Crocetta: "Non ho paura | di tornare al voto" - Live Sicilia

Crocetta: “Non ho paura | di tornare al voto”

Intervista al presidente della Regione Rosario Crocetta. "Il Pd abbandonerà il mio governo? Lo sento dire da un anno. Ma sarebbe una sconfitta per tutti. Il rimpasto? Dobbiamo fare attenzione anche ai conflitti di interesse degli aspiranti assessori".

PALERMO – “Non credo ci siano grossi problemi né col Pd, né con gli alleati. Ma non ho certamente paura di tornare al voto”. Il presidente della Regione Rosario Crocetta prova a gettare acqua sul fuoco. Nelle sue parole la voglia di non alimentare polemiche, di non provocare nuovi strappi con le forze che sostengono l’esecutivo. Ma mentre il governatore prova a spegnere l’incendio democratico, ecco accendersi un nuovo focolaio: anche l’Udc ha detto che non parteciperà al vertice di maggioranza. “Non sono stato nemmeno invitato” ha detto il segretario regionale Giovanni Pistorio.

E allora presidente, questo vertice ci sarà o no?
“A questo punto vedremo. Ma Pistorio dice il falso. Sapeva perfettamente di questa convocazione”.

Che sia vero o meno, resta il fatto che le due forze politiche maggiori a sostegno della sua maggioranza hanno deciso di declinare l’invito.
“Che dire? Evidentemente non hanno voglia di discutere su come vada amministrata la Sicilia, che non vogliono parlare di riforme. Tutto questo non c’entra nulla con la politica”.

E allora, quali sarebbero i motivi?
“Non saprei. Dovrebbe chiederlo ai dirigenti di quei partiti”.

Intanto queste tensioni rischiano di mettere in dubbio alcune riforme fondamentali. Penso a quella delle Province.
“Se le Province non venissero abolite lanceremmo un segnale devastante: vorrebbe dire che per fare le riforme in Sicilia servono davvero i caschi blu dell’Onu”.

Fatto sta che la sua maggioranza, adesso, pare quantomeno “irrequieta”. Pensa di poter governare facendo a meno dei partiti?
“E secondo lei cosa ho fatto finora? Io sono molto sereno. La sfida riformista non mi spaventa. Il Pd fuori dalla maggioranza? Lupo quelle cose le dice da un anno ormai…”.

Capisco. Ma domani si terrà una direzione regionale che potrebbe certificare ancora una volta la rottura del suo partito con lei. Che farebbe in quel caso?
“Io non credo che il Pd possa davvero prendere una decisione del genere. Anche perché a quel punto sarebbe lecito chiedersi cosa sia cambiato nel giro di pochi giorni. Dopo l’approvazione della Finanziaria ho notato grande soddisfazione. Ma in poche ore si è passati dall’entusiasmo al gelo”.

In mezzo, lo sa bene, ci sono state le notizie sull’indagine che ha coinvolto l’Ars. E i suoi commenti, evidentemente non graditi alla classe dirigente del suo partito e a quella di alcuni alleati.
“Io non ho attaccato nessuno. Semmai sono stato attaccato. Mentre io parlo il linguaggio del confronto, del dialogo, altri provocano nuovi strappi. Io addirittura ho chiesto che sulle questioni prendessero posizione anche Renzi e D’Alia. Questo non vuol dire che ci sia un giudizio di colpevolezza nei confronti dei deputati coinvolti nell’indagine. Su questo aspetto io non voglio intervenire. Ma non possiamo non porci un problema di cautela”.

E allora presidente? Il rimpasto lei lo fa oppure no?
“Intanto non voglio chiamarlo rimpasto. Certamente sono disponibile a una ricomposizione della giunta. Ma vanno decisi i criteri”.

Cioè? Quali devono essere secondo lei?
“Partiamo dal fatto che questa è una questione che attiene ai partiti. E quando parlo di partiti mi riferisco anche alle nuove forze sorte a Sala d’Ercole come Articolo 4 e Drs, oltre al Megafono che vanno certamente coinvolti. Poi bisognerà fare attenzione a molti aspetti. Penso, ad esempio, ad eventuali conflitti di interesse di aspiranti assessori”.

Si riferisce a qualcuno in particolare?
“No. Dico però che non può accadere che qualche politico, ad esempio, titolare di aziende private finisca per fare l’assessore nello stesso settore. È una regola basilare. E su quella non possiamo transigere. Poi, c’è anche un altro aspetto…”.

Quale?
“Gli eventuali avvicendamenti devono tenere conto del fatto che sono coinvolte persone che si stanno impegnando molto. E che vanno rispettate. Non si può far passare il messaggio che si sta operando un ‘taglio di teste’ nell’esecutivo”.

Ma intanto su questo tema, insisto, il suo partito ha più volte preso le distanze dal governo…
“Pazienza. Qui non si è compreso un fatto: il presidente della Regione è stato eletto dal popolo. E la nuova geografia politica italiana, che ha virato verso un vero e proprio ‘tripolarismo’, non consente di avere maggioranze politiche solide. Per questo è necessario trovare sui provvedimenti maggioranze trasversali. E così è successo anche all’Ars di recente: penso alla riforma sui consorzi di bonifica e a quella sulle partecipate”.

Lei non ha mai “chiuso”, in effetti, alle opposizioni. E qualcuno tra i suoi alleati non l’ha presa molto bene.
“Che possso farci? Bisogna essesere onesti intellettualmente e politicamente. Senza parte del centrodestra o senza i grillini alcune riforme non sarebbero mai state approvate. Questa è la verità”.

La stuzzica l’idea delle “larghe intese”, come si è detto alcune settimane fa?
“Io in tanto vorrei che migliorasse il rapporto col mio partito. Ma un’opposizione responsabile è certamente una risorsa. Mi dispiace che a qualuno la mia disponibilità al dialogo sia apparsa come una voglia di inciucio. Non c’è e non ci sarà nessun accordo sottobanco, ma un dialogo istituzionale che spero vada avanti. E che mi auguro coinvolga tutto il parlamento. Certamente non ho mai pensato a un coinvolgimento in giunta delle opposizioni. E nemmeno mi è stato chiesto”.

Va bene. L’opposizione in giunta no. Il Pd nemmeno. Pensa davvero di potere andare avanti così per molto tempo?
“Una cosa è certa: i partiti non sono i padroni di questo governo. E il presidente della Regione ha il dovere di governare. Ma se mi rendessi conto che la cosa è impossibile, per quanto mi riguarda possiamo anche tornare al voto. È un’ipotesi che non mi spaventa affatto. E di certo non la vedrei come un fallimento”.

In che senso?
“Nel senso che a quel punto non sarebbe il sottoscritto a perdere. Ma un’idea politica, un progetto. Che i partiti hanno sposato. Ma sono convinto che il Pd alla fine mostrerà senso di responsabilità altrimenti tradirebbe se stesso”.

Al momento, a dire il vero, pare scontento solo del suo operato…
“Credo che il governo, in questa querelle c’entri poco. Abbiamo portato avanti tante riforme e tante ne seguiranno. Credo che queste polemiche siano legate solo al tema congressuale. Un tema che è tutto interno al partito. Io non prendo posizione in merito. Posso solo auspicare che il nuovo segretario possa dialogare di più col governo e non alimenti nuovi scontri”.

Intanto, l’attuale segretario regionale ha ribadito che il Pd non fa parte della maggioranza.
“E allora c’è qualcosa che non quadra. Considerato il fatto che il Pd non sostiene il governo e visto che io sono un dirigente del Pd, dovrò lasciare il governo anch’io?”.


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