Province, i deputati a Crocetta: | "La riforma la facciamo noi" - Live Sicilia

Province, i deputati a Crocetta: | “La riforma la facciamo noi”

Il presidente dell'Ars Ardizzone propone un ddl per il recepimento della legge Delrio. Il deputato Lentini ne ha già presentato uno. Il Pd ci pensa. L'opposizione è d'accordo. E i grillini attaccano: "L'ennesimo flop del governatore".

PALERMO – Il contropiede è stato lanciato da Giovani Ardizzone. E adesso, a seguire la “palla” lanciata dal presidente della Assemblea potrebbero essere in tanti. “La riforma delle Province? Applichiamo la legge Delrio”, questa in sintesi la posizione della massima carica del parlamento siciliano. Una posizione che sta trovando ampia condivisione a Sala d’Ercole. Dove diverse forze politiche, anche di maggioranza, sono pronte a “scavalcare” il governo Crocetta. E fare da sé.

Non è un caso che Ardizzone abbia fatto riferimento a un “appello lanciato da più parti politiche, – spiega – ma soprattutto dall’Anci e dai sindacati, per un’applicazione in Sicilia della legge Delrio sulle autonomie locali. Pertanto, – ha annunciato – all’attenzione della prossima conferenza dei capigruppo all’Ars porterò il relativo disegno di legge. Non credo – continua Ardizzone – che recependo la normativa nazionale sia in gioco l’autonomia della Sicilia, tutt’altro. Con la legge regionale del marzo scorso, infatti, sono già stati già istituiti i liberi consorzi dei Comuni e le città metropolitane e si attendeva proprio la norma statale in ordine alle funzioni da attribuire loro. Soprattutto per le città metropolitane, che, è opportuno ricordarlo, diventeranno istituzioni concorrenziali per la gestione di aree vaste a livello europeo”.

Ma come detto, Ardizzone ha annunciato anche la presentazione di un ddl alla conferenza dei capigruppo. Un’ipotesi, quella di applicare il Delrio, che prende sempre più piede, anche tra i partiti di maggioranza. “Il mio gruppo – spiega il deputato dei Pdr Michele Cimino – si è riunito pochi giorni fa e ha concordato, sulle Province, la linea da seguire: noi siamo dell’idea che vada applicato sic et simpliciter il decreto Delrio, anche per garantire un quadro uniforme rispetto alle altre Regioni e alle altre Province”.

Un’applicazione che manderebbe definitivamente in soffitta la “vera” riforma delle Procince, quella del governo Crocetta. Dopo il semplice scioglimento del vecchio ente e la creazione dei Liberi consorzi (che nei confini, in pratica, non muteranno granché, visto che appena quattro comuni hanno manifestato l’intenzione di lasciare le città metropolitane o le Province d’origine), serviva infatti la norma che “riempisse” quelli che sono, al momento, solo dei contenitori vuoti. “Per carità – insiste Cimino – finora si è fatto un buon lavoro. Ma adesso è il momento di accelerare, e l’applicazione della norma nazionale mi pare una buona soluzione”.

Una posizione, del resto, che troverà anche l’appoggio delle opposizioni. “Il presidente Crocetta – ha detto infatti il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone – riconosca una volta per tutte il fallimento della sua pseudo-riforma delle province, e porti subito in Aula un testo che ne consenta l’abrogazione. Forza Italia propone per la Sicilia il recepimento della riforma Delrio, ma – aggiunge – con una modifica sostanziale, ossia l’introduzione dell’elezione diretta del presidente da parte dei cittadini. Crocetta eviti un estenuante quanto inutile braccio di ferro con la sua stessa maggioranza e giunga alla ragionevolezza. Le province hanno bisogno di essere ben governate e – afferma – in tal senso la strada intrapresa dal governo regionale è la più sbagliata”.Una richiesta che rilancia, anche riguardo all’elezione diretta del presidente, quella di qualche giorno fa di Nello Musumeci.

Insomma, il fronte per lavorare al nuovo ddl che “scavalchi” quello governativo è davvero ampio e trasversale. E adesso anche il Pd ci sta pensando. I deputati si riuniranno nei prossimi giorni proprio per verificare lo stato di avanzamento della riforma, confrontandosi anche con gli altri partiti della maggioranza. “Dobbiamo valutare – spiega il capogruppo Pd Baldo Gucciardi – tutti gli aspetti, anche di natura tecnica. Senza dimenticare che esiste uno Statuto e che è già stata approvata una legge regionale, mentre un’altra sta per essere esitata. Il mio gruppo valuterà, anche confrontandosi dal punto di vista politico con Roma, poi deciderà”.

“Con le Province – ha detto però apertamente anche in Aula il capogruppo di Articolo 4 Luca Sammartino – abbiamo fallito: non ha senso proporre riforme che non siamo capaci di portare a termine. Applichiamo da subito la norma nazionale”. E il gruppo parlamentare è andato anche oltre le dichiarazioni. Il deputato Totò Lentini ha anche depositato, venerdì scorso, un ddl che prevede il recepimento del Delrio. Un atto che ha, come emerge anche dalle dichiarazioni del parlamentare, una chiara valenza politica: “Le giuste critiche per l’impasse in cui è scivolata la riforma devono trovare risposta concreta: recependo la legge Delrio – spiega Lentini – la Sicilia può recuperare immediatamente sul percorso di modernizzazione del sistema istituzionale. I siciliani ci chiedono di agire concretamente: mi auguro che la mia proposta, che immagino troverà ampia condivisione politica, venga immediatamente sottoposta all’esame ed all’approvazione dell’Ars. Il tempo delle tattiche e delle chiacchiere – conclude – è ampiamente scaduto. Il parlamento ed il governo mostrino responsabilità recependo subito una buona legge che serve allo sviluppo dell’Isola, taglia i costi della politica ed allinea la Sicilia ai più moderni modelli europei.”

Il decreto Delrio in estrema sintesi prevede il mantenimento delle Province, per le quali però verranno ridefiniti compiti e funzioni. Ma, come del resto previsto anche dalla norma regionale sui Liberi consorzi, l’ente cesserà di essere un organo elettivo: a fare parte delle nuove giunte provinciali e dei nuovi consigli, infatti, sarebbero i sindaci, gli assessori o i consiglieri eletti dei Comuni che appartengono al territorio sotto cui la giurisdizione della provincia rimane. Gli stessi non precepirebbero alcuna indennità. Gli organi quindi verranno scelti attraverso le cosiddette elezioni di “secondo livello”. Il presidente, sarà il sindaco del comune capoluogo; l’assemblea dei sindaci raggrupperà tutti i primi cittadini del circondario, il consiglio provinciale, sarà formato da 10 a 16 membri scelti tra gli amministratori municipali del territorio. Sul fronte delle competenze, la più importante funzione in capo alle Province sarà quella relativa all’edilizia scolastica oltre a quella riguardante le pari opportunità. Mentre su trasporti, ambiente e mobilità gli enti avranno il compito della pianificazione.

Durissimi i parlamentari del Movimento cinque stelle. Secondo i pentastellati, se la riforma delle Province sarà un flop, “sarà esclusivamente colpa di Crocetta. Poteva e doveva essere – spiegano i parlamentari Cappello e Siragusa – una riforma epocale, ma come sempre il ‘Re Mida al contrario’ ha lasciato tutto a metà e ora cerca di scaricare ad altri le responsabilità della sua inettitudine. Per lui e la sua armata Brancaleone il tempo è scaduto. Deve andare a casa. Quanto sta avvenendo su questo tema – aggiungono i deputati – è l’ennesima prova del fallimento politico di Crocetta e del suo governo di inetti ed incompetenti. La totale assenza da parte del presidente della Regione di una qualsiasi visione politica ed amministrativa e di una progettualità per il futuro hanno di fatto bloccato la possibilità di dare vita in Sicilia ad una realtà amministrativa diversa e migliore per gli enti locali e, come suo costume, il presidente scarica i suoi fallimenti sugli altri, additando l’introduzione del referendum confermativo come causa del flop della legge. Questo è invece il risultato di una politica basata sugli annunci e sugli scoop, ma non supportata – concludono Cappello e Siragusa – da una adeguata competenza e preparazione e da una strategia seria”. E così, è già partito il contropiede.


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