Che questo Governo fosse insofferente ai controlli lo avevamo percepito, e ne avevamo avuto conferma quando, con il DL 44/2023, era stata prevista l’esclusione dal perimetro dei controlli concomitanti svolti dalla Corte dei Conti degli interventi di sostegno e rilancio dell’economia nazionale previsti dal Pnrr.
L’obiettivo del controllo concomitante della Corte dei Conti è quello di intervenire durante l’attuazione di un programma, esercitando un’azione acceleratoria e propulsiva dell’azione amministrativa, al fine di assicurare il corretto impiego delle risorse rimesse alla gestione pubblica. L’organo contabile esercita il controllo sulla gestione, svolgendo valutazioni di economicità, efficienza ed efficacia circa l’acquisizione ed il corretto impiego delle risorse finanziarie.
Perché serve il “controllo concomitante”
L’attività di controllo della Corte dei Conti serve a garantire la corretta gestione della spesa pubblica. Ha quindi finalità migliorative della performance complessiva, rendendo palesi quelli che possono essere i colli di bottiglia che rendono non conseguibile un obiettivo o che possono produrre “uno spreco di risorse”. E si chiama “concomitante” perché accompagna l’attuazione e permette di intervenire con misure correttive prima che sia troppo tardi.
Non è l’unica misura prevista per la vigilanza del PNRR. La legge di bilancio 2021 ha difatti introdotto l’obbligo per il governo di trasmettere alle Camere la relazione annuale sullo stato di avanzamento del Piano. Nel documento devono essere riportati, con dettaglio informativo, i dati sull’utilizzo delle risorse e sui risultati raggiunti. Devono altresì essere evidenziate le misure necessarie per accelerare l’avanzamento dei progetti in sofferenza e per migliorare l’efficacia del programma rispetto agli obiettivi perseguiti.
Gli obblighi del Governo col Parlamento
Ai sensi del DL 77/2021, il governo è poi tenuto a riferire due volte l’anno al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, documentando l’impiego delle risorse finanziarie ed il raggiungimento degli obiettivi delle singole missioni, ma anche le misure correttive alle criticità attuative riscontrate. Al termine dell’esame di ogni relazione semestrale è previsto possano essere adottati atti di indirizzo (come mozioni o risoluzioni) al governo che indichino eventuali criticità riscontrate nel programma di adozione delle riforme e nello stato di avanzamento degli investimenti.
E’ una necessita di trasparenza e partecipazione ineluttabile per uno strumento di eccezionale portata come è il Pnrr, che non può essere in alcun modo operata attraverso provvedimenti solo del Consiglio dei Ministri, ma che necessita di essere argomento di confronto dentro le aule parlamentari. E reso pubblico per ogni cittadino. Ma così non avviene. Ad oggi le informazioni fornite dal Governo nella prevista relazione semestrale sullo stato di avanzamento finanziario e fisico del Pnrr sono lacunose e non tempestive.
Le relazioni della Corte dei Conti
Diventano quindi prezioso strumento di conoscenza le Relazioni della Corte dei conti sul Pnrr, dove erano state, ad esempio, ben evidenziate per tempo le criticità che hanno poi impattato sulla quarta e quinta rata e determinato la necessità di revisione dei target operata a luglio dal governo Meloni. Materiale quindi di fondamentale importanza, che per noi addetti ai lavori rappresenta al momento la base di conoscenza ufficiale sui progetti. Persino la relazione del governo reca al suo interno il richiamo alle notazioni fatte nella Relazione della Corte dei Conti. Stupisce quindi la critica al controllo concomitante se poi gli esiti di questa attività vengono usati dallo stesso Governo.
La scelta del ministro Fitto
Eppure in tema di controlli, il Ministro Fitto ha deciso di tirare fuori un altro asso dalla manica. Ha proposto la nomina alla Corte dei Conti Europea il magistrato Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, già nominato da lui a capo della struttura di missione del suo dicastero. La nomina è arrivata contrapponendosi ai due nominativi che erano invece già stati indicati dalla Corte dei Conti: il presidente della sezione di controllo per gli affari comunitari Giovanni Coppola e la presidente di sezione Maria Annunziata Rucireta con 10 anni di esperienza proprio alla Corte europea. Una scelta peraltro fatta nel rispetto del principio di parità di genere, proponendo due alte competenze, una maschile ed una femminile.
Nulla da dire sul curriculum del togato indicato dal Ministro (il cui CV da qualche giorno è a dire il vero svettato nelle ricerche sulla rete). Ma di prassi non può essere il controllato ad indicare il controllore. E poiché la Corte dei Conti Europea è una sorta di revisore terzo dei conti degli Stati membri che vigila della spesa dei fondi comunitari degli Stati membri, qualche dubbio sulla opportunità della scelta da parte del Ministro sorge.
*l’autrice è responsabile Pnrr del Pd Sicilia