Guadagnavano 700 euro al mese per venticinque ore settimanali, dal primo gennaio sono per strada e non hanno avuto una comunicazione ufficiale in merito. Solo voci. E’ la sorte di 18 lavoratori con contratti co.co.co, licenziati dalla facoltà di Lettere di Catania, impegnati nei servizi di biblioteca, di segreteria e di vigilanza delle aule al Monastero dei Benedettini, sede della facoltà.
Ieri mattina c’erano tutti, in piazza Università, a protestare: con loro esponenti di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani, del movimento studentesco e del Centro Popolare Experia. E’ stato chiesto un incontro al Rettore e al Prefetto da parte della Uil. Il licenziamento è stato motivato dai tagli dei fondi del 30% per il personale: in questo modo si riduce di più del 50% il personale tecnico-amministrativo della Facoltà di Lettere.
Dopo anni di precariato, di inserimento in cooperative, di contratti subordinati e di co.co.co, per questi diciotto lavoratori non c’è la conferma, a differenza di altri 15 colleghi confermati. I lavoratori hanno spiegato che il criterio seguito per la conferma o meno dei contratti è il possesso del titolo di laurea. Eppure –hanno spiegato i lavoratori licenziati- il fine rapporto arriva dopo un’anzianità di lavoro variabile dai quattro ai nove anni. L’ultima proroga era stata di sei mesi, poi la strada.
In piazza Università, quindi, è andato in scena l’ennesimo dramma del precariato, in una città in piena crisi economica, con una disoccupazione sopra al 20% e un lavoro nero da record.
I licenziati hanno sottolineato, per bocca di Daniela Gresta, il loro disagio e spiegato il loro ruolo dentro la struttura d’Ateneo. “Noi che per tanti anni siamo stati e siamo ancora validi collaboratori e in sostegno dell’esiguo personale di ruolo –hanno scritto in un documento fornito alla stampa- spesso sostituendolo per necessità di servizio o per carenza di addetti, adesso ci chiediamo perché stiamo ricevendo questo male….in Facoltà sono ricorrenti seminari, convegni, presentazioni libri, sono ospitati attori, attrici, politici, ambasciatori…e i soldi si spendono, banchetti, cerimonie, nessuno paga….”
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