Quattrocento lavoratori a rischio |Il fallimento della politica - Live Sicilia

Quattrocento lavoratori a rischio |Il fallimento della politica

La partecipata a un passo dal crack. Le parole dell'amministratore unico Ontario.

PUBBLISERVIZI
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CATANIA – La vertenza di Pubbliservizi ha tenuto banco in questa lunga campagna elettorale consumata tra veleni e attacchi sugli impresentabili. Il vecchio modo di fare politica ha vinto ancora una volta. Promesse e vane garanzie che sono servite solo a rimandare quello che a conti fatti, e non serve nemmeno il pallottoliere, è già accaduto. Il futuro di 400 lavoratori è stato messo nel limbo e nessuna decisione ufficiale e concreta è stata portata avanti. Tutto è rinviato al dopo voto. E in questa situazione traballante i protagonisti sono gli amministratori della cosa pubblica: Rosario Crocetta, che alcuni anni fa ha nominato Adolfo Messina ai vertici della Pubbliservizi che poi è finito in manette per appalti pilotati, Enzo Bianco che da sindaco metropolitano ha portato Silvio Ontario con l’infausto compito di salvare il carrozzone, e infinte torna alla ribalta il governatore della rivoluzione, che nel suo semestre bianco, nomina commissario della Città Metropolitana Salvo Cocina.

Le carte al Tribunale fallimentare non sono state ancora portate. Sono però pronte perché la situazione alla Pubbliservizi è molto dura. Anzi al limite. L’amministratore unico Silvio Ontario non nasconde la realtà delle cose: “Stiamo resistendo per cercare di portare avanti la Pubbliservizi. La situazione è molto dura, anche perché non arrivano soldi”.

Smentite quindi le foci che i faldoni sarebbero già nelle mani dei giudici fallimentari al Palazzo di Giustizia di piazza Giovanni Verga. “Noi ancora non abbiamo portato le carte in Tribunale. Sono decisioni che si prenderanno se non cambieranno le cose. Io teoricamente le carte in Tribunale – ammette Ontario – le devo portare da tre mesi”.

Sembrano lontanissimi i tempi della foto gioiosa inviata dal sindaco metropolitano Enzo Bianco in cui si parlava della tanto agognata proroga del contratto. In queste ultime settimane le cose sono precipitate e alla fine del tunnel non sembrano esserci barlumi di speranza. “Portare le carte in Tribunale è una delle ipotesi che pavento da un paio di settimane – dice Ontario a LiveSiciliaCatania –  ma mi hanno dato determinate garanzie: dal Prefetto alle dichiarazioni che hanno fatto in assemblea dei soci. Quindi io ho temporeggiato – aggiunge – cercando di resistere per le 400 famiglie che abbiamo e anche per non interrompere il pubblico servizio che noi svolgiamo per la sicurezza”.

Garanzie, promesse, cambiamenti. Parole che a conti fatti sono rimasti tali. Ontario ribadisce che la strada di piazza Verga si farà solo se non cambieranno le cose. Al momento non ci sono nemmeno le condizioni per lavorare. “Perché a differenza di quello che pensano tutti alla Pubbliservizi vogliamo lavorare ma ci devono essere le condizioni. Noi non abbiamo mezzi, non abbiamo benzina, non abbiamo tute, non abbiamo divise, non abbiamo il filo per il tagliaerba, non abbiamo catena per la motosega. Quando nei primi mesi avevamo qualche soldino – spiega l’amministratore unico della Partecipata – per poterli fare lavorare i dipendenti hanno dimostrato quanto vale la Pubbliservizi”.

La vertenza Pubbliservizi è stata una delle priorità nell’agenda di Salvo Cocina, nominato dal governatore uscente Rosario Crocetta alla guida della Città Metropolitana. “Stiamo cercando con il nuovo commissario di trovare soluzioni. Ma non ne vediamo all’orizzonte”, spiega Ontario.

La situazione finanziaria è al collasso. “C’è un problema di liquidità e un problema di futuro, perché non mi hanno dato prospettive per il rinnovo triennale”, illustra l’amministratore di Pubbliservizi. Perché alla base di tutto “serve un contratto”. “Dalla Città Metropolitana dicono che in questo momento non si possono impegnare in nessuna maniera”. Tutto nel limbo, insomma.

Il rinnovo fino a dicembre prospettato dalla Città Metropolitana è uno schiaffo ben assestato ai lavoratori. “Da un milione per gli stipendi che avevamo al mese siamo arrivati a 560 mila. E dobbiamo comunque garantire i servizi. E’ veramente complicato. Noi stiamo cercando di trovare una soluzione con gli orari e le persone”, spiega Ontario. Ma l’impresa sembra quasi titanica. E oltre all’ordinario “abbiamo dei lavori che ci hanno assegnato di circa 2 milioni e mezzo di euro”, afferma Ontario.

Il dialogo con i sindacati è aperto ma le forze sociali non hanno accettato la riduzione del monte orario. “Bisogna mettere necessariamente al 60% le ore dei lavoratori. I sindacati non hanno accettato – spiega Ontario – ma c’è una procedura automatica, così come prevede la legge, che va avanti. Una volta che non si è raggiunto l’accordo con i sindacati si fa la richiesta all’ufficio del lavoro, a quel punto passano 25 giorni e se in questo arco di tempo non si trova l’intesa si va avanti”.

La situazione economica e finanziaria della Pubbliservizi trovata da Ontario era drammatica. Poche settimane dopo sono arrivate anche le conseguenze della tempesta giudiziaria sugli appalti pilotati con l’arresto dell’ex presidente Adolfo Messina e di alcuni dipendenti della partecipata della Città Metropolitana. La politica di Ontario è stata quella di tagliare partendo dai privilegi e i famosi super minimi. E non solo, perché gli sprechi erano enormi. “Abbiamo risparmiato il 20% del carburante, abbiamo risparmiato eliminando 28 fotocopiatori giganti che pagavamo con un canone enorme ogni mese, abbiamo eliminato 508 schede telefoniche che pagavamo con contratti illimitati e anche abilitati per l’estero”. E’ saltato invece tutto il lavoro fatto per risparmiare sui contenziosi con i fornitori. “Abbiamo fatto un saldo e stralcio con i fornitori per un possibile risparmio di un milione e centomila euro. Se avanzavano 100 io gliene davo 50 in 7 rate. Ma chiaramente non avendo potuto onorare questi pagamenti, tutto è rimasto bloccato”. E lo spettro del fallimento sembra sempre più vicino.


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