Parte da Coldiretti Sicilia la denuncia per una situazione assurda che sta colpendo i viticoltori dell’Isola. “L’uva siciliana non ha un prezzo. I produttori la conferiscono senza sapere quanto otterranno. Il mercato è in caduta libera. A differenza dell’anno scorso, nella campagna 2013-2014 che sta finendo i produttori non hanno alcuna certezza di remunerazione. L’assenza di prezzo conferma l’entrata di prodotti stranieri. Anche le cooperative devono sbloccare questa situazione a favore dell’attività vitivinicola”.
In effetti, i numeri parlano chiaramente. Lo scorso autunno, il prezzo al chilo conferito dagli acquirenti ai produttori è stato di 35 centesimi di Euro; quest’anno la base di partenza (al ribasso) sono i 12 centesimi al chilo pagati qualche settimana fa per il prodotto che diventerà successivamente mosto. Dunque, il prezzo sarà inferiore ai costi di produzione, quantificabili in circa 20 centesimi al chilo, mandando sul lastrico la quasi totalità dei produttori in un settore che influisce per il 2% nel Pil della regione. E dire che le premesse per quest’annata erano ottime: una produzione prevista di oltre 5 milioni e mezzo di ettolitri di vino, che garantisce al comparto dell’Isola un primato per un quantitativo di uve che supera i 7 milioni di quintali. “Il frutto prodotto nel 2013 – dichiarava a fine Agosto la stessa Coldiretti – ha fatto segnare, secondo gli addetti ai lavori un incremento del più 20% con le cantine che sono già in piena attività per quanto riguarda l’ammasso delle uve destinate a diventare mosto e successivamente vino. Oggi il prezzo di acquisto oscilla sui 45 centesimi al chilo”. La stessa Coldiretti è costretta oggi a cambiare la versione, vista la grave situazione in corso. “Abbiamo constatato che le cantine non potranno garantire per quest’anno un prezzo adeguato ai costi di produzione sostenuti dai produttori. Si può immaginare quindi la drammaticità della situazione, perché non solo non c’è il prezzo e non si può discutere di prezzo, ma non si può nemmeno garantire il conferimento così come avvenuto con la scorsa vendemmia. Le cantine rifiutano l’ammasso di uva da mosto perché già hanno dentro dei quantitativi che soddisfano il mercato dei produttori di vino. Inoltre c’è da combattere la concorrenza che arriva dai Paesi del Nord Africa, dalla Spagna e dalla Turchia. È risaputo ormai che sempre più frequentemente giungono nei nostri porti navi cariche di mosto già preparato, che viene acquistato ad un prezzo nettamente inferiore di quello che dovrebbe essere corrisposto ai nostri produttori, che dopo un anno di sacrifici nel coltivare le proprie terre si trovano a dovere cedere a prezzi miseri l’uva alle cantine della nostra regione. Chiediamo – conclude il comunicato di Coldiretti Sicilia – un incontro urgente con l’Assessore alle Risorse Agricole, Dario Cartabellotta, e con tutti i rappresentanti della filiera per trovare una soluzione. Servono regole nuove e ferree che impediscano le frodi agroalimentari a uno dei prodotti rappresentativi dell’economia agricola siciliana”.
“L’Assessorato s’è mosso prima ancora della richiesta di Coldiretti” replica l’Assessore Cartabellotta. Abbiamo già, con il Tavolo Tecnico ‘Viticoltura ed Enologia 2014-2020’, risposto all’esigenza dei viticoltori. La crescita della competitività del sistema vitivinicolo siciliano – continua l’assessore – non può essere conseguita senza dare tutela e supporto all’anello più strategico della filiera, spesso il più fragile, quello del viticoltore. Ed in questa direzione di inserisce il contratto di filiera che garantirà, per la prima volta in Italia, un prezzo minimo delle uve da riconoscere ai viticoltori in grado di coprire almeno i costi di produzione. Chi specula sulla pelle degli agricoltori – conclude Cartabellotta – è fuori da ogni accordo con l’Assessorato in merito agli aiuti comunitari e, di più, dovrà restituire quanto già ricevuto. Coldiretti venga a sottoscrivere l’accordo ed il meccanismo scatterà in automatico”.