PALERMO – Per dire che niente è come sembra il boss cita Pirandello e Shakespeare. Giovanni Di Giacomo, killer ergastolano, spiega che “delle intercettazioni non tutto è stato compreso, si è fatta una lettura molto romanzata, c’è una situazione che è tutt’altro di ciò che appare. Avete colto Shakespeare e invece si doveva mettere ‘Sei personaggi in cerca di autore’”.
Il riferimento è al nome, Iago, dato dai carabinieri al blitz che portò in cella i nuovi capi del clan di Porta Nuova e mandò all’aria i piani di morte di Giovanni Di Giacomo, pronto a vendicarsi di coloro che riteneva gli assassini del fratello Giuseppe.
Sono state soprattutto le intercettazioni in carcere fra il killer del gruppo di Pippo Calò e un altro fratello, Marcello, a svelare la sua sete di vendetta. E così Giovanni Di Giacomo al processo nato dall’operazione antimafia prova a smentire il contenuto dei dialoghi captati dalle microspie. La colpa è dei carabinieri e dei pubblici ministeri che hanno capito male. Ed ecco la citazione delle tragedie shakesperiane: Iago, infatti, è l’uomo che tradisce Otello, colui che insinua nel generale moro il germe della gelosia che sta alla base della tragedia.
Non ci sono tradimenti, né piani di morte, a Porta Nuova, dice Di Giacomo che tira fuori una seconda citazione colta: quella su Luigi Pirandello. I “Sei personaggi in cerca di autore” mette in scena l’incomunicabilità fra gli attori e i personaggi che sono chiamati a rappresentare. Un’incomunicabilità che rende impossibile comprendere se tutto sia reale o meno. Nello spettatore nasce la confusione di cui sarebbero rimasti vittima, spiega Di Giacomo, gli investigatori che hanno creduto di cogliere nelle sue parole l’odio verso Emanuele ed Onofrio Lipari, padre e figlio. Su di loro, secondo l’accusa, il killer voleva scaricare la sua collera. Voleva vendicarsi perché li riteneva responsabili della morte del fratello.