“Il suo intervento, presidente Conte, esige risposte in nome della libertà e della verità: gli italiani sono per l’emergenza sanitaria in uno stato che ricorda gli arresti domiciliari. Non ne usciamo con un paternalismo populista o una visione priva di politica…nella fase 2 della politica non basta giocare su paura e preoccupazione”.
Se qualcuno chiedesse chi potrebbe aver pronunciato queste parole risponderemmo sicuramente Matteo Salvini o Giorgia Meloni. Invece no, le ha pronunciate Matteo Renzi, leader di una forza politica di maggioranza. Le ha pronunciate in Parlamento, dopo il discorso non facile del premier. “Se sceglie la strada del populismo, non avrà al suo fianco Italia Viva”, ha aggiunto rivolgendosi al presidente del Consiglio.
Chiediamo perdono per la franchezza, ma atteggiamenti del genere, assunti dal capo di un partito di governo in questo momento drammatico e con il rischio alto di una ri-esplosione del contagio da Covid-19, lasciano attoniti. Soprattutto se posti in relazione a quanto detto da Conte nella sua informativa alla Camera e poi al Senato.
Conte non poteva non fare riferimento a quel maledetto parametro della curva dei contagi, il famigerato R con 0. Calcolato, in atto, tra lo 0,5 e lo 0,7. Se dovesse improvvisamente impennarsi per l’irresponsabilità di qualcuno – imprenditore, sindacalista, commerciante, vescovo – o la frenesia da consenso di qualcun altro – governatore, sindaco, segretario di partito – sopra l’1 ripiomberemmo nuovamente nell’incubo. A quel punto non sarebbe chiesta la testa del presidente di Confindustria o dei segretari generali dei sindacati, e nemmeno del presidente della Conferenza Episcopale Italiana o dei governatori della Lombardia, del Veneto, della Calabria o della Sicilia. Chiederemmo tutti la testa di Giuseppe Conte.
Aprire o meno un comparto produttivo, la scuola, le chiese, i negozi, aprire in modo generalizzato e prima di un determinato tempo incide sullo stramaledetto parametro R con 0 e saremmo punto e a capo. Per una ragione semplice: il virus è ancora tra noi e non abbiamo ancora armi efficaci per sconfiggerlo. Renzi ha detto: “Nessuno le ha chiesto di riaprire tutto, abbiamo chiesto riaperture con gradualità e proporzionalità”. Esattamente ciò che sta facendo il Governo, con la predisposizione di appositi protocolli di sicurezza, supportato dal Comitato tecnico-scientifico; allora perché mandare un messaggio falsificato all’opinione pubblica?
Renzi ha accusato Conte di violare la Costituzione. Ci limitiamo a far notare che ci troviamo dinanzi a un’emergenza inedita anche dal punto di vista giuridico, non solo epidemiologico. Dobbiamo, quindi, usare gli strumenti che l’Ordinamento giuridico ci offre nel rispetto del principio di legalità e della riserva di legge. Principi assolutamente osservati nell’iter procedurale scelto.
Dobbiamo affrontare un evento che non si consuma in se stesso, come un terremoto, ma che si evolve in modo subdolo e aggressivo continuamente e che, pertanto, impone mezzi giuridici flessibili e tempestivi, nella delicata operazione di contemperare il diritto supremo alla vita e alla salute con gli altri importanti diritti della persona tutelati costituzionalmente. La gente versa in pesanti condizioni economiche, certo, ma non c’è un datore di lavoro contro cui possiamo scioperare, c’è un virus. Chi ha il dovere di provvedere, perché al governo della nazione, lo sta facendo con provvedimenti economici straordinari e lottando in Europa per ottenere aiuti sostanziosi, con risultati positivi inaspettati. Giudicheremo, come è giusto che sia, dopo però, non ora. In conclusione, qual è l’obiettivo di Renzi? Lo spieghi bene se non vuole passare per chi approfitta di una tragedia nazionale per scopi politici di parte. Oppure lasci stare gli ultimatum e si assuma il carico di scelte nette dinanzi al Paese.