PALERMO – Una scelta “sofferta”, ma l’unica che possa “certificare la distanza umana e politica da una deriva che non condivido”. In questo modo Piero Grasso spiega la sua decisione di uscire dal Partito democratico, resa ufficiale ieri dopo il voto di fiducia in Senato sulla nuova legge elettorale. Il presidente del Senato ha annunciato il suo ingresso nel gruppo misto.
È una presa d’atto, quella di Grasso. Di un allontanamento da un partito, il Pd, in cui era entrato nel 2012. “Ormai io non condivido la linea di questo Pd – dice l’ex capo della Procura di Palermo, in un colloquio con la Repubblica – se non fossi stato presidente del Senato non avrei votato né la legge elettorale né tantomeno la fiducia”. Un raffreddamento, quello tra Grasso e il Pd, che inizia con l’arrivo di Renzi alla segreteria. I due, racconta ancora Grasso, non hanno mai dialogato, e il presidente del Senato, dopo l’approvazione del ‘Rosatellum’ avvenuta anche grazie a Denis Verdini, ha deciso che “politicamente e umanamente la misura è colma”: “Assisto a comportamenti – dice Grasso – che imbarazzano le istituzioni e ne minano l’indipendenza. Non mi riconosco nemmeno nelle prospettive future”. Il riferimento è alla vicenda di Bankitalia, posta dal Pd all’insaputa del governo, e alla prospettiva di un’intesa con il centrodestra alle prossime elezioni.
Sul proprio futuro politico, Grasso non ha voluto prendere una posizione chiara. In molti lo danno per certo all’interno di Mdp, la nuova formazione nata da una scissione del Pd. Ma il presidente del Senato ha sottolineato: “La mia scelta non scalfisce in alcun modo la mia imparzialità nei futuri comportamenti da presidente”.
