Forse pochi palermitani sanno che tra le imponenti statue che delimitano il sagrato della Cattedrale di Palermo ci sono due simulacri con la tiara, il copricapo papale, che ricordano due illustri palermitani che nell’VII secolo sedettero sulla Cattedra di Pietro e che oggi la Chiesa venera come santi: papa Agatone e papa Sergio I. Sant’Agatone che nacque a Palermo da una famiglia greca benestante, dopo la morte dei genitori fece dono dell’eredità ai poveri e si ritirò nel monastero di S. Ermete, antico cenobio benedettino fondato da Papa Gregorio Magno, che sorgeva dove attualmente si trova la chiesa di S. Giovanni degli eremiti. Papa Agatone, eletto al soglio pontificio il 27 giugno 678, fu papa per soli tre anni ma viene ricordato come il pontefice che si occupò del cristianesimo nelle isole britanniche restaurando Vilfredo nella sede episcopale di York e che si prese anche la briga di regolare i rapporti con l’imperatore bizantino a cui smise di pagare i tributi. Sotto il pontificato di Agatone si svolse a Costantinopoli il sesto concilio ecumenico che condannò l’eresia monotelista. Questo papa palermitano, che è anche patrono della città messo in ombra da Santa Rosalia, sarebbe stato anche il più longevo dei successori di san Pietro, infatti la tradizione vuole che Agatone non sia stato eletto al pontificato nel fiore degli anni ma alla veneranda età di centotre anni!
Da Palermo, ma di famiglia siriana, venne anche il terzo papa siciliano Sergio I che giovanissimo si trasferì a Roma. Palermo però evidentemente segnò il suo carattere, Sergio fu infatti un papa ‘sperto’ per dirla alla palermitana: venne eletto papa dopo aver abilmente messo fuori gioco i due rivali Pasquale e Teodoro che erano stati eletti dalle proprie fazioni e sostenuto dal popolo romano, dal quale era molto amato, umiliò anche l’imperatore bizantino Giustiniano II e il suo alto dignitario Zaccaria che era stato mandato per arrestare papa Sergio per avere rigettato i decreti imperiali. Secondo lo storico tedesco Gregorovius il protospatario imperiale finì per nascondersi dalla folla inferocita accorsa per difendere il palazzo papale sotto il letto del papa ‘sperto’.
Sergio I non è solo celebre per questi eventi burrascosi ma fu anche uomo di pace, a lui si deve la pace religiosa nel patriarcato di Aquileia (Veneto, Istria e terre d’Oltralpe) spaccato per 140 anni da contrasti, anche politici, a proposito della persona e delle nature del Cristo (questione dei Tre Capitoli). Di questo papa palermitano c’è anche un ricordo nel rito della messa nel quale fece introdurre il canto dell’Agnus Dei. I due papi palermitani furono entrambi sepolti nella antica basilica costantiniana di san Pietro mentre alla città di Palermo rimangono le due statue che vegliano sulla Cattedrale e sul corso Vittorio Emanuele. Chissà che la visita di Papa Benedetto XVI non aiuti la città a ritrovare la memoria di questi suoi due illustri figli, magari la vista dei due simulacri, che qualcuno potrebbe indicare al pontefice, solleticherà la vivace intelligenza di Papa Ratzinger che con una sua parola potrebbe riconsegnare a Palermo la memoria perduta del patrono spodestato e del papa ‘sperto’ che insieme ai santi e alle altre figure esemplari della chiesa palermitana ci ricordano che questa città sfiduciata può dare ancora tanto alla Chiesa, al mondo e alla storia.