Formazione, il Miur al governo: | "Pronti al commissariamento" - Live Sicilia

Formazione, il Miur al governo: | “Pronti al commissariamento”

Il ministero dell'istruzione scrive all'esecutivo regionale, parlando di "perdurante inadeguatezza del sistema". Faraone: "Si rischia di non assicurare i livelli minimi ai cittadini". E Roma minaccia di "sostituirsi" alla giunta siciliana. Intanto, tra ritardi e fallimenti il settore rischia di esplodere e migliaia di persone sono a un passo dal licenziamento.

PALERMO – La lettera è partita. Il governo Renzi ha avvisato l’esecutivo di Crocetta: “Siamo pronti a commissariare la Formazione professionale siciliana”. La nota è firmata dal dirigente generale del dipartimento per il sistema educativo di istruzione e Formazione del Miur, Carmela Palumbo. Un ministero, fatto non marginale, nel quale un siciliano ricopre una carica di altissimo livello.

E il sottosegretario Davide Faraone sul tema della Formazione va già duro: “In questo settore – spiega – ci sono dei ritardi enormi, ritardi che rappresentano il rischio della negazione di un diritto ai cittadini. Abbiamo ricevuto al Miur interrogazioni parlamentari e segnalazioni a riguardo e per questo abbiamo deciso di attivarci per risolvere la questione. Tra le strade percorribili – dice senza mezzi termini – c’è quella del commissariamento. Ma speriamo, e a maggior ragione lo spero io da siciliano, che le regioni riescano a fare da sole. In caso contrario, però, dovremo muoverci di conseguenza: non possiamo far finta di non vedere che si agisce con superficialità a danno dei cittadini”.

E in effetti la nota del Miur non lascia spazio a dubbi. Per Roma, la gestione del settore in Sicilia in questi anni si è rivelata un fallimento. E adesso il governo nazionale è pronto a sostituirsi a quello regionale. Un commissariamento che rappresenterebbe un gesto estremo, ma necessario data la “perdurante inadeguatezza del sistema”. Il Miur, infatti, precisa di essere consapevole che “la competenza esclusiva nella programmazione e gestione dei percorsi in parola è regionale”, ma sottolinea anche che sarebbero “pervenute a questo Ministero alcune interrogazioni parlamentari e numerose segnalazioni che lamentano l’inadeguatezza del sistema di Istruzione e Formazione Professionale nella Regione Siciliana”. Inadeguatezza tale da violare “le norme del Capo terzo del decreto legislativo 17 ottobre 2005, numero 226, le quali, come noto, definiscono i livelli essenziali del servizio, anche in relazione alle indicazioni dell’Unione Europea”.

Insomma, la Regione siciliana non sarebbe nelle condizioni di assicurare nemmeno i “livelli minimi” nel settore. E il dirigente generale del Miur precisa anche quali siano gli articoli di quel decreto che la Sicilia rischia di violare. Si tratta di tre norme in particolare: quelle riguardanti il “soddisfacimento della domanda di frequenza”, i “livelli essenziali dell’orario minimo annuale e dell’articolazione (triennale e quadriennale) dei percorsi formativi, nonché l’avvio contestuale dei percorsi del sistema educativo di Istruzione e Formazione” e infine “I livelli essenziali delle strutture e dei servizi delle istituzioni formative”. Quest’ultimo passaggio riguarda nello specifico, tra gli altri, i requisiti relativi alla capacità gestionale e alla condizione economica degli enti di Formazione, il rispetto dei contratti collettivi di lavoro, l’adeguatezza dei locali e tecnologica.

Livelli essenziali. Che la Regione siciliana non sarebbe in grado di garantire. Così, il Miur ricorda che, sulla base dell’articolo 120 della costituzione, “in caso di perdurante inadeguatezza del sistema in oggetto, il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, quando lo richieda la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali”. E il governo, adesso, chiede “sollecite notizie” all’esecutivo di Crocetta. Ma nella nota del Miur si intravede già un durissimo giudizio politico. Non a caso nella lettera di fa riferimento alla possibile “perdurante inadeguatezza del sistema”. Un sistema che adesso potrebbe davvero esplodere.

Tra pochi giorni, infatti, “scadrà” la terza annualità dell’Avviso 20. Da quel momento in poi, gli enti di Formazione non potranno più contare sulle commesse necessarie per garantire ai lavoratori lo stipendio. “In assenza di un nuovo Piano per l’Offerta formativa – ha denunciato il segretario regionale della Uil, Giuseppe Raimondi – gli enti attiveranno le procedure di licenziamento. In mezzo alla strada finiranno almeno seimila persone. Una situazione inaccettabile”. Uno scenario “tragico”, confermato anche dal sindacato Cisl. “Nel limbo – denuncia infatti Giovanni Migliore – sono anche i 1.800 ex lavoratori degli sportelli. Avrebbero dovuto, grazie a Garanzia giovani, transitare nelle nuove aziende che dovranno occuparsi dei servizi per i lavoro. Ma le attività di accreditamento e di effettiva “azione” di questi soggetti procedono a rilento. E i lavoratori, oggi, non hanno né un presente né un futuro”. Anche perché, spiega sempre Migliore, “il Ministero del Lavoro ha confermato anche due giorni fa che la Cassa d’integrazione in deroga non è utilizzabile per i lavoratori della Formazione”.

E così, gli ex sportellisti si trovano oggi senza un presente e senza un futuro. Anzi, con un recente decreto dell’assessorato al Lavoro, la Regione ha deciso di potenziare, con una somma di 4 milioni di euro, i Centri per l’impiego. “In pratica, – la denuncia di uno dei lavoratori degli sportelli, Adriana Vitale – lavoratori come noi, riqualificati con ingenti risorse pubbliche e con 15 anni di esperienza sul campo sono messi fuori, mentre si decide di sprecare altre risorse pubbliche nella riqualificazione di altri lavoratori che dovranno, alla fine, possedere le stesse nostre competenze. Un vero paradosso”. Seimila lavoratori a un passo dal baratro. Corsi in ritardo. Il progetto Prometeo “si è rivelato – insiste Migliore della Cisl – un fallimento”. Mentre il Ciapi rischia di esplodere. Come tutta la Formazione professionale siciliana. Un disastro. Ma adesso anche Roma è pronta a chiedere al governo Crocetta di farsi da parte.


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