Domani si fermano i comuni siciliani. I lavoratori precari, disseminati nelle pubbliche amministrazioni siciliane, infatti, hanno deciso di incrociare le braccia e di manifestare a Palermo tutta la loro preoccupazione per un futuro incerto.
Sono circa ventimila, e al momento le loro prospettive sono “a breve termine”: il 31 agosto del 2012, infatti, scadranno i loro contratti. E potrebbero restare senza lavoro, rallentando o addirittura bloccando l’attività amministrativa di diversi enti locali.
Eppure, qualche spiraglio per questi lavoratori, le cui cifre oscillano tra i 18 e i 22 mila, sembrava essere arrivato poche settimane fa, quando l’Ars, con 49 voti a favore e due astenuti ha approvato il disegno di legge-voto ‘922/A’, proposto dal deputato Lino Leanza. Un testo da sottoporre al parlamento nazionale, che mira ad introdurre modifiche alla normativa statale per agevolare la stabilizzazione dei precari.
In particolare il ddl prevede lo spostamento dal 31 dicembre 2012 al 31 dicembre 2014 della data entro la quale completare il percorso di stabilizzazione. Ma, appunto, la “legge voto” è uno strumento col quale l’Assemblea chiede al parlamento nazionale di approvare una propria deliberazione. E in quei giorni, un po’ tutte le forze politiche avevano salutato questo provvedimento come un passo avanti decisivo verso la soluzione del problema.
E invece, si è trattato poco più che di una operazione “di facciata”, secondo i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che hanno deciso domani di protestare. Il concentramento è previsto alle 10,00 in piazza Politeama. Da qui il corteo si muoverà verso Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione, dove avrà luogo il comizio finale.
“Ogni anno – spiega infatti il segretario generale della Cisl Maurizio Bernava – vengono lanciate, annunciate, previste leggi che parlano di stabilizzazioni di massa. E tutte le volte saltano fuori ostacoli e problemi”.
Perché secondo i sindacati la soluzione per questo bacino di precari storici starebbe nell’affrontare la vicenda con maggiore concretezza: “Inutile – aggiunge Bernava – sbandierare assunzioni per tutti. Anche la ‘legge voto’ non fa che spostare la patata bollente. Invece, è la Regione che dovrebbe muoversi per contrattare con lo Stato centrale l’immediato prolungamento delle proroghe fino al 2014 (al momento, la proroga copre gli stipendi fino al 31 dicembre del 2012, ndr). In quei tre anni, dobbiamo lavorare a un assorbimento ragionato, ente per ente e amministrazione per amministrazione, visti i vincoli che regolano queste assunzioni. Basta – ha concluso Bernava – con annunci che potrebbero finire solo per avere un sapore elettorale e propagandistico”.
E i vincoli cui fa riferimento Bernava sono legati al patto di stabilità, che impedisce alle amministrazioni di procedere a nuove assunzioni senza una pianta organica approvata e la verifica del fabbisogno reale di personale oltre, e soprattutto, nel caso in cui il “peso” economico del personale superi il 50% delle uscite in bilancio.
Un dato quest’ultimo, davvero preoccupante, visto che, stando all’ultimo rendiconto della Corte dei conti, il peso economico del personale degli enti locali, in alcuni casi, tocca addirittura picchi del 79% della sola spesa corrente. “Particolare attenzione, pertanto, – ha scritto il presidente della sezioni riunite Rita Arrigoni nel documento reso noto venerdì scorso – merita la questione delle stabilizzazioni del personale precario, i cui processi di attuazione, oltre ad essere coerenti con i vincoli di finanza pubblica imposti a livello statale, richiedono una ponderazione preliminare da parte degli enti in termini di programmazione dei fabbisogni, ma soprattutto di sostenibilità finanziaria nel medio-lungo periodo”.
Proprio l’esigenza avvertita dai sindacati, che di fronte alle soluzioni “di massa” sembrano puntare alla politica dei “piccoli passi”, ma sicuri. Quindi, contrattazione con lo Stato per prolungare le proroghe fino al 2014, e un graduale assorbimento negli enti, attraverso la rimozione degli “ostacoli e degli impedimenti di legge – scrivono in una nota unitaria Cgil, Cisl e Uil – alle procedure di stabilizzazione anche con disposizioni derogatorie rispetto alle normali procedure di assunzione, tenendo conto della loro specificità giuridica, lavorativa e sociale”.