Regia e scorci etnei nel videoclip di Colapesce e Dimartino

Regia e scorci etnei nel videoclip di Colapesce e Dimartino

Il racconto di Zavvo Nicolosi e Giovanni Tomaselli: "Trattandosi di Sanremo, era davvero un'occasione speciale".
IL DOPO SANREMO
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CATANIA. Una girandola impazzita di colori, una giostra di partecipanti distribuiti nelle cinque serate della 73esima edizione della manifestazione più seguita in Italia.
Marco Mengoni con la canzone Due Vite, dopo un testa a testa con Lazza, è il vincitore di Sanremo 2023. Ma a precedere la classifica finale le attesissime premiazioni che hanno visto coinvolti, nuovamente, i due cantanti siciliani Colapesce e Dimartino già vincitori dell’edizione 2021 con la canzone Musica Leggerissima. Così ad aggiudicarsi sia il Premio della critica Mia Martini che il premio sala stampa Lucio Dalla sono stati proprio Colapesce e Dimartino.

Il duo ha debuttato sul palco dell’Ariston in gara tra i 28 protagonisti con la canzone Splash, che figurerà nei titoli di coda del film “La primavera della mia vita”, scritto e interpretato da entrambi, in sala al cinema dal 20 febbraio.
Il significato della canzone riflette sull’eccessivo affanno a cui le nostre vite sono sottoposte, soprattutto nelle grandi città, facendoci trascurare i veri valori in favore di ciò che utilisticariamente potremmo ottenere facendo di più, lavorando di più.

Infatti, ciò che viene rappresentato nel video è la repressa passione del protagonista per la batteria in favore di scelte dettate dal volere dei genitori, soddisfatti per la vita imposta e non di certo scelta dal figlio che può essere emblema di molte storie simili a cui oggi siamo quasi abituati. È l’espressione del sogno di realizzazione esistenziale “boomer”, ad esempio dei nostri genitori, che si è rovesciato nell’incubo della nostra generazione. Questa canzone parla di tutti noi alla costante ricerca di una vita in cui conseguire determinate performance perché se non raggiungi certi obiettivi, è come se avessi fallito nella società.

A racchiudere perfettamente quanto espresso nel testo della canzone, il videoclip definito “aperto” dai produttori e registi Zavvo Nicolosi e Giovanni Tomaselli che del rapporto tra video e testo ci racconta: “Un’opera è aperta quando consente di entrarci dentro ed aggiungerci del tuo. Ciò che va sempre fatto nei video, a mio avviso, è ampliare il discorso interpretativo, chi li guarda può cimentarsi nell’aggiungere del suo” – “Vedere la gente che si va a studiare le scene, di un video già stratificato con innumerevoli simbolismi, è il risultato di un’opera già a monte nata come un sovrapporsi di significati forniti prima dal testo e poi arricchiti dal video. Non è detto che la visione debba essere l’unica, anzi”. 

Un’ulteriore differenza nell’attuazione dell’impresa è stata data dalla totale libertà di cui Zavvo e Giovanni hanno goduto, estremamente appagante per la possibilità di spaziare nell’affrontare le tematiche ma ancor più impegnativa basandosi esclusivamente sul loro giudizio, condiviso ed approvato dai due cantanti siciliani Lorenzo Urciullo ed Antonio Di Martino: “Era un’occasione speciale, trattandosi di Sanremo ed avendo anche un budget che ci copriva maggiormente le spalle, per cui abbiamo osato” –

Questo video non sarebbe stato possibile, se non a due mani” ci rivela ancora Zavvo Nicolosi, membro del gruppo Ground’s Oranges originario di Paternò sulla collaborazione con il collega Giovanni Tomaselli del gruppo Cinepila “Giovanni ed io siamo amici da moltissimi anni, in cui abbiamo condiviso diversi progetti come i videoclip degli Zen Circus e lo spot girato per la campagna promozionale di Unict, per cui abbiamo scelto di collaborare ad un’impresa che ha coinvolto un molteplice susseguirsi di scene, location e membri del cast per concretizzare la nostra idea nichilista.” Nichilista, perché avendo a disposizione poco tempo sarebbe stato più facile optare per la strada “breve” ma i due registi hanno scelto di non lesinare energie e mezzi per la realizzazione del progetto.

Tra le location la celebre Free Mind Foundry, scelta sia per la realizzazione del corto che ha preceduto il debutto a Sanremo che per il videoclip in sé, il lungomare di Acitrezza, il paese di Santa Maria la Scala, l’Urban Center di Siracusa, la chiesa sconsacrata di Valvedere e le stesse campagne di uno degli artisti in cui abbiamo girato la scena dell’auto-sepoltura del protagonista: “È una sinergia nata ormai quasi dieci anni fa quasi per caso e reiterata negli anni dagli artisti in virtù della condivisione di orizzonti e amicizie che ci legano alla nostra terra. Non c’è mai stato uno scouting vero e proprio ma spesso una concomitanza di eventi che ci hanno portato alla reciproca fiducia” concludono Giovanni e Zavvo, cercando di restituire a posteriori parte delle concatenazioni che hanno reso possibile il colossale, per come definito dagli stessi, progetto.

“Abbiamo saputo di Sanremo all’ultimo secondo, perché quest’anno il Festival è rimasto top secret fino a poco prima dell’evento, per cui sia gli artisti che noi abbiamo saputo della partecipazione il 5 dicembre. Questo preambolo per dire che abbiamo avuto effettivamente pochissimo tempo per pensare a cosa potessimo realizzare e soprattutto come organizzarlo. In questo caso, infatti, io e Giovanni non abbiamo fatto solamente da registi ma anche da produzione mentre normalmente la maggior parte dei registi ha una produzione alle spalle, noi ci siamo divisi oneri ed onori in una corsa contro il tempo tra le strette scadenze di Sanremo e non ci saremmo potuti divertire maggiormente”.


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