"Raciti? Ipocrita e non all'altezza |Ci tolga dall'imbarazzo" - Live Sicilia

“Raciti? Ipocrita e non all’altezza |Ci tolga dall’imbarazzo”

Fabrizio Ferrandelli

Il deputato renziano all'attacco del segretario: "Non sa gestire la situazione, ne prenda atto. Ha trasformato il Pd in un partito bolscevico che fa delle nomine la propria ragion d'essere. Si dimetta".

L'intervista a Ferrandelli
di
5 min di lettura

PALERMO – “La crisi tra governo e Partito democratico è un bluff, ed è arrivata l’ora di gettare la maschera”. Fabrizio Ferrandelli non ha mai nascosto le sue perplessità sul segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, già da prima della sua elezione. “Ma l’ho votato – dice – e ho sperato che si sarebbe fatto garante dell’unità del partito”. I suoi primi quattro mesi alla guida dei democratici siciliani, però, secondo il deputato renziano hanno detto tutto il contrario. “Raciti è un ipocrita e rappresenta una minoranza che tiene tutto il partito in ostaggio, mascherando l’intenzione di ottenere postazioni strategiche con una critica improduttiva a tutto quello che fa il governo”. E allora Ferrandelli continua a battere sempre sullo stesso tasto: “Il segretario si dimetta”.

Se volete che se ne vada, perché non lo sfiduciate? Raciti vi ha invitato a farlo proprio qualche giorno fa.
“Il problema di Raciti è Raciti, lui è già sfiduciato di suo. Quasi tutto il Pd, me compreso, lo ha votato come rappresentante delle tante aree che in questi anni non hanno mai smesso di scontrarsi tra loro, per ritrovare l’unità. Qualcuno ci credeva, altri, come me, un po’ meno. Ma lui ha dimostrato di non essere in grado farlo un minuto dopo essere stato eletto. Sa solo lamentarsi, non ha uno straccio di progetto concreto. Perciò, perché dovremmo sfiduciarlo noi? Esiste l’istituto delle dimissioni. Faccia come Gianni Cuperlo: prenda atto di non saper gestire la situazione, tolga se stesso e noi dall’imbarazzo e se ne vada”.

Dice che il segretario regionale tiene il partito in ostaggio dell’ipocrisia. Che è tutto un bluff. Si riferisce a qualcosa di preciso?
“Certo, mi riferisco al clima di emergenza continuo che c’è nei rapporti tra Pd e il governo. Una crisi che non esiste, perché la maggioranza del partito è in sintonia con il governatore Crocetta. Il segretario, invece, utilizza la maschera del ‘così non va’ e non parla chiaro, non dice cosa vuole”.

Secondo lei cosa vuole?
“Posizioni tattiche, assessorati, posti di governo”.

Loro però dicono di aver rifiutato quando il presidente Crocetta gli ha chiesto di fare il nome di un assessore d’area da inserire in giunta, che il problema non sono i nomi.
“E allora ci dicano qual è il problema. Forse sarò smemorato, ma non ricordo una sola idea sullo sviluppo che il segretario abbia portato avanti. Nessuna proposta costruttiva. Criticano la finanziaria e le riforme che porta avanti il governo, ok, ma poi? Quali sono le loro proposte per migliorare la finanziaria? Quali le soluzioni che propongono ai disoccupati o alle imprese? Raciti critica continuamente l’agenda del governo, ma lui un’agenda ce l’ha? E’ inutile nasconderlo, ormai Raciti rappresenta la minoranza. Secondo lei perché in quattro mesi non ha ancora fatto i nomi dei componenti della segreteria regionale?”.

Non so, me lo dica lei.
“Perché non ha i numeri. È stato eletto per essere il garante del nuovo corso del partito in sicilia, per fare proposte costruttive. E invece finora ha garantito solo che le correnti del Pd che si sono messe d’accordo per farlo eleggere restassero separate. Un fallimento totale. Non abbiamo neanche un posto dove discutere, perché l’assemblea e la direzione regionale non vengono convocate da mesi, e il perché è chiaro”.

E qual è?
“Dovrebbe confrontarsi con una maggioranza che non sta dalla sua parte. Non sono più con lui neanche tutti i cuperliani”.

Di chi parla?
“Conosco tanti deputati che delle lamentele non ne possono più. Il Pd in Sicilia ha vinto le ultime europee nonostante il Pd siciliano: ormai siamo il partito del 40 per cento e c’è la voglia di andare avanti, di uscire dai soliti schemi. Ma il segretario regionale ha deciso di mettere tutto in stand by. Chi si collega con il partito, per ora, legge ‘le trasmissioni riprenderanno prima possibile, ci scusiamo per l’attesa’. I telefoni sono staccati, non c’è più dialogo, contatto con il territorio. Sa quante telefonate ricevo quotidianamente da sindaci che mi considerano l’alfiere del governo, che cercano in me quell’interlocuzione con il presidente della Regione che la segreteria regionale non è in grado di garantire?”.

Aspira ad essere il prossimo segretario regionale?
“Il punto non è questo: io sono un deputato, e – come dice la stessa parola – sono deputato a trovare delle soluzioni per i cittadini. Non faccio il filosofo. Qui invece mi pare che l’unico obiettivo sia quello di farsi la guerra. Va bene aspirare ad avere un assessore che porti le istanze di una parte ai tavoli del governo, ma qui c’è una parte del Pd che considera le nomine una ragion d’essere. Io, invece, sono in un partito che guarda alla società, non ho scelto un partito bolscevico”.

Da come la descrive, la situazione di crisi pare che ci sia. E a dirla tutta sembra anche irrecuperabile.
“Io penso che a questo punto il segretario regionale abbia un’ultima possibilità per dimostrare di aver capito come va gestito un partito. Ma sono poco fiducioso”.

E come va gestito il partito adesso, secondo lei?
“L’unico modo valido è fare proposte e portare avanti azioni. Intanto dovrebbe dire chiaramente cosa vuole: un assessore o altro, ma lo dica. Secondo: tra poco all’Ars ci sarà la manovra ter. I cuperliani dicono che potrebbero non votarla, allora dicano cosa vorrebbero che ci fosse dentro. Parlino di idee. E terzo, il segretario convochi con urgenza gli organi in cui il partito si confronta. Non può andare avanti così ancora a lungo. Siamo stati costretti a vederci a Tusa per parlare”.

Già, la famosa cena a Tusa. Com’è andata?
“E’ andata bene. Abbiamo parlato, fatto proposte agli assessori presenti. Quella era a tutti gli effetti una riunione del Pd. Con il nostro presidente, che è iscritto al partito. Sono gli altri che non sono del Pd. Questo governo durerà, se lo mettano in testa. Ha anche l’appoggio di Roma”.

Beh ma da Roma un’esponente del Pd come Davide Faraone ha bacchettato il governo più di una volta, e lui è molto vicino al premier Matteo Renzi.
“Il fatto che Crocetta ha l’appoggio del governo nazionale non vuol dire che non ci siano delle cose ancora da fare. Penso che Davide voglia solo spronare il presidente siciliano”.

Cosa pensa che succederà adesso?
“Penso che il governo terminerà il suo mandato, e che i cuperliani debbano decidere se starci oppure no. Ma basta con le liti. Se non hanno avuto quello che volevano elaborino il lutto, è ora di andare avanti”.

 


Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI