PALERMO – Broken Songlines di e con Monika Bulaj è un racconto per voce e immagini lungo i confini d’Europa, in cui sotto i nostri occhi sta scomparendo la ricchezza della complessità, in quelle terre dove per millenni le genti hanno condiviso i santi, i gesti, i simboli, i miti, i canti, gli dei.
Monika Bulaj sta costruendo un atlante delle minoranze a rischio e dei luoghi sacri condivisi, le ultime oasi d’incontro tra fedi, zone franche assediate dai fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi di oggi, luoghi dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca, e dove, dietro ai monoteismi, appaiono segni, presenze, gesti, danze, sguardi.
Fotografa, reporter, documentarista, Monika Bulaj (Varsavia, 1966) svolge la sua ricerca sui confini delle fedi, minoranze etniche e religiose a rischio, popoli nomadi, in Europa e Asia, in Africa e nei Caraibi. Scelta per il TED fellowship e pluri-premiata, all’attività giornalistica e alla collaborazione con numerose testate giornalistiche italiane e internazionali (La Repubblica, Corriere della Sera, Internazionale, National Geographic, The New York Times, Al Jazeera), ha affiancato una costante attività didattica nell’ambito della fotografia. I suoi libri, di reportage letterario e fotografico, sono stati pubblicati da Alinari, Skira, Frassinelli, Electa, Bruno Mondadori, Feltrinelli, Contrasto, National Geographic. Il suo penultimo libro “Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan” è stato scelto da Time come uno dei migliori libri fotografici del 2013. Nel 2014 ha ricevuto il Premio Nazionale Non-violenza.
Nel Medio Oriente e sul Caucaso, in Asia e nelle Afriche degli esili, lungo i confini d’Europa, sotto i nostri occhi sta scomparendo la ricchezza della complessità, in quelle terre dove per millenni le genti hanno condiviso i santi, i gesti, i simboli, i miti, i canti, gli dei. I cristiani del Pakistan, i maestri sufi d’Etiopia e Iran, gli sciamani afghani, gli ultimi pagani del Hindu Kush e degli Urali, i nomadi tibetani, le sette gnostiche dei monti Zagros: Monika Bulaj sta costruendo un atlante delle minoranze a rischio e dei luoghi sacri condivisi, le ultime oasi d’incontro tra fedi, zone franche assediate dai fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi di oggi, luoghi dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca, e dove, dietro ai monoteismi, appaiono segni, presenze, gesti, danze, sguardi.
“Ho viaggiato tra i confini spirituali, nei crocevia dei regni dimenticati, dove scintillano le fedi e le tradizioni dei più deboli ed indifesi, con la loro resistenza fragile ed inerme, la loro capacità al dialogo e all’incontro. In cammino con i nomadi, minoranze in fuga, pellegrini, cercando il bello anche nei luoghi più tremendi. La solidarietà nella guerra. La coabitazione tra fedi laddove si mettono bombe. Le crepe nella teoria del cosiddetto scontro di civiltà, dove gli dei sembrano in guerra tra di loro, evocati da presidenti, terroristi e banditi. Al centro è il corpo. Chiave di volta e pomo della discordia nelle religioni. Iniziato e benedetto, svelato e coperto, temuto e represso, protetto e giudicato, intoccabile e impuro, intrappolato nella violenza che genera violenza, corpo-reliquia, corpo martire, corpo-trappola, corpo-bomba. Mi piace pensare il corpo come un tempio. Il corpo che contiene il segreto della memoria collettiva. Il corpo che non mente. Il sacro passa attraverso il corpo. Lo trafigge. Nell’arcaicità dei gesti, si legge la saggezza arcana del popolo, la ricerca della liberazione attraverso l’uso sapiente dei sensi”.
Costo del biglietto 7 euro.
Ingresso riservato ai soci Arci.Info e prenotazioni: 329 0698188