmacia. Se è vero ancora che la competenza ad oggi è stata attribuita al Consiglio Comunale, lo stesso deve in maniera celere dare attuazione al bando e alla legge 27/12, autorizzando le istanze propulsive contenute nelle perizie giurate prodotte. Queste perizie infatti contengono l’indicazione del primo locale disponibile collocato fuori dall’area loro assegnata. Il criterio del primo locale disponibile è l’unico criterio rigido che consente di fare salvi il bando di concorso, il legittimo affidamento di chi ha scelto e vinto quelle sedi, ma anche di chi quelle sedi collocate in “quell’ambito di pertinenza” non le ha scelte. Una soluzione diversa (per esempio il criterio legato al concetto della circoscrizione) finirebbe per legittimare i ricorsi non solo degli attuali titolari, ma anche dei vincitori che non hanno scelto quelle sedi e financo degli stessi vincitori che quelle sedi hanno scelto. Ci chiediamo come possa un vincitore pensare di fare un investimento per aprire una farmacia autorizzata a collocarsi secondo l’ambito circoscrizionale, quando sappiamo già che questa esperienza è stata già bocciata dai giudici amministrativi i quali, sebbene non abbiano potere di sindacare le scelte discrezionali dei comuni, tuttavia hanno dichiarato illegittime le scelte irrazionali che hanno fatto affidamento ad un ambito tanto ampio da rendere di conseguenze altrettante discrezionali le scelte dei titolari di farmacia. Si ricorda infine che l’assessorato regionale ha adottato un decreto con il quale è stata concessa una sola proroga (con scadenza gennaio 2019) per l’apertura delle sedi non ancora aperte. Inutile dire che il Comune di Palermo si è già reso responsabile anche di questo ritardo e che, già adesso, ha ridotto significativamente il termine di 180 giorni riconosciuto a tutti i vincitori per l’apertura delle farmacie. Occorre che ciascuno per le sue competenze, nelle sedi opportune, agisca al fine di non rendersi in qualche modo responsabile della decadenza definitiva di queste assegnazioni di sedi “senza sede”. Noi siamo ancora fiduciosi e riteniamo che il Consiglio Comunale nei prossimi giorni o meglio nelle prossime ore avrà messo fine all’agonia di questi vincitori, facendo quello che in altri comuni d’Italia e della stessa Sicilia è stato fatto, autorizzando le aperture delle sedi accettate, attraverso atti che motivino con il perseguimento del superiore interesse pubblico la scelta di rivedere l’ambito di pertinenza delle sedi farmaceutiche prive di locali, così come provato dalle perizie giurate richieste ai vincitori e da questi debitamente pagate e prodotte”.