“Quello che la nostra comunità ci chiede è di ripartire”.
Anthony Barbagallo, segretario riconfermato del Pd siciliano, dopo il congresso caratterizzato da veleni e assenze sventolate come un rabbioso manifesto politico, sembra l’allenatore di una squadra che vuole rilanciarsi, al culmine di anni difficili.
La bandiera del centrodestra svetta a Palazzo d’Orleans, a Palermo e a Catania. Il Partito democratico isolano quasi non tocca palla. Sabato prossimo l’assemblea congressuale con la ratifica ufficiale è già un evento importante.
Segretario, come si avvicina?
“Con una grande voglia di rigenerazione, di ripartenza, grazie a un partito che esce più forte dal congresso e si prepara alle sfide, prima fra tutte quella delle Amministrative del prossimo anno e poi i grandi appuntamenti del 2027 Regionali e Politiche”.
Eppure, proprio il congresso che l’ha confermata ha sottolineato un contesto politico di aspri scontri. Una fetta del partito non ha partecipato, le polemiche non sembrano affatto sopite.
“Abbiamo rispetto di tutti, ma pretendiamo rispetto. Purtroppo, in questi mesi, c’è stato qualche virgolettato di troppo che ha offeso la nostra comunità. Una parte del partito ha deciso di non partecipare al congresso, rinunciando persino a dare un contributo di idee. Un scelta che impoverisce tutti. Sabato, nella seduta di insediamento, metteremo a disposizione una percentuale dei componenti della direzione per coloro che non hanno partecipato, proprio per garantirgli, quando lo riterranno opportuno, la rappresentanza nella vita ordinaria del partito”.
Qualcuno ha criticato il suo consenso, alludendo a una bassa percentuale degli aventi diritto…
“Questo rilievo sulla partecipazione ci fa sorridere. Secondo questo calcolo il presidente della Regione in carica o il sindaco di Palermo o alcuni segretari di federazione sarebbero eletti con solo il venti per cento dei voti. Nei congressi del partito, anche nelle regioni ‘rosse’, con la formula tradizionale del voto in presenza e l’orario di voto contigentato, l’affluenza è sempre inferiore ai due terzi. I conti sono presto fatti. E ancora, sette segretari di federazione su nove si riconoscono nell’area di maggioranza del partito. Ma condivideremo iniziative e azione politica anche con chi la pensa diversamente”.
Lei è in ticket con Valentina Chinnici.
“Un segnale di rinnovamento. Sono stato io, nel 2022, a chiederle di candidarsi in più collegi, con la consapevolezza del suo valore. Valentina farà bene e rappresenta al meglio la società civile”.
Potrebbe essere lei la candidata alle Regionali nel 2027?
“Le donne rappresentano una grandissima risorsa, penso anche a un’altra figura che è emersa con forza da questo congresso come Mari Albanese che ha grande energia. Tutti i dirigenti di partito sono spendibili per le candidature. L’essenziale sarà costruire una proposta politica larga e credibile”.
Il suo profilo ideale di candidato presidente della Regione per il centrosinistra qual è?
“Qualcuno che abbia capacità, carisma e conoscenza della macchina amministrativa. Parlare di nomi è prematuro”.
Ma una donna candidata non le dispiacerebbe…
“Certo che no”.
Il pronostico, per il 2027, tra divisioni e difficoltà, a molti osservatori non pare propizio per il centrosinistra. Le che ne pensa?
“Penso che serva tanta pazienza e un concetto di fondo: per sconfiggere il centrodestra occorre un campo largo, inclusivo e alternativo, a cominciare dal metodo. Un soggetto credibile che sia in grado di interpretare il sentimento dei siciliani delusi dagli scandali della sanità e dall’incapacità del governo su tutte le questioni più importanti”.
La manifestazione sulla sanità ha dato il colpo d’occhio di una partecipazione ampia. Basterà?
“Siamo in crescita, c’è un maggiore senso di collaborazione. Avs e il movimento di Ismaele La Vardera stanno mettendo a punto proposte che aiuteranno la coalizione. C’è tanta società civile che si sta mobilitando. In piazza c’era tanta gente, con cinquanta gradi. Un segno tangibile.”.
E c’è il centro…
“Un tema nazionale e regionale. Diversi esponenti di Italia Viva hanno avuto un pezzo di storia in comune con noi. C’è il mondo sindacale. Guardo con molto interesse al dibattito che sta investendo alcune parti sociali. Metteremo insieme proposte credibili”.
Su cosa?
“Su tutto. L’incapacità del governo Schifani, lo ripeto, è evidente. Siamo in estate, con i soliti incendi che non si sa come affrontare. Idem per la siccità, pannicelli caldi a parte. Ci sono i ritardi sui consorzi di bonifica e le altre riforme tutte ferme al palo all’Ars. C’è una situazione drammatica della viabilità, non solo sulla A19 per i cantieri programmati in modo scandaloso: nelle altre regioni italiane si fanno i turni notturni; qui invece si sono rinviati i cantieri a novembre ricompensando le imprese. Incredibile! La situazione dei trasporti in Sicilia è da terzo mondo. Dovremmo vivere di turismo e lo penalizziamo. Ricevo decine di mail di gente che vive esperienze terribili per prendere il traghetto per le isole minori. Si passano ore e ore sotto il sole. I siciliani si sentono abbandonati, sta a Noi costruire una proposta di governo credibile e vincente”.