"Rimpasto: pronto a discutere | Il mio stipendio? Ci ho rimesso" - Live Sicilia

“Rimpasto: pronto a discutere | Il mio stipendio? Ci ho rimesso”

CROCETTA A TUTTO CAMPO. Lunghissima intervista al presidente della Regione: si parte dall'attualità politica e si arriva ovunque. Come andrà col Commissario dello Stato? Si riaprirà una trattativa con gli ex addetti stampa? E il Pd? E Renzi? E lo stipendio ridotto? Tutte le risposte del governatore.

L'intervista a Crocetta
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PALERMO- “I partiti vogliono un rimpasto? Avevamo già chiarito questa vicenda a giugno. E queste cose si discutono nelle sedi istituzionali, non certo sulla stampa”. Rosario Crocetta non dribbla l’argomento. Conferma l’apprezzamento per il lavoro dei suoi assessori, ma non chiude. Anzi, apre al ritocco nell’esecutivo: “Ma le esternazioni sui giornali –  rilancia, un po’ piccato – di solito spettano all’opposizione. Chi crede di far parte della maggioranza, sollevi la questione nei luoghi opportuni”. Il governatore non si sottrae alle domande in questa lunga intervista.

Presidente, che si tratti di esternazioni mediatiche o meno, il fatto resta: molti esponenti della sua maggioranza chiedono di mettere mano  alla composizione del governo.
“Certo, ma lo fanno, magari, attraverso un comunicato lanciato da un villaggio turistico, o da una villa di campagna. Nessuno è venuto mai da me a discuterne. Quando finiranno le loro ferie, ne potremo parlare. Io intanto non mi sono ancora fermato e continuo a interessarmi ai problemi veri della Sicilia”.

Ci pare di capire, però, che lei non esclude un rimpasto.
“Discuteremo, certamente. E nella discussione entrerà anche la valutazione sull’operato della giunta, perché no?”.

Intanto ci faccia conoscere la sua valutazione sull’operato degli assessori.
“Io sono contento di ciascuno di loro. C’è un clima di grande armonia  e collegialità in giunta. E, considerato che il bilancio è stato approvato solo in aprile, non hanno nemmeno avuto molto tempo per iniziare a far vedere i frutti del loro lavoro”.

A dire il vero, in tanti – anche tra esponenti del suo partito, il Pd – parlano di governo degli annunci. Il ministro D’Alia ha anche detto: ‘Basta con le chiacchiere’. A proposito, che succede tra lei e l’Udc?
“Dovrebbe chiederlo a loro. Io ancora non l’ho capito. Da qualche giorno portano avanti polemiche incomprensibili. Che denotano anche una scarsa conoscenza dell’operato del governo”.

Un esponente di spicco dei centristi, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha bollato come ‘improponibili’ alcuni  provvedimenti del governo. Si riferiva in particolare alla legge  sull’antiparentopoli e ha annunciato la ‘resistenza’ dell’Assemblea di fronte a disegni di legge inadeguati.
“Non capisco nemmeno Ardizzone. La legge che prevede l’abolizione della Tabella H è passata dal vaglio del Commissario dello Stato senza essere sfiorata. Riguardo a quella sulle incompatibilità, Aronica è intervenuto soltanto per cassare le parole ‘funzionario’ e ‘socio’. Bene, se dobbiamo dirla tutta, era stato proprio Ardizzone a chiedermi di inserire la parola ‘socio’. Anzi, lui pretendeva si inserisse la qualifica di ‘socio occulto’. E io ero d’accordo con lui”.

E invece, in tanti hanno criticato l’apporto fornito dai suoi collaboratori per scrivere il testo governativo. Il riferimento era chiaramente indirizzato alla Segreteria generale e ai suoi consulenti.
“Tutte balle. I miei collaboratori non c’entrano nulla. Noi volevamo inserire la dicitura di ‘socio economico con particolare rilevanza’, ma poi il ddl è passato dall’Aula, dove è stato esaminato e approvato…”.

…e infine impugnato.
“Posso dire che non condivido del tutto l’impugnativa? Almeno in alcune parti? Ne riparlerò col Commissario, anche perché vorrei che il rapporto sia proficuo. L’intervento di Aronica non può giungere fino a comprimere i diritti del legislatore. Adesso, le ipotesi in campo sono tre: possiamo pubblicare la legge così come è stata impugnata, specificare meglio il concetto di ‘socio’ e in che misura questo può influenzare l’attività dell’ente, infine potremmo proporre ricorso alla Consulta. Ma quest’ultima ipotesi vorrei che si evitasse. Rimane il fatto, però, che anche nella versione ‘impugnata’, questa rimane una delle leggi più avanzate d’Italia”.

La vicenda dell’antiparentopoli è stata derubricata come l’ennesimo ‘spot’ al quale è seguito un risultato non soddisfacente. Non iniziano a essere un po’ troppi, dal Muos all’Irpef, dai Trinacria bond ai tagli alle partecipate, giusto per fare qualche esempio?
“Se vuole, le faccio io l’elenco delle cose che invece abbiamo fatto. Proprio due giorni fa, abbiamo finanziato novanta asili nido, stiamo accelerando con la spesa dei Fondi europei, abbiamo operato tagli alla spesa per 2,5 miliardi, abbiamo messo in moto l’iter per la chiusura delle partecipate in liquidazione, abbiamo anche tagliato del venti per cento il salario accessorio dei dirigenti”.

E lei, invece, ha ridotto il suo stipendio come ha annunciato nei primi giorni da governatore?
“Sono stufo di questa storia. La mia indennità da presidente della Regione è come se non esistesse, visto che io stesso, senza che me lo prescrivesse la legge, l’ho ridotta del venti per cento, mentre la cifra restante mi serve per pagare un’assicurazione personale. Ed è inutile che le dica quanto sia necessaria per me”.

Ma c’è anche l’indennità di deputato.
“Io in effetti guadagno quanto un deputato. La indennità per i portaborse è completamente impegnata per un collaboratore assunto regolarmente e per le spese per una sede di rappresentanza che costa un po’ di più di quelle ‘normali’, visto che è stato necessario installare un circuito di videosorveglianza e montare vetri anti-Kalashnikov. Alla luce dei fatti, anzi, io spendo di tasca mia più di quanto mi venga dato come indennità”.

Quindi nel diventare governatore ci ha rimesso…
“Dal punto di vista economico certamente sì. Un dirigente della Regione guadagna molto più di me. E quando io lavoravo all’Eni, guadagnavo ventimila dollari al mese, che crede?”.

Un’altra vita. E il Pd, le chiede persino di pagare il contributo al partito. A proposito, quei soldi li ha versati?
“Li sto versando. È tutto pronto. Darò anche gli arretrati. Pochi giorni e il bonifico sarà pronto”.

Senta, torniamo alle sue riforme annunciate, ma non ancora del tutto attuate. Il passaggio dalle Province ai liberi consorzi sta creando un enorme caos. Crede che si riuscirà a completare questa transizione entro la data prevista del 31 dicembre, o servirà altro tempo?
“Noi abbiamo già pronti due disegni di legge. Uno col nuovo Piano e uno con le norme transitorie. Lo porteremo al Parlamento, che potrà discuterne. Il governo, certamente, non è in ritardo”.

 Ma molti deputati hanno già aspramente criticato la bozza da voi approntata.
“Nemmeno l’hanno vista… E nel frattempo alimentano polemiche inutili. Sui licei, ad esempio, mi chiedo: perché non possono essere statalizzati? Sono costi inutili a carico delle Province. Anche questa riforma andrà in porto”.

Non sarà uno spot, insomma, un bluff?
“Ancora con questa storia dello spot. Vuole che ricominci? In questi pochi mesi abbiamo trasferito la competenza sui rifiuti ai Comuni, abbiamo evitato il default della Regione, abbiamo risparmiato senza fare della macelleria sociale, abbiamo iniziato a registrare azioni di denuncia da parte dei dirigenti e dei funzionari e abbiamo revocato trentacinque appalti a imprese mafiose”.

In certi casi, all’annuncio non è seguita l’effettiva revoca, come ci hanno segnalato molte di queste aziende.
“Non è vero. Tutte le società per cui abbiamo disposto la revoca, non hanno più rapporti con la Regione”.

Ci spiega, invece, a che punto è la vicenda dell’Ufficio stampa? Da mesi, ormai, la soluzione appare imminente. Ma ancora non si è deciso nulla. A parte il fatto che i ventuno ex addetti stampa sono stati ‘accompagnati’ fuori dal portone di Palazzo d’Orleans.
“Lei crede che io sia felice di licenziare in tronco ventuno persone? Ma non mi hanno dato scelta. Io ero disposto a un dialogo, ad affrontare la questione. Per me, il numero era spropositato così come la carica di caporedattore. E queste persone non potevano credere di essere assunte a tempo indeterminato. Se invece di adire le vie legali, avessero tentato un confronto, anche attraverso i sindacati, forse si sarebbe potuti giungere a una soluzione”.

Presidente, a dire il vero i sindacati e gli stessi giornalisti raccontano di aver cercato un dialogo con lei, ma di avere trovato la porta chiusa.
“Non è così. Mi hanno fatto causa. Alcuni di loro personalmente. Come facevo a dialogare con loro? Adesso, sono in attesa di un parere che ho chiesto all’Ufficio legislativo e legale per capire come comportarmi in vista delle prossime chiamate”.

Quindi ci sarebbe ancora spazio per un dialogo con gli ex addetti stampa?
“Guardi, per me un numero di sette giornalisti è più che sufficiente. Ma io sono disponibile a incontrare gli ex addetti stampa. A patto che si mettano da parte le pretese legate alla carica di caporedattore e a quella di un’assunzione a tempo indeterminato. Si potrebbe, ad esempio, pensare a un meccanismo per il quale tutti gli enti e le aziende regionali che avessero bisogno di un giornalista, fossero obbligati a ‘pescare’ prioritariamente tra quei ventuno nominativi”.

Torniamo un attimo all’Ars. È contento della maggioranza che sostiene il suo governo? Lei si era presentato come il presidente della discontinuità col passato, e ora si trova a governare con alleati che erano stati, in passato, esponenti di spicco dei governi Cuffaro e Lombardo. Non crede, insomma, che la sua maggioranza sia composta da un po’ troppi trasformisti?
“Sarebbero dei trasformisti se cambiassero idea in cambio di qualcosa. Io invece non ho mai promesso niente a nessuno. I cambiamenti riguardano i partiti, mentre io sono il presidente della Regione. Il presidente, insomma, sia dell’elettorato che mi ha votato sia di quello che non mi ha votato. Quello che sta accadendo, semmai, molto più semplicemente è un fatto politico naturale, legato allo scompaginamento del centrodestra. Lo scenario politico nazionale e regionale sta cambiando. E potrebbe cambiare ulteriormente se si dovesse andare a Roma al voto anticipato. Insomma, i vecchi metodi della politica non mi appartengono. Io, per fare un esempio, sconsigliai a Lino Leanza di fuoriuscire dall’Udc. Ma se si forma un gruppo all’Ars che intende sostenere il mio governo, io che faccio? Gli dico di no?”.

Ci mancherebbe. E invece il rapporto col suo partito com’è? Mi riferisco al Pd, per essere chiari. Cosa si aspetta in vista del congresso regionale?
“Non voglio entrare al momento in queste polemiche. Posso solo augurarmi che la scelta del prossimo segretario sia ampiamente condivisa. Serve una guida capace di porsi al di sopra delle divisioni e delle correnti”.

E invece a livello nazionale? Chi vede bene come segretario? Non mi dica Renzi…
“No, certo. Anzi, le dico di più: in tanti mi hanno chiesto di candidarmi. Ma a me interessa l’unità del partito”.

Come ha preso, allora, la notizia dell’avvicinamento a Renzi di Enzo Bianco, che sembrava invece avere inziato con lei un dialogo proficuo?
“L’ho presa bene. Se Bianco è convinto di avere fatto la scelta giusta, sono contento per lui. Questa è la dimostrazione di come io faccia politica: non chiedo nulla, non sono mai stato legato ad alcuna corrente. Forse, ancora, in tanti non hanno compreso bene alcune corde del mio carattere”.

Vale a dire?
“A volte, anche un litigio deve essere considerato un segno di amicizia”.


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