PALERMO – Le è stato contestato un uso scorretto del “soccorso istruttorio”, ossia il potere riconosciuto a un’amministrazione, in fase di gara, di specificare dichiarazioni già rese, precludendo però qualsiasi forma di integrazione documentale. In altre parole, durante l’aggiudicazione di un appalto, si può regolarizzare la domanda ma non integrare. Tuttavia nella bagarre legale tra i raggruppamenti della Galvano di Agrigento e dell’autocarrozzeria Cutrò Scavetto, il Tar del Lazio ha dato ragione a quest’ultima.
Erano stati il ministro dell’interno e l’agenzia del demanio a indurre una procedura aperta per l’affidamento di veicoli sequestrati o confiscati. Una procedura per ambiti territoriali che vedeva partecipare per la provincia di Agrigento due sole ditte: da una parte la Galvano snc del capoluogo agrigentino, dall’altra quella di Giuseppe Cutrò con sede a Cammarata. È stata proprio la Cutrò Scavetto ad aggiudicarsi la gestione per il recupero e la custodia dei mezzi per l’intera città e dintorni.
La Galvano ha proposto un ricorso dinanzi al Tar del Lazio. Oggetto dell’appello amministrativo era la richiesta di esclusione dalla partecipazione alla gara dei Cutrò, colpevoli, a detta della Galvano, di essere aggiudicatari dell’appalto nonostante una serie di irregolarità formali insanabili. Girolamo Rubino e Lucia Alfieri, i legali che difendevano il raggruppamento Cutrò, hanno chiesto il rigetto della sospensiva, puntando tutto sull’uso corretto dell’istituto del “soccorso istruttorio” facendo riferimento a precedenti del Consiglio di Stato, sono riusciti a chiedere chiarimenti in merito alla documentazione presentata per la gara. Il presidente della prima sezione ter del Tar del Lazio, Ignazio Silvestri, ha condiviso la tesi difensiva e rigettato il ricorso, consentendo alla ditta di Cammarata di esercitare il servizio di custodia e recupero dei veicoli sequestrati o confiscati, per tutto il territorio agrigentino.
