Mancuso avrebbe avuto dei complici | Erano in quattro nella villetta - Live Sicilia

Mancuso avrebbe avuto dei complici | Erano in quattro nella villetta

Emergono nuovi dettagli nelle dinamiche che hanno portato alla morte di Valentina Salamone, la giovane ragazza uccisa nella provincia di Catania quasi tre anni fa. Dopo il fermo di Nicola Mancuso emerge il sospetto che il presunto assassino abbia avuto dei complici nell'omicidio della ragazza.

QUARTO GRADO
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PALERMO – La storia di Valentina Salamone è raccontata dagli occhi lucidi del padre Antonino nello studio di Quarto Guardo. La narrazione televisiva del programma di Salvo Sottile si ferma per un attimo a raccontare la tragica morte di una giovane diciannovenne.  “Sono solidale e mi dispiace tanto – dice Antonino Salomone ad Antonio Pioli, padre di Fabrizio assassinato in Calabria, sembrerebbe, per aver amato la donna sbagliata – e le vorrei dire che dobbiamo combattere sempre, chi fa queste cose deve andare in galera”

Le indagini, che in un primo momento avevano decretato la morte di Valentina Salomone come suicidio, sono state riaperte dalla procura generale di Catania, proprio dopo il lavoro della redazione di Quarto Grado. “Dal primo momento in cui si è parlato di suicidio – spiega Salvo Sottile – la famiglia di Valentina non ha voluto crederci. E adesso dopo le nuove indagini sappiamo che non si poteva trattare di suicidio”.

Ed è con il nome del primo sospettato per l’omicidio di Valentina che sembra delinearsi un quadro più chiaro sulle dinamiche della morte della ragazza. Nicola Mancuso, sposato padre di tre figli dice di essere innocente. “Mio marito è innocente al cento per cento – ad affermarlo la moglie del presunto omicida – tutti pagheranno per queste tragedie inventate dai giornalisti. Tutti dovranno pagare – urla la donna al giornalista che la sta intervistando sull’uscio di casa – la verità verrà a galla”. Se sapesse o meno della presunta relazione tra Valentina e il marito, la moglie di Mancuso è diretta: “Relazione? Sarà stata una cosa così, una cosa che è capitata. Questa cose che dicono  la famiglia  della ragazza e i giornalisti sono false – sottolinea con un tono di voce più alto – Hanno fatto rinchiudere una persona, ma pagheranno tutti tempo al tempo”.

Ma questa seconda fase delle indagini ha rilevato alcune macchie di sangue sula scarpa della ragazza che apparterrebbero a Nicola Mancuso. Non solo le prove sulla scena del crimine sembrano chiarire alcune dinamiche sull’omicidio, ma anche l’analisi dei tabulati telefonici delle persone che potrebbero essere coinvolte nel crimine hanno portato gli inquirenti a sospettare della complicità di altre persone, aprendo così alcuni nuovi scenari che fino ad oggi solo la famiglia di Valentina aveva sottolineato.

L’intenso traffico telefonico nelle ore immediatamente successive all’omicidio ha spinto i carabinieri del Ris di Messina, a ricostruire come gli ultimi quattro ragazzi presenti alla festa, la notte in cui Valentina è stata uccisa, siano ritornati a casa.”Potrebbero esserci più persone coinvolte – spiega Carlo Romano, maggiore dei Ris – ma in questo momento non possiamo parlare di specifici aspetti dell’indagine”. Non si capisce come mai i ragazzi  in quelle ore si scambiassero decine di telefonate, come non sembra chiara, secondo la ricostruzione della redazione di Quarto Grado,  la ricostruzione del tragitto che hanno percorso per tornare a casa.

Non è chiaro, infatti,  come siano tornati a casa le due ragazze e i due ragazzi che quella sera per ultimi avevano lasciato la casa dove Valentina ha trovato la morte. Ma ci sono altri elementi e dettagli che hanno insospettito gli inquirenti: uno dei ragazzi che per ultimo ha abbandonato la festa avrebbe detto diverse volte nei giorni successivi di aver toccato la corda e averne fatto anche un cappio. Il giorno successivo alla festa, dopo il ritrovamento del corpo di Valentina e l’ipotesi di suicidio, i ragazzi sarebbero tornati alla villetta per pulirla dopo la festa. “Voi avete sempre puntato il dito su quegli amici”, chiede Salvo Sottile ad Agata Salamone, una delle due sorelle: “Noi siamo stati sempre addosso a questi ragazzi ma senza avere nessun risultato. Vogliamo giustizia e se altri sono coinvolti che paghino” .

“Io non vorrei dire niente se è innocente che sia rilasciato – Antonino Salamone parla con forza – ma se è colpevole deve avere l’ergastolo e mi deve dire perché lo ha fatto voglio sapere la verità” . Il silenzio e la superficialità, sono queste le parole che la mamma Giuseppina vuole sottolineare, nel suo silenzio doloroso:  “Io credo che il silenzio e la superficialità facciano male, ma sopratutto il silenzio di quelli che si chiamavano amici, ha fatto male”.  “Valentina credeva troppo negli amici – racconta il padre – tutto questo è successo perché si fidata troppo degli amici, ma noi ora vogliamo sapere la verità e avere giustizia”.

 

 


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