La "Nuova Cupola" di Agrigento: | 18 condanne, 24 assoluzioni - Live Sicilia

La “Nuova Cupola” di Agrigento: | 18 condanne, 24 assoluzioni

Più assoluzioni che condanne al processo nato dall'operazione che l'anno scorso azzerò i clan mafiosi della provincia di Agrigento. Ecco il verdetto, imputato per imputato.

PALERMO – Più assoluzioni che condanne. Si è concluso il processo denominato “Nuova Cupola” nato dall’operazione che l’anno scorso azzerò i clan mafiosi della provincia di Agrigento. “È la nuova mafia che si riorganizza dopo l’arresto degli storici capimafia Giuseppe Falsone e Gerlandino Messina”, dissero gli inquirenti.

Quaranta gli imputati. Due dei quali hanno lasciato subito il carcere dopo l’assoluzione decisa dal giudice per l’udienza preliminare Daniela Cardamone. Si tratta di Vincenzo Cacciatore e Roberto Belvedere, difesi dall’avvocato Giovanni Castronovo. Assolti e liberi nonostante sulla loro testa pesasse l’accusa di essere rispettivamente i nuovi padrini della mafia agrigentina e di quella di Siculiana. Belvedere è stato pure detenuto al 41 bis per un anno.

Questo l’elenco degli imputati condannati e le rispettive pene: Giuseppe Anzalone (6 anni e 4 mesi), Natale Bianchi (10 anni e 4 mesi), Antonio Brucculeri (2 anni e 8 mesi), Pietro Capraro (9 anni e 4 mesi), Gaspare Carapezza (4 anni), Luca Cosentino (12 anni), Antonino Gagliano (10 anni e 8 mesi), Dario Giardina (8 anni e 8 mesi), Giuseppe Infantino (14 anni e 4 mesi), Fabrizio Messina (9 anni), Antonino Orlando (6 anni e 4 mesi), Francesco Ribisi (20 anni), Roberto Romeo (6 anni), Maurizio Salemi (2 anni e 8 mesi), Leo Sutera (6 anni), Giovanni Stefano Tarallo (20 anni), Alfonso Tuttoilmondo (3 anni e 4 mesi), Francesco Lucio Vazzano (6 anni e 4 mesi).

Molto pene sono pesanti visto che il rito abbreviatoscelto dagli imputati dava loro diritto ad uno sconto di un terzo della pena. Pugno duro soprattutto per Ribisi, indicato come il capo della famiglia di Palma di Montechiaro, e Tarallo, presunto capomafia di Santa Elisabetta. A loro veniva contestato di avere ordinato estorsioni a tappeto ai danni di commercianti e imprenditori e organizzato una sfilza di rapine per finanziare le casse di Cosa nostra. Sei anni per Leo Sutera, indicato come boss di Sambuca di Sicilia. È l’uomo che avrebbe tenuto una corrispondenza con il latitante Matteo Messina Denaro e il cui arresto ha creato nei mesi scorsi fibrillazioni in Procura a Palermo. La cattura, infatti, secondo alcuni investigatori, avrebbe fatto saltare una possibile pista, battuta dai carabinieri del Ros, per arrivare al latitante di Castelvetrano.

Questi invece gli assolti: Filippo Azzarello, Roberto Belvedere, Vincenzo Cacciatore, Francesco Paolo Cioffi, Vincenzo Cipolla, Giuseppe e Raffaele Faldetta, Gerlando Fragapane, Antonino Gagliano (classe ’67), Gerlando Gibilaro, Salvatore Guarragi, Roberto Lampasona; Antonino, Roberto, Rosario, Salvino, Stefano e Antonino Mangione; Antonino Mazza, Giovanni Rampello, Maurizio e Stefano Rizzo, Salvatore Fiorino Russo, Giorgio Traina, Pasquale Vetro. Erano difesi tra gli altri dagli avvocati Salvo Priola,  Salvatore Collura, Laura Grado, Enrico Quattrocchi, Raffaele Bonsignore, Silvio Miceli, Aldo Virone, Angelo Formuso, Antonino e Vincenza Gaziano.

 


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