PALERMO – Appena una decina di pagine ma sufficienti a mandare in tilt il comune di Palermo. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato punta ancora una volta il dito contro le partecipate di Palazzo delle Aquile, in particolare Amat e Rap.
Due aziende che gestiscono servizi fondamentali come la raccolta dei rifiuti e il trasporto urbano ma che, secondo l’Authority, non ne avrebbero i requisiti a causa della “gestione gravemente insoddisfacente”.
Un passaggio delicato, anzi delicatissimo, visto che, scrive l’Agcm, la situazione “rende non adeguatamente giustificato il mantenimento dell’affidamento e le partecipazioni da parte del Comune”.
Una riunione urgente
Una vicenda che ha fatto scattare l’allarme nell’amministrazione comunale. Il direttore generale Eugenio Ceglia ha già convocato una riunione per lunedì con l’obiettivo di elaborare una risposta che dovrà pervenire a Roma entro 60 giorni.
E a confermare che si tratta di un momento critico ci pensa anche una nota del Ragioniere generale del Comune che, commentando la relazione dell’Authority, parla di “situazione di estrema gravità” che “impone una risposta immediata, incisiva e risolutiva”. Il rischio sarebbe un contenzioso “con potenziali conseguenze pregiudizievoli sul piano giuridico, economico e reputazionale”.
La relazione
L’Autorità, che già in passato si era espressa sul tema, è tornata a occuparsene dopo l’approvazione in consiglio comunale del censimento delle partecipazioni pubbliche che si riferisce a dati del 2023. In pratica bisogna verificare che sussistano i requisiti per continuare ad affidare a società partecipate i servizi, senza passare da una gara.
Il punto è che non solo la gestione deve essere sostenibile economicamente, cosa già complicata, ma deve anche soddisfare gli utenti. In caso contrario, la strada è aprire ai privati per non ledere la libera concorrenza.
La scure su Rap
La relazione passa in rassegna prima la situazione della Rap e dice che la ricognizione del Comune elenca i problemi dell’azienda (dal personale ai mezzi) ma senza indicare soluzioni, né può valere citare i dati di alcune ricerche.
Palermo, scrive l’Authority, è ultima tra le grandi città per la raccolta differenziata (17% contro il 66% di media nazionale) e sesta per produzione pro capite di rifiuti (567 chilogrammi per abitante all’anno). E non “risultano convincenti” le argomentazioni usate dal Comune, specie alla luce dei rilievi della Ragioneria e dei revisori dello stesso ente, arrivando a parlare di “proiezioni ottmistiche” della qualità dei servizi.
Bacchettate per Amat
Non va meglio per Amat, visto che la ricognizione “non fornisce alcun dato sulla qualità (erogata o percepita) del servizio, né sul raggiungimento degli obiettivi”. E ancora “nessuna informazione è fornita sul nuovo contratto” che andava approvato entro l’anno scorso, così come non risultano applicate le misure annunciate.
Secondo uno studio di Legambiente, Palermo è tra le ultime grandi città italiane per l’offerta del trasporto pubblico, poco sopra Napoli, e ultima in Europa per la siddisfazione degli utenti. E anche qui si citano i rilievi di Ragioneria e revisori.
Una doccia fredda
Il risultato è che, secondo Roma, non sussistono le condizioni per continuare ad affidare i servizi alle due aziende. Una conclusione che a piazza Pretoria è arrivata come una doccia fredda e non manca chi ci vedrebbe anche una precisa regia politica.
Congetture a parte, adesso Palazzo delle Aquile dovrà correre ai ripari per ricondurre, come scrive la Ragioneria, “la gestione dei servizi pubblici locali nell’alveo della legalità, dell’efficienza e della trasparenza, nonché al fine di non compromettere il piano di riequilibrio”.
Le reazioni
“La relazione fotografa una situazione delle partecipate che è ferma a un anno fa e nel frattempo le cose sono molto cambiate – dice Dario Chinnici, capogruppo di Lavoriamo per Palermo-Grande Sicilia -. Sono state effettuate le assunzioni, è aumentata la percentuale della raccolta differenziata, sono stati acquistati nuovi mezzi, Amat ha migliorato i suoi conti incrementando le entrate, si sono razionalizzate le spese per rendere i servizi resi economicamente sostenibili”.
“Uno sforzo enorme per l’amministrazione, di concerto con il management, che vuole perseguire due obiettivi: offrire servizi all’altezza delle aspettative dei cittadini e salvaguardare la gestione pubblica. Le criticità segnalate peraltro sono le stesse già evidenziate da questa amministrazione e su cui siamo al lavoro. Sappiamo che c’è ancora molto da fare ma la strada è quella giusta e lunedì prossimo si terrà una riunione per mettere a punto una risposta puntuale e precisa che porti a conoscenza dell’autorità dei risultati raggiunti”.
“Una bocciatura senza appello che mette nero su bianco tutte le criticità ignorate o sottovalutate – la definisce Massimo Giaconia, vicepresidente della commissione Partecipate -. Disservizi cronici, inefficienze operative, gravi perdite economiche e una totale assenza di interventi correttivi da parte del Comune. Dopo tre anni di amministrazione, appare evidente che la giunta Lagalla non solo non è riuscita a rilanciare Rap e Amat ma neppure ha tentato di valorizzarne le potenzialità, lasciando che le difficoltà si aggravassero”.
“Il parere smaschera l’inerzia politica e gestionale di questa amministrazione che ha abdicato al suo ruolo di guida e controllo. Ora siamo arrivati al punto di non ritorno. Ribadiamo con fermezza che non permetteremo a nessuno di svendere il patrimonio pubblico costituito dalle società partecipate, né di mettere a rischio i posti di lavoro e la qualità dei servizi per i cittadini”.