Preso latitante, era invalido| ma guidava una Bmw - Live Sicilia

Preso latitante, era invalido| ma guidava una Bmw

Il latitante Carmelo Di Stefano, 39 anni, ritenuto elemento di spicco della cosca dei Cursoti milanesi che opera a Catania, è stato arrestato dalla polizia di Stato nel capoluogo etneo. Il ricercato, al quale nel dicembre del 2008 era stati concessi gli arresti domiciliari perché invalidato dal Tribunale di sorveglianza di Bologna, è stato bloccato da agenti della squadra mobile della questura di Catania alla guida di una Bmw. Nei confronti di Carmelo Di Stefano, che deve scontare 30 anni di reclusione per associazione mafiosa, omicidio e traffico di droga, nel settembre scorso era stata ripristinata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma nel frattempo si era reso irreperibile. Carmelo Di Stefano è fratello di Francesco, ritenuto il reggente della cosca a Catania, che è latitante perché ricercato per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Revenge della Dda della Procura etnea. Il loro padre, Gaetano Di Stefano, è uno dei nomi storici della mafia siciliana ed è stato coinvolto nell’inchiesta sull’autoparco di Milano.

Carmelo Di Stefano è stato arrestato da agenti della squadra mobile della Questura etnea nel primo pomeriggio di ieri mentre era con la moglie, una catanese di 36 anni residente a Bologna, in un ristorante della costa ionica, a Carrabba di Mascali. Il latitante era da poco giunto nel locale alla guida di Bmw serie 3, intestata a una giovane parente, ed era in possesso di una carta d’identità falsificata. Di Stefano in passato aveva ottenuto gli arresti domiciliari per gravissimi motivi di salute, dopo due ricoveri ospedalieri urgenti e per la necessità di doversi sottoporre a terapie riabilitative perché affetto da una “paraplegia post-traumatica” e da “deperimento organico su base anoressica”. Nelle scorse settimane la presenza del ricercato era stata segnalata proprio nella rione Nesima superiore di Catania, dove é maggiormente radicata la cosca dei cursoti milanesi. La condanna a 30 anni di reclusione che deve scontare è frutto di un cumulo di pene principalmente comminate in due maxi processi: Cuspide e Skorpion, celebrati a Catania. (Ansa)


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