PALERMO – “Le imprese artigiane sono al collasso e, purtroppo, i dati che riguardano il 2013 non ci sorprendono”. A dichiararlo è Nunzio Reina, presidente di Confartigianato Palermo, in base al numero di cessazioni che riguardano il vecchio anno fino a settembre, destinato a gonfiare quando sarà definitivo il dato fino al 31 dicembre. Un aumento, seppur lieve, delle imprese che chiudono che non rende ottimisti. Nel dettaglio, si tratta di 1.283 cessazioni nel 2013, contro le 716 iscrizioni. Così suddivisi: Primo trimestre 2013: 540 cessazioni, 242 iscrizioni. Secondo trimestre 2013: 347 cessazioni, 295 iscrizioni. Terzo trimestre 2013: 396 cessazioni, 179 iscrizioni.
“Dati – prosegue Reina – che confrontati con quelli del 2012 ribadiscono le grosse difficoltà delle imprese e un inevitabile aumento dell’abusivismo della professione”. Nel 2012, infatti, le cessazione durante tutto l’anno erano state 1275, le iscrizioni 1049. “E’ sconfortante – sottolinea Reina – che molti artigiani si ritrovino ad abbassare la saracinesca per continuare a lavorare abusivamente. Per ogni impresa che chiude, ci sono almeno tre persone che continueranno a lavorare in nero, dal titolare, artigiano nel vero senso della parola, fino ai dipendenti che avranno nel frattempo imparato il mestiere. Gli altri, resteranno disoccupati, alla continua ricerca di un lavoro. Una categoria al collasso, insomma. E si tratta di un meccanismo che penalizza fortemente chi continua a fare sacrifici, a pagare le tasse e i propri collaboratori, ogni mese e puntualmente. Ci sono artigiani che hanno venduto tutto per estinguere i debiti, ma tra due anni si ritroveranno nella stessa situazione e potranno soltanto chiudere, a causa degli incassi inferiori agli introiti e alla pesante tassazione che li colpisce. A contribuire a questa situazione drammatica, la difficoltà per accedere al credito. Se un artigiano chiede un aiuto economico non lo fa per sfizio – conclude Reina -ma per la sopravvivenza, per tentare di recuperare il recuperabile. Le porte in faccia, invece, provocano soltanto la chiusura delle attività”.