La Regione promuove e valorizza | Ars, due anni senza vere riforme - Live Sicilia

La Regione promuove e valorizza | Ars, due anni senza vere riforme

Finora parlamento e governo hanno portato a casa solo qualche "leggina". E sugli enti regionali è tutto fermo, come nel 2017.

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PALERMO – Dalla variazione del nome ai comuni termali fino alla legge che crea un osservatorio per la sicurezza degli operatori sanitari. Dalle norme sulla valorizzazione del patrimonio storico della Prima e della Seconda guerra mondiale a quella sui parcheggi di interscambio. E ancora dalla legge che istituisce il Forum regionale dei giovani e l’osservatorio delle politiche giovanili e quella per la promozione della cultura della pace in Sicilia.

Sono passati due anni dall’inizio del governo Musumeci e della legislatura all’Ars ma, fino ad oggi, mentre tutti i comparti scendono in piazza o minacciano di farlo, i due palazzi del potere regionale all’elenco delle cose fatte rispondono con tante “leggine”, molti documenti finanziari e poche riforme di cui difficilmente si percepiscono le conseguenze pratiche per la Sicilia.

Le “leggine” riscritte

Passando in rassegna le altre leggi, poi si incontrano non solo tante leggi di secondaria importanza ma anche l’accumularsi di impugnative su proposte legislative “più innocue”, come nel caso delle leggi sulla variazione del nome dei comuni termali o quella sul forum contro la mafia. Per quattro volte dall’inizio della legislatura l’Ars ha dovuto mettere mano alla questione delle elezioni delle ex province. Ci sono piccole leggi per tutti i settori: la vendita diretta dei prodotti agricoli, i parcheggi di interscambio, le cooperative di comunità, i marina resort, l’istituzione del Forum dei giovani, l’istituzione di un Osservatorio regionale sulla sicurezza degli operatori sanitari, Il riordino del settore dell’assistenza nelle aree pediatriche. E come non ricordare un disegno di legge, rimasto tale che però fu all’ordine del giorno dell’Ars come quello sulle aiuole?

Le riforme approvate

Sono passate col contributo dell’opposizione le uniche riforme approvate dall’inizio della legislatura: quella sul diritto allo studio, la riforma sulla pesca, quella sulla semplificazione dei procedimenti amministrativi e quella sulle semplificazioni amministrative nel settore dei beni culturali.

In quest’ultimo caso si trattava della legge Tusa, una legge di semplificazione che adeguava la Sicilia al resto d’Italia quanto alla concessione delle autorizzazioni da parte degli uffici di tutela dei Beni Culturali. La legge fu approvata sull’onda emotiva della scomparsa dell’assessore e la connotazione fu più commemorativa che politica.

La riforma del settore delle pesca è stata approvata in totale accordo con le opposizioni. La legge sul diritto allo studio, invece, ha incassato l’appoggio del Partito democratico mentre il M5s l’ha definita “una legge inutile” per la mancanza di stanziamenti economici. E’ stata approvata a maggioranza la sola legge sui procedimenti amministrativi, la legge di adeguamento alla riforma Madia, passata con la maggioranza di 35 deputati e con il Pd che è rimasto in aula e si è astenuto.

Quello sul ddl rifiuti, così, è stato il voto al più politico dei progetti di riforma e, complici le assenze nelle file della maggioranza e la totale assenza di accordo, il governo è andato ko sul primo articolo, l’unico votato. Oggi arriva in aula un’altra riforma: quella della Formazione professionale mentre fra quelle che aspettano d’essere esaminate c’è ad esempio quella sulle Ipab. All’orizzonte c’è però il Giudizio di parifica ed è difficile credere che Sala d’Ercole possa varare entrambe le riforme con l’incombere di una nuova e lunga sessione di bilancio.

La gestione di enti e partecipate

Anche sul fronte amministrativo non mancano le riforme annunciate e non realizzate. L’Irca, ente che dovrebbe nascere dall’accorpamento di Crias e Ircac, dopo un anno e mezzo dalla sua previsione non è ancora nato. L’Esa, l’Ente per lo sviluppo agricolo che il governatore aveva definito l’“ultimo carrozzone della Prima Repubblica” non è stato chiuso malgrado il governatore si fosse impegnato a farlo. Una delibera di giunta dello scorso anno aveva tracciato il programma per far nascere un nuovo ente dalle ceneri del Cas con un accordo con Anas, ma la contrattazione non è ancora arrivata a un esito. Incerto è anche il futuro di Riscossione Sicilia. La società di riscossione regionale doveva essere ceduta all’Agenzia delle Entrate ma anche in questo caso non è ancora chiaro il destino dell’ente.

Non finisce qui. Il governo vorrebbe infatti superare gli Istituti autonomi per le case popolari, istituendo un’unica Agenzia della casa ma anche i consorzi di Bonifica che dovrebbero essere riuniti in due “macroconsorzi” uno per la Sicilia orientale e un altro per quella occidentale. In questi ultimi due casi però occorre tornare a Palazzo dei Normanni e far approvare i ddl approvati dalla giunta e in qualche caso esaminati dalle commissioni di merito. Dopo due anni, insomma, la Sicilia attende ancora le riforme.


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