Messina Denaro difende la roba di famiglia e cita le sue "vittime"

Messina Denaro difende la roba di famiglia e cita le sue “vittime”

Il boss ha chiesto di sentire in aula i proprietari di un terreno

PALERMO – Matteo Messina Denaro ha chiesto e ottenuto di essere giudicato col rito abbreviato condizionato all’audizione delle due presunte vittime di estorsione. Il processo si sta celebrando davanti al giudice per l’udienza preliminare Rosario Di Gioia. Le persone offese sono Giuseppina Passanante, figlia di un prestanome del boss, e il marito che, secondo l’accusa, il capomafia avrebbe minacciato per riavere un suo terreno a loro intestato fittiziamente. Il padrino non ci sta, vuole che vengano in aula a spiegare cosa sia accaduto. certo, evidentemente, di potere smontare la loro ricostruzione.

Il processo

La vicenda sta particolarmente a cuore al padrino che aveva già accettato di rispondere sull’argomento. Disse di non conoscere Giuseppina Passanante e il marito Giuseppe La Rosa: “Conosco il papà della Passanante” e spiegò che “il terreno agricolo è stato comprato da mio padre nel 1983. Mio padre ha chiesto a Passanante Alfonso se potesse intestarsi quel bene e lui acconsentì”. Come dire: altro che estorsione, quel terreno è mio.

L’istanza

L’istanza è stata avanzata al giudice dalla legale del boss, Lorenza Guttadauro, che è anche sua nipote. Messina Denaro, detenuto a L’Aquila, non ha partecipato all’udienza. L’accusa era rappresentata dal pm della Direzione distrettuale antimafia Gianluca De Leo. La condizione di citare in aula le due presunte vittime ha il sapore della sfida.

Sempre nel corso del precedente interrogatorio il boss stragista aveva spiegato che fu Alfonso Passanante, nel ’91, a presentargli la figlia: “Ci incontrammo a Tre Fontane (località balneare di Cmpobello di Mazara, il paese dove ha vissuto l’ultima fase della sua latitanza) e disse alla figlia ‘qualsiasi cosa succeda tu devi sapere che il terreno è suo’. Io non ho mai fatto richieste alla Passanante, i guadagni se la vedeva lei”.

L’onore della famiglia

Ad un certo punto, però, venne a sapere che i Passanante “avevano tutte cose ipotecate dalle banche e la signora Passanante non so in che anno è riuscita a svincolare tutte le proprietà facendo un concordato con le banche creditrici mediante un mutuo. Io sapevo queste notizie da altre fonti non dalla Passanante. Era normale che seguissi queste operazioni”. Chi lo ha informato? “Vengo a sapere che lei voleva vendere il terreno. Avevano l’affare concluso, ma sotto prezzo. Lei voleva prendere i soldi di questo terreno per estinguere il mutuo. A quel punto ho inviato una lettera alla Passanante per rivendicare la proprietà del terreno, credendo di essere nel giusto”. Non aveva alcuna intenzione di farsi mettere in piedi in testa. Bisognava difendere l’onore della famiglia e la memoria del padre.


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