PALERMO-La faccenda era sembrata subito strana. Ora a certificare l’anomalia amministrativa interviene la Ragioneria centrale che non registra e rispedisce al mittente il decreto e i contratti dei 45 precari dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente. Secondo il dirigente capo Maria Spanò, il primo è “censurabile” e i secondi sono “in contrasto” con le leggi regionali. Si tratta delle stesse osservazioni sollevate da un articolo di Livesicilia del marzo scorso
Il 6 febbraio la vertenza dei precari è arrivata ad una svolta. Sono stati assunti dalla Regione con un contratto triennale da poco più di mille e 900 euro al mese. E hanno iniziato a lavorare senza che il contratto fosse stato registrato in Ragioneria. “Tutto regolare”, avevano tagliato corto dagli uffici di via Ugo La Malfa. Di avviso opposto il dirigente. Che bolla i contratti come in contrasto con le normative vigenti e i decreti come privi dell’indicazione fondamentale del capitolo di spesa su cui gli stessi contratti devono gravare.
Tutto da rifare, dunque. La storia dei precari dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente si complica. Una storia che inizia nel 2003 quando la Regione decide di avvalersi della professionalità di 45 tecnici laureati con contratti di collaborazione coordinata e continuativa. A loro, in questi anni, sono stati affidati incarichi importanti. Ad esempio, le valutazioni d’impatto ambientale e le analisi di rischio idrogeologico fondamentali per l’avvio dei cantieri pubblici e privati. Di anno in anno si è arrivati alla fine del 2012. Il disegno di legge 58, approvato dall’Ars il 30 dicembre di quell’anno, prevedeva la proroga fino al 30 aprile 2013 anche per i 45 tecnici. Nel gennaio 2013, però, il Commissario dello Stato impugnò l’articolo che li riguardava nella parte in cui non era stato specificato che i contratti di lavoro soggetti a proroga erano quelli subordinati a tempo determinato. E così i 45 Co.co.co, tagliati fuori dalla proroga, agirono contro la Regione siciliana, tentando la conciliazione presso l’Ufficio provinciale del lavoro. L’obiettivo era dimostrare che non erano stati impiegati con contratti di collaborazione, ma assunti a tempo determinato in modo da rientrare sotto l’ombrello della proroga riservata ai precari. L’amministrazione regionale, dopo avere sentito il parere dell’avvocatura dello Stato, decise di conciliare riconoscendo quanto richiesto dai lavoratori. L’amministrazione, però, non ha dato seguito alla conciliazione. I 45 tecnici nel corso del 2013 non hanno firmato alcun contratto. Ciorcostanza che, sulla base degli accordi presi allora, come ricorda oggi il ragioniere centrale, ha fatto perdere efficacia alla conciliazione.
All’appuntamento con l’ultima finanziaria regionale di marzo i 45 precari si sono presentanti senza contratto. L’art. 32 comma 7 doveva servire anche a dare copertura giuridica agli ex Co.co.co., solo che il Commissario dello Stato lo impugnò: “Il comma 7 dispone la proroga fino al 31 dicembre 2016 di contratti di lavoro a tempo determinato già cessati nel 2012 e come tali non più suscettibili di nuova costituzione e prosecuzione triennale”. La Spanò sottolinea ora che quelli dei precari sono nuovi contratti di lavoro a tempo determinato e che pertanto non possono essere stipulati. Un’osservazione che smentisce la scelta della Regione che nel febbraio scorso ha fatto firmare un contratto triennale a 41 precari. Quattro di loro, infatti, hanno rinunciato. Il contratto, però, non era stato ancora registrato in Ragioneria. “Siamo in fase di registrazione – avevano spiegato a Livesicilia dall’ufficio di gabinetto dell’allora assessore Mariella Lo Bello -. Non è stato fatto solo per questioni procedurali e di tempo”. E la Lo Bello, che non ha trovato posto nel rimpasto voluto dal presidente Crocetta, riteneva che la conciliazione avesse “risolto tutto”.
Adesso la Ragioneria boccia i contratti firmati dal dirigente generale dell’assessorato al Territorio Gaetano Gullo. Solo che nel frattempo i lavoratori hanno già svolto quasi tre mesi di lavoro.