Picaneddu e la “devozione mafiosa”: ecco i boss del bacio

Picaneddu e la “devozione mafiosa”: ecco i boss del bacio

I nomi dei due indagati immortalati dalle telecamere dei carabinieri.
CLAN SANTAPAOLA
di
2 min di lettura

CATANIA –  Qualche pentito lo definisce una specie di “tempio mafioso”. Il quartiere Picanello sarebbe considerato una  “zona impenetrabile” per chi non è un affiliato ai Santapaola. Questa è la roccaforte della famiglia catanese di Cosa nostra forse più di altri rioni catanesi. Inequivocabili le parole di chi ha “governato” la cosca per diversi anni. Santo La Causa ha raccontato, nel 2014, che il gruppo di Picanello “è definito dalla famiglia di sangue e dallo stesso Nitto la loro “roccaforte” in quanto gli appartenenti sono loro totalmente devoti e non hanno mai neanche minimamente pensato di lasciare la Famiglia tanto che il figlio di Nitto è andato ad abitare in questo quartiere”.  Mette un po’ di angoscia leggere la parola devoti, che a Catania ha un significato di legame altissimo. 

Ma è anche vero che la cellula di Picanello – come dimostrato anche da inchieste del passato – è quella che ha conservato alcuni “rituali mafiosi” storici, come la spartizione delle uova di cioccolato per Pasqua agli affiliati. Le cimici dei carabinieri nell’operazione Orfeo avevano immortalato il “tradizionale dono mafioso”. 

Nell’ultimo blitz (chiamato Picaneddu) le telecamere degli investigatori hanno registrato il saluto con il bacio tra boss. Un modo di approcciarsi che viene dal passato della storia di Cosa nostra e che ancora oggi si replica. Servirebbe per dimostrare – anche a chi guarda – il legame di appartenenza alla stessa “famiglia mafiosa”. Gli investigatori hanno diffuso un video dove si notano due affiliati avvicinarsi e salutarsi con un bacio a stampo sulle labbra. Quello che la telecamere inquadra di spalle è Enzo Scalia, vecchio appartenente al gruppo che ha scontato molti anni di carcere, mentre quello che si avvicina è Giuseppe Russo, altro elemento di spicco del clan. I due sono considerati – secondo la ricostruzione della Dda – “gli organizzatori” del gruppo insieme a Vincenzo Dato. Insomma solamente un gradino sotto al capo, Melo Salemi. 

Questa sorta di ritualità mafiosa sarebbe molto utilizzata da Scalia, forse nostalgico della vecchia mafia. Il saluto con il bacio infatti non sarebbe solo riservato ai suoi pari di “grado” al comando. C’è un’intercettazione in cui Andrea Consoli, imprenditore che avrebbe custodito i soldi di Giovanni Comis (ex reggente del gruppo), si vanta della confidenza che Scalia gli avrebbe riservato. “Minchia, lui mi vuole bene forte, forte, forte! Mi bacia anche sulle labbra! Perciò immagina …mi fa: “A prima vista”, mi ha detto, “appena ti ho conosciuto a primo colpo mi sono innamorato di te!””. D’altronde, l’amore è cieco. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI