Piera Aiello: "Abbandonata|La mia famiglia esposta a rischi" - Live Sicilia

Piera Aiello: “Abbandonata|La mia famiglia esposta a rischi”

La deputata e testimone di giustizia svela l'odissea che l'ha spinta verso il divorzio dai 5 Stelle.

“Sono entrata in Parlamento con un obiettivo ben preciso: la lotta alla mafia e criminalità organizzata. Oggi mi ritrovo senza identità e con una famiglia messa in pericolo dal pasticcio che il mio stesso partito ha combinato con un decreto interministeriale. I miei figli, attualmente, al Comune non risultano avere una madre”.

Piera Aiello non è molto propensa alle interviste, specialmente in tv. Del resto sono poco più di due anni che mostra il suo vero volto. Come noto, infatti, ha vissuto con un’altra identità sin dal 1991 quando, dopo l’omicidio del marito Nicola Atria, decise di denunciare i due assassini del marito e iniziò a collaborare con la polizia e la magistratura. Fino alle elezioni Politiche del 2018 quando venne eletta alla Camera dei Deputati nel Collegio di Trapani-Marsala con il Movimento Cinque Stelle divenendo la prima parlamentare nella storia della Repubblica Italiana con lo status di testimone di giustizia.

Il 2 settembre 2020, dopo le polemiche sul rinnovo dei vertici dei servizi segreti, annunciò di aver lasciato il Movimento 5 Stelle perché non la rappresentava più. Ma fu, forse, la goccia che fece traboccare il vaso.

Oggi Piera Aiello dice di sentirsi libera perché non deve sottostare agli ordini di scuderia di nessun partito. Alla Camera, infatti, per ora s’è posizionata nel gruppo misto. Ma non è di questo che vuole parlare. Vuole raccontare la sua attuale situazione e lo fa scegliendo parole precise.

“Questa cosa non l’ho mai detta ed è arrivato il tempo di dirla. Come sapete, quando sono stata eletta ho dovuto riprendere il mio vero nome e ho anche dovuto mostrare il volto di Piera Aiello come non succedeva da circa 30 anni. Usavo, infatti, in quanto testimone di giustizia sotto protezione, altre generalità fornitemi dallo Stato. Bene, c’era ovviamente da regolarizzare il mio nome, togliere cioè le generalità che mi aveva dato lo Stato e tornare ad essere Piera Aiello anche nei documenti ufficiali. È stato fatto un decreto interministeriale firmato dai ministri Bonafede e Salvini (che allora era Ministro dell’Interno, ndr) ma tutto il carteggio non è stato secretato. Tutti gli atti che riguardano collaboratori e testimoni di giustizia vanno secretati per la loro incolumità e quella dei loro familiari: l’atto che ha riguardato me, invece, no. Preciso che la mia famiglia non è mai entrata in un programma di protezione, ci sono stata io e la mia prima figlia fino al 1997 e poi sono uscita dal programma di protezione usando semplicemente la nuova identità”.

“Con questo decreto interministeriale – prosegue – la mia nuova famiglia (Piera Aiello s’è risposata, ndr) s’è vista privata della propria vita e, oltre il danno la beffa, volevano persino iscriverci nel Comune di Partanna in provincia di Trapani dove sono nata. Ma a Partanna l’ultimo presunto mafioso collaboratore di Matteo Messina Denaro lo hanno arrestato pochi mesi fa… sono scappata da lì e loro volevano riportarmici mettendo a rischio me e la mia famiglia. Iscrivere la mia famiglia a Partanna sarebbe stato disvelare la località dove si trovano mettendoli tutti a rischio. Ecco cosa hanno fatto: hanno firmato un decreto interministeriale sulla mia famiglia, non proteggendola, appropriandosi della vita di tutti noi mettendoci a rischio di vita. Calcoli che i miei figli hanno saputo che sono Piera Aiello… una tre anni prima di candidarmi e l’altra sei mesi prima di candidarmi. Loro mi conoscevano con un altro nome. Siamo stati catapultati in questo marasma e la cosa non è ancora stata risolta. Il vice ministro Crimi che ha la delega sui testimoni e collaboratori ancora non ha ancora sistemato la questione. I miei figli ad oggi non sono né carne né pesce, attualmente al Comune non risultano avere una madre perché mi hanno tolto sia l’uno che l’altro nome. Le cose sono così imbrogliate che non si capisce nulla. Consideri che mia figlia, minorenne, se dovesse andare a fare la carta d’identità io non sono autorizzata a firmare nulla. E tutto ciò mi fa rabbia ancora di più perché se io che sono un deputato ho questi problemi, gli altri testimoni di giustizia pensi un po’ come si trovano…”

Ma scusi, onorevole Aiello, ma in tutto questo tempo non poteva chiedere di sistemare la cosa al suo ormai ex partito?

“Il Movimento Cinque stelle è stato totalmente assente. Consideri che il ministro Bonafede è Cinque Stelle e addirittura originario di Mazara del Vallo provincia di Trapani, il sottosegretario che si occupava prima della delega ai testimoni non ha fatto nulla e anzi è colui che a quanto pare ha firmato il decreto interministeriale, l’attuale vice ministro Crimi non ha fatto nulla. Tutti e tre sono esponenti del Movimento Cinque Stelle. Io ero un deputato del Movimento e ho avuto queste problematiche con persone del mio partito che non hanno capito e non capiscono l’importanza di un testimone di giustizia che per anni vive nell’oblio. Ecco, questo è uno dei motivi per cui ho lasciato il Movimento. Credo il più importante fra tutti”.


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