Reati ambientali, Sicilia seconda |Allarme miniere e rifiuti - Live Sicilia

Reati ambientali, Sicilia seconda |Allarme miniere e rifiuti

Presentato il rapporto sulle Ecomafie di Legambiente. Peggio dell'isola solo la Campania. Le province di Palermo e Trapani quelle con il più alto tasso di illegalità

Legambiente
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PALERMO – La Sicilia è seconda nella classifica delle regioni italiane per illegalità ambientale. È uno dei dati contenuti nel rapporto sulle Ecomafie di Legambiente presentato oggi. Con 3.568 infrazioni accertate, l’Isola fa peggio solo della solita Campania. Nel 2013 le denunce sono state 3.111, gli arresti nove, i sequestri 695. Le province di Trapani e Palermo sono nella top ten (rispettivamente al settimo e all’ottavo posto) dell’illegalità ambientale, con, rispettivamente, 728 e 687 infrazioni (ed entrambe entrano nella poco ragguardevole top five dei reati contro gli animali). “L’ecomafia è sempre lo stesso mostro che continua a mordere il paese e a ucciderne la bellezza”, si legge nella premessa del rapporto di quest’anno. A livello nazionale, il numero dei reati è leggermente diminuito, ma la situazione resta preoccupante. “Se calano numericamente i reati – si legge nel dossier -, insomma, ne aumenta la pericolosità, ridisegnando allo stesso tempo la geografia del crimine ambientale, dove pesano sempre di più gli illeciti relativi al settore agroalimentare”.

Il ruolo della criminalità organizzata resta di primo piano sul fronte dei reati ambientali. “Nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) sono stati commessi quasi il 47% degli ecocrimini (ancora in crescita rispetto al 2012, quando era del 45,7%), a sottolineare il ruolo tutt’altro che marginale delle famiglie mafiose nel controllo del territorio”, scrive Legambiente.

Nel rapporto si fa riferimento anche ai crimini ai danni dei tesori culturali. Solo in riferimento alla Sicilia, la criminalità organizzata movimenterebbe in questo settore, secondo le stime dei carabinieri, un volume d’affari di oltre 157 milioni di euro.

Grande attenzione è dedicata dal rapporto al ciclo dei rifiuti in Sicilia, con Palermo, Siracusa e Catania in testa alla classifica regionale degli illeciti. Molte delle inchieste avviate nell’ultimo anno in Sicilia, infatti, riguardano smaltimenti illeciti di rifiuti speciali, i più costosi da smaltire. E la provincia di Messina sembra una delle più vivaci su questo fronte. L’ultima inchiesta è del 17 aprile, si legge nel dossier che si sofferma sulle ultimi indagini svolte nell’Isola. Si parla nel dettaglio anche delle ombre relative all’affare dei termovalorizzatori. E un capitolo è dedicato ai tumori in miniera: “In Sicilia – scrive Legambiente – sono sei le ex miniere o cave entrate nella black list dell’Arpa perché sospettate di contenere rifiuti tossici: la miniera di Pasquasia (Enna), le ex cave di Bosco (San Cataldo) e Raineri (Mussomeli), in provincia di Caltanissetta, quelle di Ciavolotta (Agrigento) e San Giuseppe (fra Melilli e Augusta). C’è anche un lago, il Soprano di Serradifalco, sempre nel nisseno”. Legambiente riporta che nei Comuni del così detto Vallone, in provincia di Caltanissetta, “il rischio di contrarre un tumore è del 43%. A Gela, dove ci sono raffinerie e industrie petrolchimiche, il rischio è del 12%. Può sembrare paradossale, ma secondo questi dati chi vive vicino alle industrie petrolchimiche ha meno possibilità di ammalarsi di tumore rispetto a chi abita vicino a una miniera abbandonata”.

Quanto al cemento selvaggio, il settore secondo Legambiente continua a essere condizionato dalla presenza di uomini della mafia, così come dimostrerebbero una serie di inchieste giudiziarie citate nel dossier. Le infrazioni accertate nel ciclo del cemento in Sicilia sono state 392 nel 2013, 509 le denunce, 190 i sequestri, con Catania in testa alla classifica seguita da Palermo e Siracusa.

 

 


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