Prostituta malmenata in strada| La vittima riconosce gli estorsori - Live Sicilia

Prostituta malmenata in strada| La vittima riconosce gli estorsori

Una lucciola nigeriana ha puntato il dito contro due connazionali che le avrebbero imposto il pagamento di 400 euro mensili per stare sul marciapiede. Al suo rifiuto è seguita una serie di minacce e aggressioni: è stata pestata, sfregiata con una bottiglia di vetro, trascinata per strada per i capelli e ustionata con l'olio bollente.

PALERMO – E’ stata pestata, sfregiata con una bottiglia di vetro, trascinata per strada e bruciata dall’olio bollente. Questo perché si è rifiutata di versare 400 euro al mese per occupare un piccolo tratto del marciapiede di via Roma, a Palermo. La denuncia di una prostituta nigeriana ha portato in carcere, lo scorso marzo, le sue connazionali Mary e Joustine Irriah, due sorelle di 29 e 32 anni, con l’accusa di estorsione e lesioni personali. Oggi in aula la vittima le ha riconosciute, ha puntato il dito contro di loro e ha ripercorso la vicenda che l’ha vista incastrata nel mondo del racket della prostituzione palermitana.

La donna, infatti, dopo un soggiorno a Brescia è arrivata a Palermo nel 2009 con la prospettiva di lavorare come badante. Ma presto, invece, con l’impellente necessità di mandare denaro ai suoi familiari, è stata costretta a prostituirsi, mettendosi in fila con le sue connazionali in via Roma. Così si sarebbero presentate Mary e Joustine Irriah imponendole di pagare 400 euro al mese. “Quel marciapiede non è suo, è italiano” racconta in aula la vittima che, da quel momento, non ha avuto più pace. Secondo le accuse ribadite di fronte ai giudici della quarta sezione penale di Palermo, la donna sarebbe stata aggredita fisicamente da Mary Irriah. Ma questo non l’aveva fatta muovere dai suoi passi. “Io non pago” le avrebbe detto e la notte seguente è tornata sul marciapiede. La dose è stata rincarata nell’aprile 2010, quando sempre Mary Irriah si è presentata a casa sua con una pentola d’olio bollente fra le mani. La vittima ha fatto appena in tempo a voltarsi dall’altra parte quando è stata investita dal liquido incandescente che le ha lasciato ustioni sulla spalla e su tutto il fianco sinistro. La donna ha passato dieci giorni in ospedale, denunciato l’accaduto ai carabinieri e poi è tornata al suo “lavoro”.

Ma non era ancora finita. Nel marzo 2011, infatti, si sono presentate in tre a casa della vittima e, mentre in due la tenevano, Mary Irriah avrebbe tirato fuori un coltello puntandoglielo dritto alla gola. “O paghi, o te ne vai, ma se resti senza pagare ti faccio ammazzare” racconta la vittima a proposito delle minacce subite dalla connazionale: con 200 euro avrebbe assoldato un tunisino o un rumeno per farla fuori.

E c’è ancora un ultimo atto nella storia ripercorsa dalla vittima. “Mentre ero con un cliente in auto, Mary si è avvicinata con in mano una bottiglia e mi ha tagliato la faccia” dice la donna ai giudici. “Ho provato a chiamare la polizia ma lei ha preso il telefono e l’ha buttato a terra. Dopo mi ha preso per i capelli e ha cominciato a trascinarmi per strada. Io non sono riuscita a reagire perché mi usciva molto sangue ed ero confusa”. Alcuni passanti hanno assistito alla scena e chiamato la polizia che fa portare via la donna in ambulanza. Poi il passaggio in questura dove la donna racconta tutto e il lavoro degli agenti della mobile che presto riescono a individuare le due sorelle nigeriane a Ballarò. Una stava scappando su un pullman.


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