PALERMO – Avrebbe fatto ritrovare l’arma del delitto con la quale fu ucciso Giovanni Rosselli, assassinato con una coltellata allo sterno il 1 novembre del 2011, al culmine di una violenta lite familiare avvenuta in un condominio di largo Rahman a Palermo.
Nicola Nicolosi, zio della vittima, è stato chiamato a deporre davanti la seconda sezione della corte d’assise del tribunale di Palermo. Rispondendo alle domande del pm Alessandro Picchi, Nicolosi ha raccontato alcuni particolari di quel pomeriggio di novembre e della rissa avvenuta tra i nipoti Giovanni e Filippo Rosselli e la famiglia Rosone.
Stando alla testimonianza, confermata dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti, quel pomeriggio Nicolosi si sarebbe recato in largo Rahman allertato dai nipoti Giovanni e Filippo.
La vittima, infatti, avrebbe accompagnato il fratello Filippo a casa dell’ex moglie Rita Rosone per discutere di un presunto incidente avuto dalla donna con l’auto dell’ex martito. La discussione tra gli ex coniugi, però, sarebbe presto degenerata passando dalle parole ai fatti. Filippo Rosselli avrebbe cominciato a picchiare l’ex moglie. A quel punto , in difesa della donna , sarebbe scattato l’intervento di Antonino e Michelangelo Rosone, rispettivamente il padre e il fratello di Rita. Ne sarebbe nata una violenta colluttazione: i Rosone da un lato, i fratelli Rosselli dall’altro. Giovanni Rosselli fù ucciso, nella concitazione, da una coltellata mortale allo sterno. Stando alla tesi sostenuta dall’accusa entrambi i Rosone quel giorno sarebbero stati armati di coltelli da cucina.
Al suo arrivo in via Rahman Nicolosi ha dichiarato di essere stato aggredito da Michelangelo Rosone al quale, dopo una breve colluttazione, avrebbe sfilato dalle mani un coltello da cucina insanguinato. Sarebbe stato poi lo stesso zio della vittima a prendere la presunta arma del delitto e a gettarla in un vicino contenitore per la raccolta differenziata dei rifiuti. Arma del delitto che avrebbe successivamente segnalato e fatta ritrovare agli investigatori. Un altro coltello sempre con tracce di sangue venne, invece, ritrovato nell’appartamento di Antonino Rosone.
Resta ancora da chiarire chi sia stato effettivamente a sferrare il colpo mortale a Giovanni Rosselli. Entrambi i Rosone erano presenti in aula per il processo . Entrambi, attualmente detenuti al carcere Ucciardone di Palermo, sono accusati dell’omicidio di Giovanni Rosselli e del tentato omicidio di Filippo Rosselli, rimasto gravemente ferito durante la rissa . E’ stato, invece, già condannato a 8 anni un altro esponente della famiglia Rosone all’epoca dei fatti minorenne.
Intanto la famiglia Rosselli, rappresentata dagli avvocati Bellotta – Turrisi – Cavoli, si è costituita parte civile nel processo. Nel corso della prossima udienza, fissata per l’11 febbraio, si andrà avanti con l’esame dei testimoni. Attese le deposizioni dei medici legali che ispezionarono il cadavere di Rosselli e del pentito Rosario Marotta.