"Raccontare New York | con il cuore in Sicilia" - Live Sicilia

“Raccontare New York | con il cuore in Sicilia”

Intervista a un giornalista palermitano che vive nella città travolta dall'emergenza

Il giornalista Fabio Russomando

PALERMO – Fabio Russomando è un giornalista palermitano. Vive e lavora da anni a New York. Una città travolta dall’emergenza Coronavirus. Un’emergenza che sta raccontando, senza mai smettere di interessarsi a cosa accade nella sua terra di origine.

Avrai avuto modo di parlare con dei siciliani come te. Come stanno reagendo?
“I siciliani vivono, come sempre, con un occhio a quello che succede in Italia e soprattutto in Sicilia”.

Immagino che si confrontano con i parenti rimasti in Italia?
“Il confronto è quotidiano con amici e parenti sulla situazione nel nostro paese e nelle nostre città. Soprattutto per capire anche dove andrà l’America e tutti noi, considerato che l’Italia è avanti di settimane rispetto agli Usa nella gestione della pandemia”.

Come vedono le iniziative del governo italiano?
“Con favore, se paragonate a quelle del governo centrale statunitense, lente e a volte contraddittorie. I singoli Stati si stanno dando da fare da soli e lamentano un coordinamento centrale da parte di Washington”.

Quando avete capito che la situazione stava precipitando in America?
“Si è capito quando in Italia è iniziato il lockdown. Era impossibile che qui non arrivasse e soprattutto era impensabile che NY non fosse epicentro di questa pandemia. La densità popolativa è una delle più alte in America e per spostarsi la maggior parte delle persone usa mezzi pubblici”.

Abbiamo visto più o meno le stesse scene viste in Italia. Niente mascherine, proteste del personale sanitario…
“Gli ospedali dopo uno sbandamento iniziale adesso, qui a New York, sembrano avere la situazione sotto controllo”. 

Cosa spaventa di più gli americani: l’emergenza sanitaria o quella economica?
“Preoccupano entrambe. Sia quella sanitaria che economia. La città di New York è la più colpita in termini di vittime, quasi 15 mila. Qui i lavoratori non hanno le tutele che ci sono in Italia. Molti sono stati licenziati in tronco, tanti altri sono stati più fortunati e hanno avuto stipendio dimezzato. In 22 milioni hanno già chiesto sussidio di disoccupazione in sole 4 settimane. È una tragedia su tutti i fronti. E d’altronde se non ci sono le garanzie sanitarie per ripartire non avrebbe senso riaprire economia. Sarebbe un autogol. Ma purtroppo c’è chi spinge per una ripartenza immediata. Trump pare abbia solo un obiettivo. Quello di rimettere l’economia in moto e farla tornare ai livelli pre crisi. A Novembre ci sono le elezioni, servono argomenti forti per convincere la popolazione. Al momento il suo operato da quando è iniziata questa crisi è definito insufficiente dal 65% degli Americani”.

 


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