TRAPANI – Finisce in carcere Mario Mazzara, 75 anni, uno dei principali indagati dell’operazione antimafia “Scialandro”, eseguita lo scorso ottobre da carabinieri, squadra mobile e Dia, tra Trapani e Custonaci, a conclusione di una istruttoria coordinata dalla Procura antimafia di Palermo. Per Mazzara, considerata l’età avanzata, il gip aveva disposto gli arresti domiciliari, ma età a parte, Mazzara si è dimostrato essere parecchio spregiudicato quanto furbo, convinto di poterla fare franca, non ha però messo in conto la possibilità che fosse intercettato durante la sua detenzione domiciliare.
E così gli investigatori dei carabinieri del Reparto Operativo Provinciale lo hanno ascoltato mentre ordinava alla moglie di raggiungere la casa di un altro indagato, Giovanni Marceca, per concordare le dichiarazioni da rendere all’autorità giudiziaria. E tutto questo a meno di 24 ore dall’esecuzione della misura cautelare. A Mario Mazzara interessava far emergere un contesto diverso da quello descritto dagli investigatori, a proposito della nomina di Irene Marceca, figlia di Giovanni, quale assessore nella giunta dell’allora sindaco di Custonaci Giuseppe Morfino, anche lui fra gli indagati dell’inchiesta Scialandro, a piede libero.
E se gli investigatori hanno sostenuto che Custonaci sarebbe stata governata da una triade di soggetti legati a Cosa nostra, e quindi certe nomine assessoriali, come pare quella della Marceca, fossero frutto di inciuci illeciti, Mario Mazzara, preoccupato di cancellare le prove, dai domiciliari mandava a dire a Giovanni Marceca cosa doveva sostenere davanti agli inquirenti, sulla stessa linea delle dichiarazioni che lui stesso avrebbe reso. Incaricava quindi la moglie di raggiungere la casa di Giovanni Marceca. “Non può succedere che uno dice ceci e un altro fave – così si esprimeva con la moglie indirizzandola a convincere Marceca a condividere i suoi ordini – deve dire che sua figlia l’hanno nominata Carlo (Guarano, ex vice sindaco finito anche lui in carcere ndr) e il sindaco Morfino” e di rimando Marceca rassicurava Mazzara, consegnando a parole il messaggio alla moglie: “Io il nome suo non l’ho fatto, mia figlia l’hanno nominata Carlo Guarano e il sindaco”.
E a proposito della loro frequentazione , Marceca anticipava alla moglie di Mazzara, ciò che era pronto a dire ai pm: “Lui (Mazzara ndr) è pensionato, viene qui da me (Marceca è titolare di una officina ndr), si siede e legge il giornale…mi fa compagnia se devo andare a Trapani”. Altro contatto che Mario Mazzara ha cercato di attuare dai domiciliari, quello con la moglie di un altro indagato eccellente dell’operazione antimafia, Giuseppe Costa (che fu tra i sequestratori di Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Santino, ucciso dopo una lunga segregazione, per vendetta dei boss corleonesi contro il padre).
Su richiesta della Procura antimafia, il gip Alfredo Montalto ha così disposto la revoca dei domiciliari per Mario Mazzara e l’applicazione della misura cautelare in carcere. L’indagine Scialandro ha evidenziato una certa attività della famiglia mafiosa di Custonaci, nelle mani secondo i magistrati di Mario Mazzara. Una cosca che si adoperava per “governare” il Comune, indirizzando la operatività.
Politica, affari e mafia, come emerge dalle oltre ducento pagine dell’ordinanza parecchio ricca di intercettazioni. Scorrendo le pagine dell’ordinanza firmata dal gip Montalto, c’è anche la descrizione dell’arroganza, non tanto velata di molti degli arrestati, personaggi che si sentono i “padroni” assoluti di Custonaci. Quello che è emerso dall’operazione antimafia “Scialandro” e che riguarda il periodo di sindacatura di Giuseppe Morfino, mostra una fotografia davvero impietosa del Comune di Custonaci.
“Al Comune di Custonaci c’era un giunta parallela — hanno scritto i magistrati — composta da associati mafiosi, politici e imprenditori, in grado di condizionare l’attività amministrativa locale, permeata dall’interferenza mafiosa e diventata strumento di controllo del territorio e dell’economia locale“. Una inchiesta che ha svelato che negli uffici del Comune alcuni personaggi avrebbero messo mano a procedure e scelte amministrative. E tra le pagine dell’ordinanza si possono intravedere il controllo del mercato del calcestruzzo, di quello oleario, ma si intravede anche altro per i nomi coinvolti, il commercio per esempio dei materiali di cava utilizzati per riempire i nuovi porti in mezza Sicilia. Ancora una volta viene fuori la fotografia più reale della mafia trapanese, una mafia sa sparare bene quando è ora di sparare ma allo stesso modo sa votare bene quando è ora di votare. Soggetti quelli indagati che disprezzavano anche le vittime della mafia. L’ex vice sindaco Carlo Guarano è stato ascoltato nel maggio 2022 a inveire contro le manifestazioni a ricordo dei giudici Falcone e Borsellino. Dalle sue parole la convinzione che le vittime avessero fatto le scelte sbagliate, e che lui e la sua combriccola fossero dalla parte giusta.